Atto quattro
Yadaw indossò velocemente l'armatura, per
raggiungere sua sorella che nel frattempo l'aveva già preceduto fuori dal
palazzo reale.
Lui
era il più grande di tre fratelli e si sentiva in dovere di proteggerli, gli
aveva visti crescere lui era già abbastanza grande quando nacquero. Erano così
piccoli ed indifese che già allora decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per
la loro incolumità.
Ricordava
ancora quando fossero felici i suoi genitori quando nacque il loro
secondogenito che aveva ereditato la voglia del loro nonno morto cinquemila
anni prima, lui che conosceva già la storia del suo antenato sapeva quando
fosse importante e fu proprio per quel motivo che decise che mai avrebbe
permesso a qualcuno di fargli del male, era suo fratello maggiore dopotutto.
Non
solo si sentiva in dovere di difendere i suoi familiari, ma tutto il regno in
quanto erede al trono, sopratutto voleva farlo per sua madre, che negli ultimi
anni la sua salute s'era aggravata molto.
Non
riusciva più a stare in piedi ed era costretta a letto. La sua faccia ormai
completamente stravolta, era deperita molto il viso era completamente scavato,
a coprire il volto ormai c'era solo uno strato sottile di pelle che si
deteriorava sempre di più. Era malata, malata di vecchiaia. Era vissuta a
lungo, troppo a lungo, aveva visto la precedente battaglia, ed aveva visto con
i propri occhi la morte del proprio padre.
Doveva
essere stato difficile per sua madre vedere morire l'uomo che per anni aveva
governato sovrano del loro regno, proteggendo da tutti quelli che incombevano
per impadronirsi della sua forza, per anni ci era riuscito, fino a quando Hebys non fu talmente assoggettato dalla sete di potere da
perdere completamente la testa, una minaccia che gli costò la vita.
Ricordare
la storia, gli faceva credere quando fosse forte l'amore che suo nonno provava
per i suoi sudditi, per lui era un esempio da seguire, aveva sempre sperato di
diventare un demone forte e coraggioso come lui.
Mashiya osservava il cielo, ormai la cima della
montagna era completamente circondata da quell'ammasso di nubi che diventava
sempre più scuro.
Quella
visione le faceva provare solo una terribile angoscia, il suo petto si strinse
in una morsa oscura a furia di tenere gli occhi fissi, avvertiva una terribile
sensazione, una pesantezza che le impediva quasi di respirare, era terribile.
Cercò
di pensare più volte a cose positive, come al fatto che suo fratello stesse
ritornando dopo tutti quegli anni, poteva finalmente vedere il ragazzo che
quest'ultimo aveva cresciuto con le sue forze, ma sopratutto non vedeva l'ora
di essere fra le braccia di Kehor, il suo ragazzo.
Stavano
insieme da diversi anni, poco dopo la partenza di Kegyto,
Kehor aveva incominciato ad insegnare alla ragazza
alcuni incantesimi curativi, sotto consiglio dei sue due fratelli, essendo
entrambi specializzati in magia nera pensarono fosse meglio che almeno un
membro della loro famiglia conoscesse la magia bianca che in battaglia era
sempre utile, fu proprio per quella richiesta che fra i due nacque una storia
d'amore.
«Kehor, quando ci metterà ad
arrivare?» Domandò ad alta voce la ragazza. «Le cose non stanno affatto andando
bene.. ho paura..»
Yadaw poco dopo raggiunse la sorella.
Era
stanco ed affaticato, aveva corso come un forsennato per poter arrivare
l'uscita della dimora, non era abituato a correre, nonostante avesse fatto ore
e ore di allenamento da ragazzo, era forte ma un suo difetto era la scarsa
resistenza, era forse quello dei tre che si stancava più facilmente, un
ostacolo al suo sogno di diventare un eroe come suo nonno.
Restò
un po' fermo ad osservare il volto preoccupato di Mashiya,
dal suo sguardo traspariva tutta la preoccupazione che sentiva quest'ultima,
l'abbracciò per confortarla, era l'unica cosa che in quel momento sapeva di
poter fare.
«Andrà
bene vedrai.» Disse verso la più piccola.
«Spero
che tornino presto, non so se riuscirò a fare molto,
conosco solo magia bianca, voi due avete insistito per il fatto che io
imparassi quella.»
