mercoledì 9 aprile 2014

Love Vampire Atto XIX

Atto XIX
Tatsuhiko aveva adagiato il suo padrone nell'auto, nello stesso punto in cui poco tempo prima stava riposando.
Non era abituato molto alla presenza degli altri vampiri, si chiedeva se fosse stata la cosa giusta iscriverlo alla Cross Accademy, di sicuro si sarebbe sentito a disagio, lo conosceva fin troppo bene e sapeva quanto fosse delicato quel ragazzo. Certo c'era sua cugino che forse avrebbe aiutato Morihiko, ma si chiedeva se fosse davvero in grado di difenderlo e di farlo sentire a proprio agio in fra tutti quei loro simili.
Con il dito iniziò a giocare con capelli del giovane purosangue, era strano quanto fossero morbidi e setosi, quando li toccava sentiva delle strane sensazioni. Sapeva che i suoi sentimenti non fossero ricambiati e mai lo sarebbero stati, ma a lui non importava, gli bastava solamente vederlo felice e rimanere al suo fianco come aveva sempre fatto. Il suo amore non era possessivo, forse dentro di lui sperava che li ricambiasse, ma era fidanzato con Yuuki e dubitava che si potesse innamorare di un vampiro comune come lui mentre quella ragazza era della sua stessa classe sociale, un po' stava male per questo, ma non gli importava alla fine, voleva solo rimanere al suo fianco.


Kaname e Zero era usciti dall'edificio, camminavano assieme tendosi per mano per le strade di quella città
L'ex umano era un po' imbarazzato dalla cosa, ma l'altro gli aveva detto che non ci fossero problemi così si era un po' convinto, anche se il disagio non era ancora sparito del tutto.
Il vampiro osservava il volto arrossato dell'Hunter, non poteva non trovarlo carino quando quell'alone gli colorava le guance, era così tenero che aveva la forte tentazione di baciarlo, ma non era il momento giusto.
Dovevano andare da suo cugino che si doveva trovarsi ne paraggi e per farlo dovevano continuare a camminare.
Il fatto che non fossero già arrivati era una cosa sospetta, incominciava a pensare che ci fosse stato qualcosa che aveva impedito ai tre di raggiungere la Cross Accademy, sperava solo che stessero tutti bene, altrimenti si sarebbe sentito in colpa per il resto della sua vita.
« Dove stiamo andando? » chiese il ragazzo rivolto al purosangue che si trovava al fianco.
Kaname non gli aveva detto nulla, dopo la loro precedente chiacchierata gli aveva detto un “viene con me!” con un'aria preoccupata dipinta sul volto, di sicuro aveva sentito la stessa presenza malefica che anche lui aveva avvertito, qualcuno nei paraggi stava tramando qualcosa.
« Da mio cugino, avrebbero già dovuto essere arrivati, non vorrei che fosse successo qualcosa. »
« Quel purosangue che frequenterà la Night class? » chiese all'altro continuando a tenersi per mano.
« Sì. »
« Credi che sia successo qualcosa? » domandò al compagno
« Non lo so. » sospirò « Ma spero che stiano bene. »
Lo sentiva dalla voce che fosse preoccupato, quel tono mostrava tutta la preoccupazione che il vampiro sentisse, avrebbe voluto dirgli che era tutto al posto, che a Morihiko non fosse successo nulla, ma dubitava che le sue parole sarebbe state in qualche modo d'aiuto, eppure sperava di aiutarlo, era la persona di cui era innamorata ed era suo compito dargli tutto il suo appoggio.


Il piano che aveva architettato stava andando a buon fine, tutti ormai stavano abboccando all'esca che aveva preparato, doveva solo infiltrarsi nell'edificio, magari avrebbe usato di nuovo il corpo del preside, no sarebbe stato meglio procurarsene uno nuovo, magari di un qualche professore dell'istituto in modo d'avvicinarsi lentamente alla piccola Kuran e incominciare a lavorarsela lentamente, adesso che tutti erano impegnati a difendere Morihiko, come aveva previsto, avrebbe potuto attuare il suo piano, dopo averlo preparato assieme al suo capo per più di dieci anni.

martedì 8 aprile 2014

Labbra calde come il fuoco e soffici come la seta

Labbra calde come il fuoco e soffici come la seta

Quelle labbra incantevoli, le aveva ammirate per anni, sognato, desiderato più di ogni altra cosa al mondo.

Finalmente la stava baciando.

Aveva più volte immaginato come sarebbe stato il loro primo bacio, ma mai aveva pensato che potessero essere calde come il fuoco e soffici come la sete.

Sperava che lei, la ragazza più bella e meravigliosa del mondo ricambiasse quel suo desiderio.

«Ti amo Angela.» Sussurrò allforecchio dellfamata che con quei suoi bellissimi occhi con quella splendente luce verde illuminavano il suo viso.

«Francesca, ti amo anche io.» sorrise ricambiando il bacio appena ricevuto dandone un altro a sua volta.

NOTE

Non è un granché e mi scuso in anticipo.

Ho voluto provare a vedere se riuscivo a completare una Drable, non ne ho mai scritta una e ho avuto non poche difficoltà.

mercoledì 2 aprile 2014

Love&Basket: Capitolo uno

Love&Basket
Capitolo uno
Come Midorima aveva ormai avuto conferma, l’oroscopo che seguiva ogni giorno si avverava il 100% delle volte.
Il giovane aveva una vera ossessione per l'astrologia, prima di fare qualsiasi cosa doveva ascoltare quello del suo segno. Faceva parte di una routine alla quale non riusciva più a sottrarsi.
Purtroppo non tutte le mattine la sorte era dalla sua parte e quel giorno era uno di essi.
Il suo segno era all'ultimo posto, cosa così rara che quando accadeva rimaneva quasi sconvolto.
Aveva ascoltato tutto con estrema attenzione, giusto per capire cosa gli sarebbe potuto accadere. Nulla di buono sentendo le parole del suo astrologo di fiducia.
Testuali parole “Tutti i vostri sforzi saranno vani in qualsiasi disciplina vi cimenterete, inoltre ci saranno conflitti con alcuni dei vostri conoscenti.”
Il su umore calò a picco al solo pensiero delle cose terribili che gli sarebbero potute accadere. Per fortuna che c'erano gli oggetti fortunati del giorno ad aiutarlo nelle giornate dall'aspettativa nera come quelle.

La prima cosa che fece quel giorno fu dirigersi al negozio che c'era nei pressi di casa sua per comprare il suo portafortuna, un portachiavi a forma di tigre, come aveva suggerito l'oroscopo.
Appena l’aveva visto era rimasto subito colpito da quel piccolo oggetto. Era un prodotto artigianale realizzato in legno e completamente dipinto a mano, le rifinizioni poi erano a dir poco perfette tanto da far sembrare il felino reale e quasi pronto ad avventarsi sulla sua preda. Era il più bello, il più costoso, il più grande. Una tale meraviglia di certo avrebbe ostacolato la sua malasorte.
“Funzionerà!” Pensò il giovane cestista posando il nuovo acquisto nella tasca della sua divisa sicuro della fortuna che avrebbe avuto tramite quel piccolo oggetto, d'altronde aveva seguito i suggerimenti alla perfezione e questo doveva bastare. Anche se voleva crederci, nel suo inconscio aveva il timore che ciò non sarebbe accaduto.


