domenica 20 gennaio 2013

The Protector: Atto Quattro

<!--[if gte mso 9]> user Normal user 2 5 2013-01-20T01:00:00Z 2013-01-20T01:05:00Z 2 1853 10567 BASTARDS TeaM 88 24 12396 12.00 <![endif]
Atto quattro

Yadaw indossò velocemente l'armatura, per raggiungere sua sorella che nel frattempo l'aveva già preceduto fuori dal palazzo reale.
Lui era il più grande di tre fratelli e si sentiva in dovere di proteggerli, gli aveva visti crescere lui era già abbastanza grande quando nacquero. Erano così piccoli ed indifese che già allora decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per la loro incolumità.
Ricordava ancora quando fossero felici i suoi genitori quando nacque il loro secondogenito che aveva ereditato la voglia del loro nonno morto cinquemila anni prima, lui che conosceva già la storia del suo antenato sapeva quando fosse importante e fu proprio per quel motivo che decise che mai avrebbe permesso a qualcuno di fargli del male, era suo fratello maggiore dopotutto.
Non solo si sentiva in dovere di difendere i suoi familiari, ma tutto il regno in quanto erede al trono, sopratutto voleva farlo per sua madre, che negli ultimi anni la sua salute s'era aggravata molto.

Non riusciva più a stare in piedi ed era costretta a letto. La sua faccia ormai completamente stravolta, era deperita molto il viso era completamente scavato, a coprire il volto ormai c'era solo uno strato sottile di pelle che si deteriorava sempre di più. Era malata, malata di vecchiaia. Era vissuta a lungo, troppo a lungo, aveva visto la precedente battaglia, ed aveva visto con i propri occhi la morte del proprio padre.
Doveva essere stato difficile per sua madre vedere morire l'uomo che per anni aveva governato sovrano del loro regno, proteggendo da tutti quelli che incombevano per impadronirsi della sua forza, per anni ci era riuscito, fino a quando Hebys non fu talmente assoggettato dalla sete di potere da perdere completamente la testa, una minaccia che gli costò la vita.
Ricordare la storia, gli faceva credere quando fosse forte l'amore che suo nonno provava per i suoi sudditi, per lui era un esempio da seguire, aveva sempre sperato di diventare un demone forte e coraggioso come lui.


Mashiya osservava il cielo, ormai la cima della montagna era completamente circondata da quell'ammasso di nubi che diventava sempre più scuro.
Quella visione le faceva provare solo una terribile angoscia, il suo petto si strinse in una morsa oscura a furia di tenere gli occhi fissi, avvertiva una terribile sensazione, una pesantezza che le impediva quasi di respirare, era terribile.
Cercò di pensare più volte a cose positive, come al fatto che suo fratello stesse ritornando dopo tutti quegli anni, poteva finalmente vedere il ragazzo che quest'ultimo aveva cresciuto con le sue forze, ma sopratutto non vedeva l'ora di essere fra le braccia di Kehor, il suo ragazzo.
Stavano insieme da diversi anni, poco dopo la partenza di Kegyto, Kehor aveva incominciato ad insegnare alla ragazza alcuni incantesimi curativi, sotto consiglio dei sue due fratelli, essendo entrambi specializzati in magia nera pensarono fosse meglio che almeno un membro della loro famiglia conoscesse la magia bianca che in battaglia era sempre utile, fu proprio per quella richiesta che fra i due nacque una storia d'amore.
«Kehor, quando ci metterà ad arrivare?» Domandò ad alta voce la ragazza. «Le cose non stanno affatto andando bene.. ho paura..»