«Cerca
di capire, una guaritrice fa sempre comodo alla fine, ma sei abile con la
spada.»
«Eh
già.. nostro padre c'insegno a combattere, era un grand'uomo..» Tristi ricordi
riaffiorarono nella mente della giovane principessa, dolorosissimi che la fecero
piangere ancora una volta. «È per colpa mia s'è morto..»
«Non
sapevi che quel fiore fosse tossico, non fartene una colpa..»
«Non
pensiamo al passato!» Disse la ragazza andiamo asciugandosi la mano.
Il
senso di colpa continuava a divorarla, fin da quando era una bambina.
Aveva
sempre amato i fiori, un giorno come faceva spesso uscì
per trovarne alcuni da regalare ai suoi familiari, trovò quello che pensò fosse
il più bello di tutti.
Ricordava
ancora il viola intenso di quei petali, con quelle piccole sfumature rosacea
che creavano alcune onde sui petali, decise subito di donarlo al padre, non
sapendo che quella sarebbe stata la causa della sua morte. Neanche i poteri di Kehor riuscirono a far nulla per salvare la vita, il miasma
velenoso aveva ormai completamente annientato tutte le sue difese immunitarie. Mashiya ne aveva respirato poco, quindi per l'angelo fu
facile salvare la vita. Non avrebbe mai perdonato se stessa per essere stata la
causa della morte di suo padre. Nessuno dei suoi fratelli neanche sua madre
sembrò dargliene una colpa e questo non l'era mai stato di conforto.
«Mashiya..»
Yadaw aveva sempre saputo del dolore che sua
sorella continuava a portarsi dentro, avrebbe in qualche modo voluto aiutarla,
ma sapeva che nulla le sarebbe stato d'aiuto, era uno shock troppo radicato.
Voleva
proteggerla, voleva che si dimenticasse di tutto e che tornasse la ragazza
allegra e solare che era un tempo, forse era impossibile un trauma come quello
non lo si superava così facilmente, anzi credeva proprio che fosse impossibile
da scordare.
«Facciamo
presto.» Disse rivolto alla ragazza sperando che cambiando discorso potesse in
qualche modo migliorare il suo umore.
I
due iniziarono a dirigersi verso la stalla, il monte distava parecchie ore dal
loro palazzo, e tutti quei chilometri a piedi erano davvero troppi, anche
perché la salita era ripidissima e quasi impossibile da percorrere a piedi, ma
con un animale come un cavallo forte ed agile la salita era molto più semplice,
nonostante fosse lo stesso complicato.
Decisero
di prenderne uno solo, entrambi sarebbero saliti sullo stesso destriero, uno
stallone, il più forte ed impavido di tutti, era possente dal manto
completamente rosso e criniera dello stesso colore, gli occhi enormi che
tendevano al verde, si chiamava Mashor come il loro
defunto padre, il nome lo scelse proprio sua madre, disse gli somigliava in un
modo incredibile.
Yadaw salì sulla
sella, aiutando poi la sorella minore a farla accomodare dietro di lui.
«Tieniti
forti, andremmo veloci»
Una
delle abilità dell'erede al trono, era proprio cavalcare, non esisteva nessun
cavaliere più bravo, neanche suo fratello Kegyto era
alla sua altezza.
Il
primogenito era talmente abile che riusciva a domare i cavalli più ostile, era
un vero mastro in quel campo, nessun destriero riusciva a non sottostare ai
suoi ordini, era come se il demone avesse qualcosa che rassicurasse gli
animali, lui capiva i loro linguaggio e a sua volta faceva sì che questi ultimi
lo comprendessero facendosi amare da loro, aveva un rapporto speciale con tutti
gli esseri viventi.
Mashor era agile e veloce, scalare la montagna
con l'aiuto di quel cavallo non fu particolarmente difficile, il sentiero che
percossero era abbastanza spazioso e non c'erano ostacoli che non riuscì a superare ed evitare.
Il
cielo in quel momento non augurava nulla di buono, le nubi erano talmente scure
che l'angoscia di Mashiya non faceva altro che
aumentare.