Il ragazzo era completamente concentrato con lo sguardo fisso sul suo obiettivo, lanciare al centro del canestro l'oggetto che stringeva nelle sue mani.
Per Midorima i tiri da tre punti erano la cosa più naturale del mondo, era così abituato ad effettuarli che ormai erano diventati praticamente come il suo respiro.
Erano una necessità che il suo corpo pretendeva, sembrava cibarsi di quell'adrenalina crescente che provava quando nelle partite lanciava tutte quelle palle, che tiro dopo tiro portavano alla vittoria della sua quadra.
Prima di tirare la palla che teneva dolcemente fra i suoi palmi, fece un grosso e profondo sospiro, sperando che almeno quella entrasse all'interno dell'anello.
La vedeva roteare nell'aria seguendo la traiettoria precisa che egli stesso aveva visualizzato con i proprio occhi.
“Entra! Entra!” L'incitava sperando che almeno quel tentativo andasse a buon fine.
Sospirò ancora una volta rassegnato, la fortuna sembrava essere andata altrove.
Per tutta la mattinata non c’era stata nemmeno una cosa che non gli fosse andata secondo i suoi piani, né la scuola né gli allenamenti e sopratutto questo l'aveva demoralizzato in una maniera incredibile anche perché quel giorno erano proprio focalizzati sui tiri, la sua specialità.
Non riusciva neanche più a contare quanti ne avesse sbagliati, non n'era andato a segno neanche uno.
Era la cosa più ridicola del mondo, che lui, il tiratore numero uno della generazione dei miracoli, non fosse riuscito a totalizzare nemmeno un misero canestro per tutta la giornata.
La colpa non era di certo sua alla fine, il problema era l'oroscopico, che come sempre ci aveva azzeccato in pieno, compresi i contrasti con i suoi compagni. Nulla di così grave alla fin fine, ma sul momento l'avevo irritato parecchio.
Fin dall'inizio doveva immaginare che sarebbe andata in quel modo, a volte non bastava solamente comprare un portafortuna, certi giorni faceva meglio a restarsene chiuso in casa.
Il cestista andò a riprendere la palla che rotolò poco distante dal canestro, la prese di nuovo fra le mani ritornando all'esatta posizione in cui si trovava pochi istanti prima.
Aveva un obiettivo e finché non l'avrebbe raggiunto non sarebbe andato via.
“Almeno uno, voglio fare almeno un canestro.” Pensò il ragazzo mentre si preparava per un altro tiro sperando che almeno quest'ultimo sarebbe andato a segno.
Voleva realizzare un lancio incredibile, come quelli era solito portare la sua squadra alla vittoria, gliene bastava solamente uno.
Usò tutte le sue forze, ma alla fine anche quel tentativo fu vano.
«Dannazione!» Gridò il ragazzo con tutto il fiato che aveva in gola.
Non voleva arrendersi, ma era inutile. Sapeva di non essere in grado di fare nulla quel giorno, tutta colpa di quel dannato oroscopo.
Non voleva andarsene a mane vuote, doveva essere in grado di abbattere la sua cattiva sorte con le proprie mani.
Strinse il portachiavi che aveva depositato nella tasca, sperando che quel suo portafortuna gli avrebbe dato la forza necessaria per raggiungere il suo proposito.


Non era poi una cosa così tanto insolita che, dopo gli allenamenti alla Seirin, Kagami si fermasse nei piccoli campi che si trovano nella zona per continuare i propri esercizi.
Metteva tutto se stesso in quelle pratiche estenuanti che ogni volta gli prosciugavano completamente le energie lasciandogli sempre i muscoli affaticati e doloranti per il troppo sforzo.
Doveva migliorarsi e diventare molto più forte, se voleva battere i membri della generazione dei miracoli, la cosa era inevitabile.

Le attività del club erano cessate prima del previsto, per questo aveva deciso di approfittare del tempo libero per fare un salto in città e continuare la propria pratica.
Camminava tranquillamente per raggiungere il campo che si trovava al di là della strada. Era un po’ isolato e quasi nessuno n’era a conoscenza, lui stesso l’aveva scoperto per purissimo caso qualche mese prima.
Era abbastanza malandato, le linee sul campo erano tutte consumate e anche i canestri erano parecchio arrugginiti, oltre al fatto che quest'ultimi non erano più dotati della rete.
Nonostante questo era l’ideale per chi volesse esercitarsi in perfetta solitudine. Come lui in quel momento che aveva bisogno di rimanere in tranquillità.
“C’è qualcun altro?” Pensò quasi deluso osservando quell’alta figura che continuava a lanciare quella da quella distanza quasi disumana. “Ma è Midorima!”
Era stupito nel vedere quel ragazzo commettere così tanti errori, non riusciva a credere che stesse sbagliando tutti quei tiri, la cosa gli sembrava così strana, anzi a dirla tutta quasi impossibile.
Aveva avuto modo di conoscere di persona le sue capacità, era un eccezionale tiratore. Lo ammetteva, Midorima era stato in grado di metterlo davvero in difficoltà con quei suoi lanci talmente precisi e alti da essere quasi impossibili da bloccare.
Un po' era curioso e la voglia di saperne di più gli impedì di starsene in disparte.

«Giornata no?» Chiese un voce familiare poco distante da lui.
«Kagami.» Il ragazzo si voltò notando subito la chioma rossiccia del suo rivale.
Cosa ci faceva in quel campo? Visto le sue condizione, chiunque avrebbe preferito trascorrere il proprio tempo in luogo con un posto meno trascurato.
Lui non amava far pratica in un posto così poco curato, aveva deciso di allenarsi lì per evitare di essere visto da qualcuno di sua conoscenza e non si aspettava nemmeno che uno come Kagami potesse presentarsi proprio quel giorno.
«Da quanto tempo sei qui? Chiese rivolto all'altro che nel frattempo si era avvicinato.
«Da un po'..» Rispose.
“Da un po'?! Significa che mi ha visto in queste condizioni?” Si chiese il ragazzo fra se un po' preoccupato.
Non si era proprio accorto della presenza del rivale, era così concentrato sui suoi tiri da non essersi reso conto che lo stesse osservando e che l'avesse visto sbagliare così tanti canestri.
Nessuno doveva vedere la sua difficoltà quel giorno, sopratutto se questi osservatori fossero suoi avversari, come appunto Kagami. Perché era quasi, anzi, era assolutamente certo che avrebbero infangato il suo buon nome. Era il miglior tiratore di tutto il Giappone e tale titolo doveva rimanergli.
Vedeva lo sguardo dell'altro ragazzo fisso su di lui, non gli piaceva il modo in cui quei due occhi rossi lo stessero osservando, aveva qualcosa di strano che faceva crescere i lui un enorme senso di disagio.