Yadaw poco dopo raggiunse la sorella.
Era stanco ed affaticato, aveva corso come un forsennato per poter arrivare l'uscita della dimora, non era abituato a correre, nonostante avesse fatto ore e ore di allenamento da ragazzo, era forte ma un suo difetto era la scarsa resistenza, era forse quello dei tre che si stancava più facilmente, un ostacolo al suo sogno di diventare un eroe come suo nonno.
Restò un po' fermo ad osservare il volto preoccupato di Mashiya, dal suo sguardo traspariva tutta la preoccupazione che sentiva quest'ultima, l'abbracciò per confortarla, era l'unica cosa che in quel momento sapeva di poter fare.
«Andrà bene vedrai.» Disse verso la più piccola.
«Spero che tornino presto, non so se riuscirò a fare molto, conosco solo magia bianca, voi due avete insistito per il fatto che io imparassi quella.»
«Cerca di capire, una guaritrice fa sempre comodo alla fine, ma sei abile con la spada.»
«Eh già.. nostro padre c'insegno a combattere, era un grand'uomo..» Tristi ricordi riaffiorarono nella mente della giovane principessa, dolorosissimi che la fecero piangere ancora una volta. «È per colpa mia s'è morto..»
«Non sapevi che quel fiore fosse tossico, non fartene una colpa..»
«Non pensiamo al passato!» Disse la ragazza andiamo asciugandosi la mano.
Il senso di colpa continuava a divorarla, fin da quando era una bambina.
Aveva sempre amato i fiori, un giorno come faceva spesso uscì per trovarne alcuni da regalare ai suoi familiari, trovò quello che pensò fosse il più bello di tutti.
Ricordava ancora il viola intenso di quei petali, con quelle piccole sfumature rosacea che creavano alcune onde sui petali, decise subito di donarlo al padre, non sapendo che quella sarebbe stata la causa della sua morte. Neanche i poteri di Kehor riuscirono a far nulla per salvare la vita, il miasma velenoso aveva ormai completamente annientato tutte le sue difese immunitarie. Mashiya ne aveva respirato poco, quindi per l'angelo fu facile salvare la vita. Non avrebbe mai perdonato se stessa per essere stata la causa della morte di suo padre. Nessuno dei suoi fratelli neanche sua madre sembrò dargliene una colpa e questo non l'era mai stato di conforto.

«Mashiya..»
Yadaw aveva sempre saputo del dolore che sua sorella continuava a portarsi dentro, avrebbe in qualche modo voluto aiutarla, ma sapeva che nulla le sarebbe stato d'aiuto, era uno shock troppo radicato.
Voleva proteggerla, voleva che si dimenticasse di tutto e che tornasse la ragazza allegra e solare che era un tempo, forse era impossibile un trauma come quello non lo si superava così facilmente, anzi credeva proprio che fosse impossibile da scordare.
«Facciamo presto.» Disse rivolto alla ragazza sperando che cambiando discorso potesse in qualche modo migliorare il suo umore.

I due iniziarono a dirigersi verso la stalla, il monte distava parecchie ore dal loro palazzo, e tutti quei chilometri a piedi erano davvero troppi, anche perché la salita era ripidissima e quasi impossibile da percorrere a piedi, ma con un animale come un cavallo forte ed agile la salita era molto più semplice, nonostante fosse lo stesso complicato.
Decisero di prenderne uno solo, entrambi sarebbero saliti sullo stesso destriero, uno stallone, il più forte ed impavido di tutti, era possente dal manto completamente rosso e criniera dello stesso colore, gli occhi enormi che tendevano al verde, si chiamava Mashor come il loro defunto padre, il nome lo scelse proprio sua madre, disse gli somigliava in un modo incredibile.
Yadaw salì sulla sella, aiutando poi la sorella minore a farla accomodare dietro di lui.
«Tieniti forti, andremmo veloci»
Una delle abilità dell'erede al trono, era proprio cavalcare, non esisteva nessun cavaliere più bravo, neanche suo fratello Kegyto era alla sua altezza.
Il primogenito era talmente abile che riusciva a domare i cavalli più ostile, era un vero mastro in quel campo, nessun destriero riusciva a non sottostare ai suoi ordini, era come se il demone avesse qualcosa che rassicurasse gli animali, lui capiva i loro linguaggio e a sua volta faceva sì che questi ultimi lo comprendessero facendosi amare da loro, aveva un rapporto speciale con tutti gli esseri viventi.
Mashor era agile e veloce, scalare la montagna con l'aiuto di quel cavallo non fu particolarmente difficile, il sentiero che percossero era abbastanza spazioso e non c'erano ostacoli che non riuscì a superare ed evitare.