Erano
di nero innaturale, sembravano quasi scature dalla
malvagità di Hebys, al pensiero che il sigillo si
stesse per spezzare, la ragazza era spaventata a morte. Non era una tipa che
aveva paura di molte cose, ma il solo pensiero che quel demone stesse per
risvegliarsi la terrorizzava a morte in qualche modo.
«Le
cose non sembrano andare bene..» Disse il primogenito. «Mashiya
è meglio se torni a casa per chiedere rinforzi.»
«Ma
non possiamo..»
«Mashiya senti, la cosa è più grave di quel che
immaginassimo»
«Non
ti lascio solo!»
«Mashiya, ti prego!»
«Ma..»
«Niente
gmah!» Disse il principe alzando la voce. «Vai a casa, chiama rinforzi e
ritorna poi, io andrò a dare un occhiata»
«Yadaw! È pericoloso»
«Mi
dispiace, Mashor riportala a casa.» Disse
accarezzando il muso del cavallo. «Conto su di te»
«Yadaw!»
Il
fratello diete un colpo al callo che iniziò ad allontanarsi sempre di più.
Era
dispiaciuto di aver mandato via così la sorella, l'aveva fatto solo per
proteggerla il suo istinto gli aveva detto che fosse la cosa migliore da fare,
era troppo pericoloso per la ragazza ed era suo compito in quanto suo fratello
maggiore ed erede al trono prendersi cura di lei.
Il
demone iniziò ad avanzare, facendo attenzione ad ogni minimo suono che sentiva.
Aveva udito molto sviluppato, sopratutto quando di trovava in mezzo alla natura
selvaggia riusciva ad avvertire il respiro degli animali, il fruscio delle
foglie mosse dal vento e persino il suono della rugiada che alla mattina presto
cadeva sul suolo.
Quel
giorno però era tutto estremamente silenziosa, una cosa che Yadaw
aveva imparato era che quando c'era un pericolo imminente gli animali
scappavano come se avvertissero prima quello che stesse per accadere.
Era
pericoloso, fosse davvero più di quello che avesse immaginato, si chiese se
avesse fatto bene a far allontanare la sorella.
gE
se fosse una trappola?h si chiese fra se e se continuando a guardare dove
mettesse i piedi.
Era
quassi arrivato al sigillo, mancavano pochi altri passi e si sarebbe trovato
davanti alla più grossa gabbia magica che esistesse sulla faccia del pianeta.
Il
cuore del principe batteva a mille, era terrorizzato, ma allo stesso eccitato,
aveva sempre desiderato poter mettere alla prova le sue capacità e finalmente
avrebbe potuto dimostrare le sue capacità.
Si
nascose dietro un enorme roccia, scrutando bene nei dintorni prima di buttarsi
alla cieca. Non era un tipo impulsivo, non troppo almeno, e prima di compiere
una qualsiasi mossa avventata rifletteva sulle azioni giuste da compiere. Gli
avevano insegnato che un vero re non dovesse prendere decisioni sul momento e
che dovesse analizzare bene la situazione, sopratutto durante una guerra come
questa.
Le
nubi iniziarono man mano ad espandersi, coprendo tutto il cielo e una pioggia
fittissima iniziò a scendere storta spinta dal fortissimo vento da essere così
potente da riuscire a sradicare anche i fiori dal terreno circostante, in tutto
quello ci si mettevano anche i lampi e tuoni, così rumorosi che la terra
sembrava tremare.
Nell'aria
assieme a tutto quello Yadaw avvertì delle grida
disperate, tormentate, lanciate da una voce malvagia e piena di rabbia, si
trattava senza dubbio di Hebys, era qualcosa di
straziante, non sapeva il motivo ma era quella la sensazione che provava, un
dolore all'interno di se stesso che gli oscurava completamente il cuore.
gCos'è
questa sensazione.h si chiese il demone, toccandosi il petto completamente
dolorante.
Era
senz'altro opera della malvagità di Hebys, doveva
essere quello il motivo non c'era dubbio, ma sentiva anche qualcos'altro,
proveniva dal suo animo, un insolito dolore.
Le
grida diventavano sempre più udibili, e sempre più forti, fino a quando non si
sentì un grosso scoppio.
«Sono
Libero!!!!!!!!» Disse una voce malvagia dopo un ultimo malvagio grido.
Era
Hebys che si era liberato dal sigillo impostogli
cinquemila anni addietro e finalmente poteva vendicarsi.