Conosceva da poco Midorima, ma aveva avuto di vederlo in azione e proprio per questo motivo era certo delle proprie ipotesi.
Aveva qualche problema, lo vedeva chiaramente con i propri occhi, il suo gioco non era fluido come al solito, tutti quei canestri mancati non facevano altro che dimostrarlo.
“Starà bene?” Pensò il ragazzo osservando l'altro di fronte a lui con occhi che probabilmente non riuscivano a nascondere quella vena di preoccupazione.
Nemmeno lui sapeva dire come mai stesse temendo così tanto per un tipo del genere, non era nemmeno un suo amico, anzi su di lui sapeva ben poco, però riusciva ad immaginare cosa stesse provando. Doveva essere davvero straziante non poter essere in grado di giocare, per chi viveva per il Basket, come loro due, non c'era catastrofe peggiore.
Proprio perché riusciva a comprenderlo era pronto più che volentieri a dargli una mano.
«Midorima, c'è qualcosa che non va?» Chiese sfiorandogli la spalla con la propria mano.
«Sto benissimo.» Rispose scansandolo con il braccio perdendo la presa della palla che rotolò al centro del campetto.
Rimase un po' deluso da quel gesto, voleva solo aiutarlo alla fine, ma Midorima sembrava non volere la sua mano, doveva escogitare qualcosa e forse gli era venuta in mente un idea che sperava avrebbe funzionato.
Anticipò l'altro prendendo per primo quell'oggetto sferico con cui entrambi amavano giocare.
«Ridammela.» Gridò l'ex membro della generazione dei miracoli.
Era certo che gli servisse uno stimolo, l'ideale era una bella partita l'uno contro l'altro. Non c'era niente di meglio di una sana sfida per scacciare via tutti i brutti pensieri, o almeno sperava che anche per il rivale fosse così.
«Vienila a prendere.» Incitò l'altro mentre iniziò a palleggiare sperando di attirare la sua attenzione e non ci volle molto tempo prima che lo raggiungesse.
«Kagami, non ti lascerò fare quello che ti pare.»
«Lo vederemo.»
Era impossibile non avvertire fra i due quella forte tensione che opprimeva l'aria, il loro spirito competitivo avrebbe spinto entrambi a fare del loro meglio per non essere battuto dall'altro.
Note!

Avevo già fatto accenno nella fanfiction pubblicata in precedenza, dicendo che nella stesura originale c'era una scena che alla fine ho scartato per utilizzarla in questa (e spero di riuscire a farlo.)

Era da un secolo che dovevo revisionare questo capitolo, approfittando del fatto che fosse l'unica fanfiction che avevo nel mio vecchio portatile, visto che quello nuovo s'era rotto (ma niente di grave, l'hanno già riparato), ho approfittato della cosa per iniziare la correzione del capitolo (dire correzione è poco, praticante ho riscritto quasi il 90% del testo).
Non mi convince troppo il finale, lo trovo abbastanza forzato >.< ma non sono riuscita a renderlo più naturale, ma quello originale vi assicuro che era peggio di questo.
Comunque non ho ancora ben chiaro lo sviluppo trama, ho solo pensato alle parti principali e sopratutto ho già deciso il finale. (ma col passare della stesura potrebbe subire diciamo dei lievi cambiamenti, in quanto tendo sempre a modificarle)
Non saprei comunque dire con certezza quanti capitoli saranno in totale.
Per il titolo, avevo stilato un paio di nomi mentre scrivevo la bozza, alla fine ho scelto quello che mi sembrava più adatto alla storia.
Lo so ci sono ripetizioni e congiuntivi usati in modo improprio (come mi hanno fatto già notare ne abuso parecchio). Avrò riletto il capitolo almeno una decina di volte ed ho fatto il possibile per sistemarli, ma credo che qualcuno mi sia sfuggito lo stesso.

mercoledì 5 febbraio 2014

Sogni d'oro

Titolo: Sogni d'oro
Prompt: «Buonanotte e sogni d'oro.»
Fandom: Torchwood
Pairing: Ianto Jones/Jack Harkness,
Parole: 1021
Avvertenti: OOC

Era intento ad osservare intentamente il volto addormentato di quell'uomo, aveva sempre suscitato uno strano fascino su di lui, non sapeva da cosa fosse indotto ma n'era attratto in una maniera particolare, fin dalla prima volta in cui avesse posato i suoi occhi su quella figura così imponente e maestosa.
«Jack.» sussurrò all'orecchio dell'uomo disteso al suo fianco su quell'enorme letto «Jack…»
«Ianto.» disse il capitano aprendo gli occhi finendo per incrociare i suoi occhi con quelli dell'altro.
Appoggiò le sue labbra sulle quelle tanto attraenti di Jack che le ricambiò senza problemi.
Amava i baci del capitano, erano così intensi e passionali, rimaneva sempre in qualche modo travolto da quell'affascinante ex ufficiale americano.
«Ianto, vuoi tentarmi?» domandò dopo aver staccato la sua bocca.
«E se anche fosse? Lei cosa farebbe?»
«Credo che tu conosca già la risposta.»

Avvicinò le mani sul volto dell'altro stavolta fu lui a prendere l'iniziativa.
Nella sua vita aveva avuto diversi amanti, si era anche sposato alcune volte, amava vivere il suo presente, nonostante quell'eternità fosse insopportabile e la sofferenza quando i suoi amori morissero era troppo atroce, già aveva perso troppe persone a lui importanti, sapeva che avrebbe dovuto rinunciare anche a Ianto prima o poi, ma sperava con tutto se stesso che quel giorno arrivasse il più lentamente possibile.
Iniziarono entrambi con passione a togliere i vestiti l'uno dell'altro gettandoli incuranti di dove cadessero. In pochi secondi si ritrovarono completamente nudi pronti per passare un'intensa serata assieme.
Quando Ianto lo tentava in quel modo sussurrando il suo nome con quella dolcezza e quando lo tentava baciandolo, non poteva resistere perdendo il controllo, per questo aveva avvicinato la sua bocca sul petto dell'altro incominciando quei preliminari che rendevano le loro serate così intense e gradevoli.
«Jack… »

Nessuno poteva sapere quanto amasse Jack, il suo amato capitano, l'uomo che era riuscito a fargli dimenticare la ragazza che aveva amato fino a pochi anni prima e che aveva perso due volte, Lisa la sua ex che diventata Cyberman era stata uccisa dallo stessa persona che in quel momento stava con lui. L'aveva odiato per averla uccisa, avrebbe voluto che morisse, ma in qualche modo era riuscito a far breccia nel suo cuore conquistandolo come mai nessun altro fosse riuscito. Desiderava passare tutta la sua vita con lui, magari trascorrere la vecchiaia assieme a quel tipo, sarebbe stato un bellissimo sogno, desiderava trascorre tutti i giorni della sua vita assieme a lui.
«Ah… Jack.»