Il cielo in quel momento non augurava nulla di buono, le nubi erano talmente scure che l'angoscia di Mashiya non faceva altro che aumentare.
Erano di nero innaturale, sembravano quasi scature dalla malvagità di Hebys, al pensiero che il sigillo si stesse per spezzare, la ragazza era spaventata a morte. Non era una tipa che aveva paura di molte cose, ma il solo pensiero che quel demone stesse per risvegliarsi la terrorizzava a morte in qualche modo.
«Le cose non sembrano andare bene..» Disse il primogenito. «Mashiya è meglio se torni a casa per chiedere rinforzi.»
«Ma non possiamo..»
«Mashiya senti, la cosa è più grave di quel che immaginassimo»
«Non ti lascio solo!»
«Mashiya, ti prego!»
«Ma..»
«Niente gmah!» Disse il principe alzando la voce. «Vai a casa, chiama rinforzi e ritorna poi, io andrò a dare un occhiata»
«Yadaw! È pericoloso»
«Mi dispiace, Mashor riportala a casa.» Disse accarezzando il muso del cavallo. «Conto su di te»
«Yadaw
Il fratello diete un colpo al callo che iniziò ad allontanarsi sempre di più.
Era dispiaciuto di aver mandato via così la sorella, l'aveva fatto solo per proteggerla il suo istinto gli aveva detto che fosse la cosa migliore da fare, era troppo pericoloso per la ragazza ed era suo compito in quanto suo fratello maggiore ed erede al trono prendersi cura di lei.

Il demone iniziò ad avanzare, facendo attenzione ad ogni minimo suono che sentiva. Aveva udito molto sviluppato, sopratutto quando di trovava in mezzo alla natura selvaggia riusciva ad avvertire il respiro degli animali, il fruscio delle foglie mosse dal vento e persino il suono della rugiada che alla mattina presto cadeva sul suolo.
Quel giorno però era tutto estremamente silenziosa, una cosa che Yadaw aveva imparato era che quando c'era un pericolo imminente gli animali scappavano come se avvertissero prima quello che stesse per accadere.
Era pericoloso, fosse davvero più di quello che avesse immaginato, si chiese se avesse fatto bene a far allontanare la sorella.
gE se fosse una trappola?h si chiese fra se e se continuando a guardare dove mettesse i piedi.
Era quassi arrivato al sigillo, mancavano pochi altri passi e si sarebbe trovato davanti alla più grossa gabbia magica che esistesse sulla faccia del pianeta.
Il cuore del principe batteva a mille, era terrorizzato, ma allo stesso eccitato, aveva sempre desiderato poter mettere alla prova le sue capacità e finalmente avrebbe potuto dimostrare le sue capacità.
Si nascose dietro un enorme roccia, scrutando bene nei dintorni prima di buttarsi alla cieca. Non era un tipo impulsivo, non troppo almeno, e prima di compiere una qualsiasi mossa avventata rifletteva sulle azioni giuste da compiere. Gli avevano insegnato che un vero re non dovesse prendere decisioni sul momento e che dovesse analizzare bene la situazione, sopratutto durante una guerra come questa.


Le nubi iniziarono man mano ad espandersi, coprendo tutto il cielo e una pioggia fittissima iniziò a scendere storta spinta dal fortissimo vento da essere così potente da riuscire a sradicare anche i fiori dal terreno circostante, in tutto quello ci si mettevano anche i lampi e tuoni, così rumorosi che la terra sembrava tremare.
Nell'aria assieme a tutto quello Yadaw avvertì delle grida disperate, tormentate, lanciate da una voce malvagia e piena di rabbia, si trattava senza dubbio di Hebys, era qualcosa di straziante, non sapeva il motivo ma era quella la sensazione che provava, un dolore all'interno di se stesso che gli oscurava completamente il cuore.
gCos'è questa sensazione.h si chiese il demone, toccandosi il petto completamente dolorante.
Era senz'altro opera della malvagità di Hebys, doveva essere quello il motivo non c'era dubbio, ma sentiva anche qualcos'altro, proveniva dal suo animo, un insolito dolore.

Le grida diventavano sempre più udibili, e sempre più forti, fino a quando non si sentì un grosso scoppio.
«Sono Libero!!!!!!!!» Disse una voce malvagia dopo un ultimo malvagio grido.
Era Hebys che si era liberato dal sigillo impostogli cinquemila anni addietro e finalmente poteva vendicarsi.