Continuava a baciare il corpo di Ianto, aveva intenzione di fargli perdere la testa e che lo supplicasse di continuare, di farlo suo ancora una volta e con passione entrare dentro di lui e spingere finché aveva la forza in corpo.
«Jack… »
Era certo che quel momento stesse per giungere, riusciva a sentire l'eccitazione diventare sempre più dura fino a quando quel desiderio gli avrebbe impedito di controllare le sue forze.
«Jack… ti voglio.»
Lo sapeva che non avrebbe retto per ancora molto, aveva un certo intuito per queste cose, in fondo era stato assieme per così tanto tempo da aver capito quali fossero i limiti l'uno dell'altro.
«Anche io Iato.» sussurrò all'orecchio. «Girati.»
«Sì.»

Non poteva non assecondare quelle richieste, come avrebbe potuto rifiutarlo? Lo desiderava fin dentro il suo midollo osseo, quindi era pronto ad accettarlo di farlo in qualsiasi posizione senza obbiettare.
Le dita di Jack le sentì entrare all'interno del suo ano sentendo qualcosa di freddo e cremoso, di sicuro era il lubrificante ce usava tutte le volte. Solo con quel suo indice ed anulare riusciva a far accaldare il suo corpo, gli bastava sentirle muoverle e ad ogni loro movimento avvertiva dei piacevolissimi brividi che man mano diventavano sempre più intensi fino a farlo venire senza che lo toccasse in altro modo.
«Sembra che il tuo corpo non abbia resistito neanche stavolta.» sussurrò all'orecchio dell'altro osservando il suo sperma colorare sul quelle lenzuola «Sono così bravo?» chiese rimuovendo le sue dita per potere finalmente entrare in lui.
«Lei è bravissimo.» disse impazientemente.
«Anche tu…» disse mentre lo penetrava. «… Lo sei.»

Aveva avuto un sacco di amanti, ma nessuno lo faceva sentire bene come Ianto, quando si trovava dentro di lui come in quel momento uno strano ed intenso calore si espandeva all'interno del su cuore, era una sensazione travolgente che desiderasse provare ancora e ancora, non avrebbe mai voluto abbandonarlo, ma era inevitabile, prima o poi l'avrebbe visto morire di vecchiaia e sperava che restasse giovane e bello per l'eternità, così da viverla assieme.
Spingeva dentro quella piccola fessura senza difficoltà, era così scivolosa per il lavoro che aveva fatto, si muoveva facilmente incominciando a stimolare la prostata che avrebbe dato al suo compagno quel piacere intenso e travolgente che avrebbe stravolto ancora una volta il suo amato collega.

Se solo le sue dita era in grado di farlo venire, nessuno poteva immaginare cosa provasse il suo corpo quand'era completamente dentro di lui, andava in totale estasi, quei colpi erano, così… così… no, non poteva descriverlo a parole era qualcosa di troppo intenso per poter metterlo su carta, avrebbero dovuto inventare delle nuove parole, perché davvero lui non ci riusciva e mai avrebbe potuto esprimersi.
“Sto venendo di nuovo… ” pensò Ianto.
Certo con tutte stimolazioni della sua prostata ovvio che avvarrebbe avuto un'altra erezione, ormai erano all'ordine del giorno, ogni volta ne aveva due o tre duranti i rapporti sessuali con Jack, aveva qualcosa quell'uomo a cui il suo corpo non riusciva a resistere.
«Sei venuto ancora?» costatò vedendo quel liquido colorare. «Sai una cosa, anch'io sto venendo anch'io.»

Erano entrami intendi ad osservare gli occhi dell'altro perdendosi in quelli sguardi desiderando di passare quante più serate possibili assieme.
Il capitano mise un bracciò attorno alle spalle dell'altro tenendolo stretto a se quando più potesse, voleva tenerlo vicino quando più a lungo possibile, voleva vivere il suo presente con lui e dormire vicini in quel modo, erano forse gli attimi in cui più lo sentiva suo.
«Buonanotte e sogno d'oro.» sussurrò il capitano all'orecchio dell'altro.
«Buonanotte anche a lei.»
Si addormentarono vicini, incuranti del fatto che quella loro felicità presto avrebbe avuto termine.

NOTE
Tredicesima ed ultima entrata per il P0rn Fest. Stavolta ho deciso di scrivere qualcosa su Torchwood, ed è anche la prima volta che ho scritto qualcosa su un telefilm.
Purtroppo dalla fretta non l'ho corretta con troppa cura ed è probabile che ci saranno diversi errori nel testo.

domenica 2 febbraio 2014

Sogno Erotico

Titolo: SognoErotico
Prompt: Sogno Erotici
Fandom: Psycho-Pass
Pairing: Kugami Shinyax Ginoza Nobuchika
Parole: 712
Avvertenti: OOC






No! È impossibile!”
La sola idea che quell'esecutore in quel momento lo stesse leccando in quel modo, era senza dubbio la cosa più assurda dell'intero universo.
La sua lingua non può farmi questo...”
La sentiva, era così morbida e bagnata, percorreva più e più volte quell'asta dura come una roccia.
No! Non può star accadendo davvero!”


Come può farmi una cosa simile, con così tanta naturalezza?”
. «Kou... gami... ah!» Gemette l'ispettore. «Fer... m...ah...»
Perché il mio corpo freme in questo modo?”
Se lo chiedeva Ginoza, senza riuscire a darsi una risposta.
Il suo corpo era travolto da quelle sensazioni che mai prima di allora avesse immaginato di poter avvertire. Erano così intense, vive, il suo corpo non riusciva a resistere a tutto quello sciogliendosi lentamente fra le mani di quell'uomo intento a fargli qualcosa di così terribilmente piacevole.

C'è qualcosa che non va in me!”
Era sconvolto, completamente stravolto, gli sembrava così strano star apprezzando tutto quello.
Perché è così piacevole?”
Gli sembrava impossibile che stesse gradendo una cosa del genere.
Siamo entrambi maschi...”
La cosa era impensabile per il giovane ispettore, due persone dello stesso sesso non potevano fare cose simili.
È biologicamente impossibile.”


La sua lingua...”
Kougami continuava a leccarlo con fare frenetico, era come come se provasse gusto nel fargli provare tutte quelle cose e tormentarlo in quel modo.
... perché mi fa questo?”
Avrebbe voluto conoscere il motivo per cui il suo sottoposto gli stesse facendo una cosa simile, chiedere quali fossero le intenzioni di quel tipo così disinvolto, che in pochi istanti si era ritrovato addosso così come se niente fosse.

Perché non riesco ad oppormi?”
Desiderava fermarlo, usare la forza per scappare lontano da quel maniaco, voleva interromperlo, ma il suo cervello non riusciva ad inviare segnali al suo corpo. La sua mente era completamente inebriata da quello strano piacere che lentamente cresceva in lui.
Perché?! Perché?! Perché?!”

«Kou... gami... h...» Ansimò quando avvertì quest'ultimo prendere la sua erezione fra le sue labbra
Cosa? Il mio corpo...”
Come poteva descrivere quello che in quell'istante stesse provando? Non riusciva a capire neanche lui cosa stesse esattamente sentendo, sapeva solo che fosse la cosa più intensa, piacevole e passionale che avesse mai sentito.
Io... Perché io...”
L'ispettore sentiva esplodere un calore che man mano si espandeva nel suo corpo con una forza così penetrante che gli pareva quasi di star perdendo i sensi.
«Ah... Kougami!» Gemette. «Kougami! Kougami!»
Le mie mani... cosa non riesco a fermarle...”
Prese i capelli del suo subordinato fra le sue mani avvolgendoli nelle le sue calde dita, non seppe perché lo fece fu un impulso che non seppe trattenere.
Non riesco a controllarmi!”
Iniziò a muoverle con fare frenetico, non riusciva a fermarle. Il suo corpo era completamente in balia di quello che l'esecutore gli stesse facendo provare.

Devo fermarmi... io... io...”
«Kou... Kougami...!» Sentiva che ormai stesse per raggiungere il suo limite, quel piacere lo stava travolgendo completamente, così intenso, così forte, era al limite della sopportazione umana.. «Kougami sto venendo!»

L'ha ingoiato?”
Sentì il suo ex collega staccare le sue labbra, solo dopo che il suo sperma fosse fuoruscito.
È un mostro!”
Non riusciva a comprendere quel gesto, come aveva potuto mangiare una cosa simile? Era impossibile che l'avesse fatto sul serio.

Cosa sta...”
l'esecutore aveva incominciato ad osservarlo intensamente negli occhi, rimase paralizzato dalla profondità di quelle iridi grigie che avevano una luce ardente negli occhi, rimanendone attratto in una maniera incredibile.
...Kougami?”
«Gino.» Sussurrò avvicinando le labbra a quelle del suo superiore. «Gino...»
Non riusci a trarsi indietro, accettando quel bacio senza opporre resistenza.

Ginoza si svegliò di soprassalto ritrovandosi nel letto dove poche ore prima si era diretto per recuperare le energie consumate a lavoro.
Cosa?!”
Cos'era quella sostanza nella sua mano? Riusciva ad intravedeva quel bianco liquido colare e finire sul candido lenzuolo pulito e profumato.
Sperma?!”
Non riusciva a credere ai suoi occhi, era impossibile che si fosse masturbato senza accorgersene, sopratutto non quando il soggetto del sogno fosse uno come Kougami.
No! Non posso aver fatto una cosa simile!”

Da quel giorno Ginoza Nobuchika non ebbe più sogni tranquilli.

Cognati

Titolo: Cognati
Prompt: Sesso col Cognato
Parole: 479
Serie: Original
Rating: Rosso.
Disclaminer: Tutti i riferimenti a fatti e persone reali è puramente casuale.


«Tiziano non poso fare questo a mia sorella.» Disse impedendo a quell'uomo, suo coetaneo, di prendere fra le mani la sua erezione. «Sei mio cognato.»
Sembrava non voler sentire ragioni continuando nella sua impresa.
«Non verrà mai a saperlo.» Sussurrò all'orecchio del cognato. «Fabio, lasciati andare.»
Era stato tutto così improvviso, quel bacio dato in preda a qualcosa che nessuno dei due si seppe spiegare. Le loro labbra poggiate l'una su quella dell'altro, le loro lingue che non avevano intenzione di abbondare l'altra, infine ci furono le loro erezioni che prepotentemente avevano preso possesso dei loro corpi.
«In che modo hai intenzione di fartela passare?» chiese all'altro.
«Io, non lo so...» rispose
«Ora ci penso io, sta tranquillo e rilassati.»
Lui e Barbara era sposati da cinque anni. Era impensabile che si facesse toccare in quel modo da Tiziano come avrebbe potuto guardare sua sorella gemella in faccia? Stava traendo sua fiducia, facendo qualcosa che mai si sarebbe accettato..
La mano di suo cognato che lentamente aveva iniziato ad accarezzare il suo pene eretto, gli stava facendo provare sensazione terribilmente piacevoli, eppure quel senso di disgusto per se steso non voleva abbandonare il suo stomaco. Ancora si chiedeva come avesse fatto a eccitarsi per il bacio di suo cognato, ma appena aveva sentito la lingua nella sua bocca non era riuscito a trattenere quella forza che s'impadronì di lui.
«Ah.»
«Sembra che ti stia piacendo.» Costatò quando lo sentì ansimare
«Zitto, ah... nhn.»
Non poteva credere fosse così piacevole essere masturbato da un altro maschio, forse erano quelle dita ruvide e callose del cognato a rendere tutto così tanto gradevole? Sentiva addosso un crescente senso di beatitudine che cullò il suo corpo finché non venne nel caldo palmo di quell'uomo.
Non posso averlo fatto davvero!” Pensò disperatamente Fabio.
Come poteva essersi fatto toccare dal marito della sua amata gemella? Desiderò sparire dalla faccia della terra, non poteva più definirsi suo fratello, non dopo quello che gli aveva fatto.
Voleva scappare il più lontano possibile da quella casa, andare in un luogo sperduto dove nessuno l'avrebbe potuto raggiungere, nemmeno quel senso di colpa che gli stesse opprimendo il petto.
«Fabio.» Sentì sussurrare il ragazzo all'orecchio. «Non resisto più.»
Sentiva la forte erezione di Tiziano farsi spazio per entrare dentro di lui, non poteva fare anche questo a Beatrice, non voleva che quest'ultimo tradisse in quel modo la moglie, ma era troppo tardi, ormai quel pene era già entrato e aveva iniziato a spingere all'interno di quel buco stretto e profondo.
Non poteva descrivere le stupende sensazioni che quel giorno provò, il suo corpo mai prima di all'ora aveva sentito qualcosa di così piacevole ed intenso, quelle spinte all'interno di quella fessura erano state in qualche modo capaci di creare in lui dei desideri che mai si sarebbe aspettato di sentire.
Da quel giorno i due iniziarono una relazione clandestina.

Gelato al cioccolato

Titolo: Gelato al cioccolato
Prompt: Mangiare gelato in modo non convenzionale
Parole: 287
Serie: Original
Rating: Rosso.
Disclaminer: Tutti i riferimenti a fatti e persone reali è puramente casuale.

Quando Geremia si era presentato da lui con quella che sembrava solamente una vaschetta di gelato, Maurizio non ci aveva trovato nulla di strano ed insolito, fino all'istante in cui gliela porse e sussurrò all'orecchio.
«Spalmamelo addosso.»
A volte il ragazzo si chiedeva cosa passasse nella testa del suo compagno, aveva sempre idee insolite, come sesso in costume, giochi di ruolo, quella forse era stata la cosa più strana che potesse richiedergli, ma cerva sempre di assecondare quelle sue perversioni.
Con il suo dito prese una mangiata di quel gustoso dolce al sapore di cioccolato passandolo sul muscoloso petto del suo partner ricoprendo completamente il torso di quel giovane.
«Leccami.»
Acconsentì anche quella richiesta incominciando a rimuovere con la sua lingua quel cremoso composto dal corpo del suo ragazzo.
Sentiva il corpo di Geremia fremere, probabilmente stava trovando tutto piacevole, ammetteva in fondo anche lui stava trovando eccitante la cosa.
Notò subito l'erezione dell'altro e non poteva essere più soddisfatto di così, amava giocare in quel modo con Maurizio e sapere che anche l'altro lo gradisse gli faceva crescere una gran voglia.
Adesso era il su turno per appagare il partner, così prese il gelato per cospargerlo sul suo membro duro.
«Cosa fai?» chiese rivolto al ragazzo che aveva incominciato a leccargli il pene ricoperto quel dolce al cioccolato.
Geremia non rispose mangiando prima il gelato sull'erezione per poi prenderlo in bocca praticargli del gustoso sesso orale.
«Fermati.»
Non sembrava aver intenzione di smetterla e fra tutti quelle spinte Maurizio venne nella bocca del suo ragazzo che non si staccò ingoiando tutta l'essenza del suo fidanzato.
Da quel giorno Geremia decise che l'unico dolce che avrebbe mangiato sarebbe stato quel gustoso pene ricoperto di gelato al cioccolato.


NOTE
Decima entrata per P0rn Fest.
Non sono molto brava a scrivere Flashfiction ed stata più un allenamento che qualcosa di scritto con serietà, in genere mi piace scrivere cose abbastanza dettagliate, ma sto provando a scrivere anche qualcosa di più corto sperando di migliorare.
I personaggi in futuro è probabile che io li riusi.

Narimir

Titolo: Narimir
Prompt: “Ti sporcherò l'anima”
Fandom: Original
Parole: 1546
Disclaminer: Tutti i riferimenti a fatti e persone reali è puramente casuale.

Per sporcare l'anima degli esseri umani non c'era niente di meglio del sesso. Nello sperma dei demoni non c'erano spermatozoi con cui gli altri esseri viventi procreassero, quest'ultimo infatti era formato da piccole particelle malefiche che una volta insinuate nei loro corpi, iniziavano a corrodere quello splendente candore per renderlo di un bellissimo colore scuro che non avrebbe permesso loro di avere la benedizione necessaria per essere ascolti in paradiso.
Era questo lo scopo di Narimir, uno dei più grandi e potenti esseri malefici che il mondo avesse conosciuto, il suo compito era quello di insudiciare quanti più uomini possibili per impedire la loro salvezza. Nel suo lavoro era il migliore, gli bastavano poche volte, in genere due o tre, per riuscire ad avvelenare lo spirito delle sue prede, però in alcuni casi, alcuni di loro avevano essenze talmente pure e candite che anche per uno con le sue capacità erano difficili da corrompere.
L'ultimo caso del demone era particolarmente tosto, durante la sua caccia all'uomo fu attratto dall'anima di un giovane giapponese poco più che ventenne di nome Watanabe Kouichi. Non aveva mai avvertito qualcuno con un'aura limpida come quella di quel ragazzo, aveva uno splendore quasi accecante, per questo decise di farlo cadere in un oscurità senza fondo.
Ti sporcherò l'anima!” pensò Narimir eccitato all'idea di far decadere un essere tanto puro.

Era da quasi un mese che lavorava sull'anima del giapponese cercando di sedurlo con tutti i mezzi che conoscesse, sapeva di essere sulla buona strada quando stava con quell'umano avvertiva l'oscurità che lentamente divorava il suo spirito, ma occorreva ancora più preparazione per impedire l'assoluzione di quel ragazzo.
Il demonio avvicinò le sue sporche ed insudici labbra all'orecchio dell'umano soffiando dolcemente in quel piccolissimo buco.
«Ah…» Sussultò l'umano
Quant'è ingenuo.” pensò l'essere malvagio nel vedere quanto il corpo di Kouichi ormai amasse quelle oscure carezze che gli riservava.
«Kouichi…» Sussurrò per eccitarlo ancora di più con la sua calda e seducente voce di cui i demoni erano dotati per far cadere gli umani fra le loro braccia. «Sei bellissimo.»
«Ah… continua.» Disse il ragazzo ignaro di quello che in realtà stesse subendo.
«Ok…» Disse dolcemente nuovamente con lo stesso tono usato in precedenza.
Narimir iniziò a baciare quel corpo come ormai faceva da tre settimane e mezzo, aveva un sapore delizioso e man mano che la sua anima iniziasse a sporcarsi, diventava ogni istante più gustoso, non vedeva l'ora di assaporarlo quando fosse completamente travolto dalla sua malvagità.
Sentì la mani del ragazzo fra i suoi lunghi e setosi capelli color pece, le dita dell'umano iniziarono a scivolare fra le sue ciocche, sembrava che agli uomini piacesse fare quella cosa, anche lui delle volte ci aveva provavo e in effetti era una sensazione che aveva trovato gradevole e creava un atmosfera che non guastava ai suoi scopi.
Si avvicinò a pettorali di Kouichi per poi iniziare tormentare i capezzoli succhiandoli con una forza e voga che sapeva gli avrebbe fatto perdere la testa.
Lo sentiva gemere, quei suoni così caldi e meravigliosi inebriavano l'aria. Era la prima volta che si eccitava con un umano così facilmente, quel ragazzo aveva qualcosa che l'attirava più di qualsiasi altra sua preda precedente, ed essere proprio la sua anima così difficile da corrodere a fargli quello effetto.
Rimosse delicatamente gli slip banchi che l'umano stesse indossando in quell'istante, quella biancheria era affascinante, trovava che gli mettesse in risalto le sua parte intime e si eccitava già solo a poggiare gli occhi su di essi.
Iniziò a leccare i testicoli del giapponese per stimolare quel membro, uno delle cose che più eccitava gli umani da quello che avesse avuto modo di costare nei suoi quattrocento anni di vita, era che amassero in particolar modo il sesso orale, anche Kouichi sembrava apprezzare molto quella pratica, per questo ogni volta che andasse da lui era una delle prime cose che gli praticasse prendendo nella sua malefica bocca quel pene tanto caldo e duro.
«Ah… Nhn… ah…» Ansimò sentendo la lingua dell'altro sulla sua crescente erezione.
Gli piaceva proprio quando l'iniziava a succhiare con quella voglia, lo capiva dai piccoli gesti del giapponesi, le sue mani nei capelli, quelle calde dita che lentamente gli accarezzavano il cuoio capelluto, e quelle corte unghie che sfioravano la pelle del suo cranio, aveva iniziato lentamente ad apprezzare anche lui quelle sensazioni.
Narimir aveva sempre preferito sedurre gli uomini alle donne, semplicemente perché trova le femmine meno coinvolgenti, il sesso con i maschi lo prendeva di più.
Gli umani avevano una parola per descrivere quello, se ricordava bene doveva essere omosessuale, a lui era sempre piaciuto definirsi così e in fondo la cosa non gli dispiaceva poi tanto, perché trovava che fossero davvero fantastici e deliziosi.
Continuava nella sua impresa attendendo con impazienza il momento in Kouichi avrebbe raggiuntato l'orgasmo, che secondo i suoi calcoli, sarebbe avvenuto a breve tempo, rimaneva sol sentire l'altro dare il segnale a voce.
«Sto venendo!»
Eccolo infatti, quelle due parole ormai aveva imparato a riconoscerle ancora prima che l'altro le pronunciasse, era stato tutti i giorni con quel ragazzo, aveva memorizzato tutto su di esso, sapeva l'istante i cui si sarebbe eccitato e quello in cui sarebbe venuto nella sua calda e sporca bocca.
Ingoiò tutto lo sperma del ragazzo non facendone versare neanche una goccia. Aveva sempre amato il sapore di quella sostanza, fin dalla prima volta che aveva sedotto un uomo e quello di Kouichi era il più buono che avesse mai avuto modo di provare.
«Ora te lo metterò dentro.»
Ormai anche il suo pene era diventato bello e duro, se non sarebbe venuto all'interno di quelle calde e bollenti natiche, il suo corpo sarebbe impazzito.
Con un solo e preciso colpo affondo nell'ano del giapponese che appena avvertì quelle possenti e maestose spinte finì col perdere completamente la testa.
Aveva fatto suoi molti umani, ma quel ragazzo senza dubbio era il suo preferito, così caldo stretto bollente, era capace di fargli provare sensazioni mai sentite, passioni che il corpo non aveva mai avvertito. Certe volte desiderava che quell'anima restasse pura per sempre in modo da porte fare sesso per quanto più tempo possibile.
«Sei fantastico Kouichi.» Sussurrò all'orecchio con la sua sensuale voce sperando di far aumentare ancora di più il piacere in quel bollente corpo.
«Ah…» Gemette l'umano aggrappandosi al corpo del demone abbracciandolo più stretto che potesse. «Ah… anche tu se fantastico.»
Narimir si sentiva estremamente soddisfatto, quelle parole gli facevano capire quanto ormai stesse diventando dipendente da tutto quello, desiderava essere posseduto e questo implicava che la sua anima stesse marcendo proprio come avesse sperato, perché più l'altro lo voleva più quell'oscurità lo divorava lentamente. Aspettava con impazienza il giorno di vederla completamente nera.
«Sto venendo!» Disse all'orecchio del ragazzo riversando tutta la sua malvagità all'interno di quel magnifico corpo.

A volte Kouichi si domandava chi fosse il tipo tanto affascinante che ogni sera da quasi un mese gli facesse provare sensazioni così vive ed intense. Quella passione travolgente che avvertiva gli faceva desiderare ancora e ancora quell'individuo misterioso che compariva sempre nella sta stanza in un mare di fumo nero e svaniva nella medesima maniera.
Agli inizi pensava fosse solamente un dolce sogno, ma se fosse stato così non si sarebbe ritrovato con tutti quei succhiotti sparsi sul suo corpo. Aveva solo capito che non fosse un umano, probabilmente si trattava di qualche essere narrato dalle antiche leggente, ma non gli importava cosa realmente fosse, se lo facesse sentire così bene avrebbe accettato di tutto da quell'essere.
Ormai aspettava solo il suo arrivo, ogni sera appena si coricasse impazientemente sperava di vedere quella persona dal viso così angelico. Non era mai stato attratto da un uomo, era la prima volta che desiderasse essere posseduto in quel modo, ma quel tipo dai capelli così lunghi e neri emanava un fascino ultraterreno a cui era certo nessuno avrebbe resistito.
Dalla prima volta che l'aveva visto avvicinarsi era stato paralizzato rimanendo vittima di quel dolce e passionale tipo che tormentava dolcemente il suo corpo creandogli una dipendenza assoluta.
Doveva sapere il nome di quel tipo, come poteva fare se non sapesse come si chiamasse quell'uomo che tanto desiderava? Lui sapeva il suo, dall'inizio l'aveva chiamato “Kouichi” sussurrandolo al suo orecchio con dei torni seducenti ai quali non riusciva mai a resistere, e anche lui voleva usare gli stessi toni con quel meraviglioso e bellissimo uomo.
«Non andartene!» Gridò abbracciando ignaramente il corpo di Narimir.

Il demone era rimasto abbastanza stupito dal gesto di quell'umano, sentiva le sue braccia avvolgerlo completamente.
Non aveva mai prima di allora chiesto una cosa del genere e si domandava cosa stesse passando nella testa di Kouichi. Avrebbe tanto voluto saperlo, per questo assecondo quell'umano, era curioso di sapere di più su quell'ingenuo ragazzo.
«Ti prego, dimmi il tuo nome.» Sentiva una vena di disperazione nella sua voce e questo fece gioire il demonio che sfoggiò un sorriso soddisfatto, era quasi pronto un altro po' e sarebbe stato maledetto per l'eternità.
Avvicinò la sua infame bocca all'orecchio del giapponese, ansimando all'interno del padiglione.
«Narimir.» Sussurrò con un flebile suono che svanì nell'orecchio di quell'essere tanto puro che stesse corrompendo lentamente.
Narimir attese a lungo, ma finalmente alla quarta settimana l'anima di Watanabe Kouichi fu segnata per l'eternità.

Il figlio del capo

Titolo: Il figlio del capo
Prompt: Uno dei due è il figlio del capo dell'altro.
Fandom: Original
Parole: 1949

Disclaminer: Tutti i riferimenti a fatti e persone reali è puramente casuale, inoltri i personaggi sono maggiorenni e consenzienti.

Le registrazioni dell'ultima intervista erano al suo fianco, lì pronte ad essere ascoltate e riportate su carta, stava per prendere il riproduttore per poter finalmente lavorare.
Amava il suo lavoro, era sempre stato appassionato di giornalismo, fin da bambino aveva sempre sognato di intraprendere quella carriera, per lui era un divertimento e affrontava sempre tutto con un grande spirito. Nonostante fossero passati quasi vent'anni non si era mai stancato di tutto quello.
Sergio si trovava vicino alla scrivania, con i suoi auricolari all'interno delle orecchie, osservando i fogli con tutti gli appunti che gli servissero, non sapeva dire quante volte li avesse letti, aveva memorizzato ormai tutti i dettagli che gli occorressero ed ormai doveva solo battere tutto al computer.
Era così concentrato su quello che stesse facendo che quando sentì bussare violentemente alla porta quasi sobbalzò dalla paura.
Era certo di essere solo, nessuno era solito rimare in ufficio fino a quell'ora, a parte lui in quel momento.
Rimosse le cuffie adagiandole delicatamente sulla scrivania, andò ad aprire chiedendosi chi fosse, non aveva la più pallida idea di chi potesse andare lì alle dieci di sera.
Aveva un po' di timore, col lavoro che faceva certe volte c'era il rischio d'incappare in qualche scandalo, ma di certo non era il suo caso visto che si occupava per di più di interviste sportive, senza toccare argomenti che potessero sconvolgere la loro carriera. Non era sua intenzione rovinarli e non era di certo uno di quei paparazzi che cercassero di infamare gli sportivi , il suo obbiettivo era sempre stato quello di raccontare eventi narrati da quest'ultimi senza inventare o modificare nulla, quindi sapeva di non aveva nulla da temere.
Afferrò la maniglia ancora con qualche leggere timore aprendo a porta che separava quel lungo corridoio da loro ufficio.
C'era un ragazzo di fronte a lui, lo conosceva bene, fin troppo probabilmente.
Il suo nome era Claudio Murano, figlio del direttore della rivista per cui da anni lavorava, l'aveva conosciuto circa quattro anni prima, era sempre stato un tipo diretto che non riusciva ad avere difficoltà nell'esporre i suoi pensieri, oltre ad essere molto audacie, tanto da essere riuscito a sedurre un uomo di diciannove anni più grande di lui.
Aveva sempre saputo di essere gay, nel corso dei suoi quarantatré anni di vita aveva intrapreso diverse storie, l'unica davvero importante era quella che aveva avuto durante la scuola di specializzazione con un suo compagno di corso, ma si lasciarono quando l'altro fu assunto in un'altra città, entrambi non avevano voglia di vivere una relazione a distanza così troncarono i rapporti.
Le labbra di quell'ultimo si fiondarono sulle sue con una velocità incredibile che non ebbe neanche il tempo di chiedergli cosa si facesse lì a quell'ora.
Aveva sempre capito che quel ragazzo provasse una forte attrazione per lui, agli inizi lo vedeva mentre l'osservava con sguardi troppo intensi, aveva intenzione d'ignorare la cosa, sopratutto visto la loro differenza d'età, ma un giorno in cui erano soli quest'ultimo lo baciò. Ammetteva a che fosse il migliore che avesse ricevuto in tutta la sua vita, quasi non credeva che fosse solo un ventiduenne, aveva una tecnica da far invidiare tutti i sui precedenti partner.
Fu in quel modo che lo sedusse, con un semplice ed appassionatissimo bacio e da quel giorno iniziarono una relazione.
Non aveva mai creduto che potesse durare per ben due anni, all'inizio pensava che Claudio si sarebbe stancato presto, ma non fu così e lo dimostrava la passione con cui stesse muovendo la lingua nella sua bocca in quel preciso istante.
«Ciao Sergio.» disse il ragazzo dopo aver staccato le labbra dall'altro.
«Cosa ci fai qui?» Sapeva che fosse fuori città per un servizio fotografico e non doveva tornare prima del meriggio successivo
«Sono riuscito a liberarmi prima.» Gli disse abbracciandolo. «Mentre passavo per questa strada ho visto la tua Hyundai, così ho pensato di vederti.» lo strinse forte a se prima di avvicinare le sue labbra all'orecchio del più grande. «Mi sei mancato.» sussurrò …
«Claudio.»
Certe volte non sapeva come facesse un ragazzo così giovane ad essere interessato in questo modo ad una persona che aveva diciannove anni in più, ma quelle parole in qualche modo gli diedero l'impressione che l'altro tenesse a lui più di quel che avesse immaginato.
La cosa migliore sarebbe stata mettere la parola fine al loro rapporto, ma ogni volta che lo vedeva la paura di perderlo s'impadroniva di lui, credeva che l'altro sarebbe andato da qualcun altro e lui non voleva che ciò accadesse, la sola paura lo terrorizzava.
Le mani di Claudio iniziarono a sfilargli la cintura dei suoi pantaloni, con una velocità ed impazienza che Sergio non avesse mai visto in precedenza.
«Fermati! Sto lavorando.» disse cercando di scansarlo.
«È da troppe settimane che non ci vediamo.»
«No, Claudio.» sentì la mano del ventiquattrenne infilarsi nei suoi boxer per cercare di stuzzicarlo. «Claudio…»
Appena avvertì quel palmo afferrargli il suo membro, sentì quell'irrefrenabile desiderio crescere che mano a mano si espandeva fino a farlo diventare duro.
«Claudio, smettila! Ho un'intervista importante da scrivere.»
«Sembra che qui sotto non sia d'accordo.»
Quel ragazzo non accettava “no” come risposta, era talmente insistente che riusciva sempre a convincerlo fino alla fine, con quelle caldi, dolci, intensi gesti, con quale riusciva sempre a farlo cadere ai propri piedi.
«Sergio, lo so che tu mi desideri.» sussurrò all'orecchio con un tono caldo ed eccitato. «Guarda il tuo corpo come risponde al mio tocco, sembra che abbia sentito la mia mancanza.»
«Ferm… ah… ti…»
«Inizi già a gemere? Ti sono proprio mancato allora.»
Non avrebbe mai potuto trattenersi, quando lo masturbava il suo corpo si paralizzava e non riusciva a fare nient'altro se non perdersi fra le braccia di quel di quel giovane tanto abile.
«Ah… Claudio.»
Quei movimenti frenetici e stimolanti, erano così eccitanti che il suo corpo non poteva fare a meno di riscaldarsi e sciogliere fra quelle calde ed esperte mani.
«Claudio… Claudio!»
Farsi masturbare da un ragazzo di diciannove anni più giovane, doveva essere una cosa impensabile, sbagliata. C'era troppa differenza d'età, eppure nonostante sapesse tutto quello non riusciva a sottrarsi a quel crescente piacere che lentamente lo portavano all'orgasmo.
«Ah… sto… venendo…»
La voce calda ed eccitante di Sergio era una delle cose più meravigliose che avesse mai sentito, l'avrebbe ascoltato gemere per ore e ore intere, senza mai stancarsi.
Quell'uomo aveva sempre suscitato su di lui uno strano effetto, da quando l'aveva visto la prima volta in quell'ufficio con un espressone così seria, concentrata su quello che stesse facendo, tanto subito farlo suo.
I loro diciannove anni diciannove anni di differenza non avevano mai avuto la benché minima importanza, certo erano forse troppi, ma finché dentro di lui sentiva quell'irrefrenabile desiderio che lo spingeva a possederlo e quei sentimenti che crescevano riscaldando il suo petto, avrebbe continuato a stringerlo a se fra le sue braccia.
«Sembra che ti sia piaciuto.» sussurrò all'orecchio per poi morderlo. «Sei così invitante.» Iniziò a baciare il collo del quarantatreenne assaporando con gran gusto quella meravigliosa pelle mentre con le proprie mani iniziò a sbottonare la camicia bianca con righe azzurre che l'uomo stesse indossando.
Con le sue dita iniziò a sfiorare la pelle ormai libera da quell'indumento per poi passarci sopra le sue calde e bollenti labbra.
«Ah…» ansimò il giornalista. «Claudio.»
I suoi gemiti erano pura gioia per le proprie orecchie, ammetteva che aveva una certa soddisfazione nel sentirli, semplicemente significava che Sergio stesse apprezzando quelle carezze riservate esclusivamente a quel magnifico e seducente corpo.
«Ti piace proprio quando ti bacio in questo modo.» scese sul suo ventre nella prossimità del suo ombelico che incominciò a leccare e succhiare con una certa voga.
Amava riservare quei dolci trattamenti a quell'uomo, i preliminari perché permettevano di provare istanti piacevoli che intensificavano il loro rapporto permettendo ad entrambi di appagarsi.
«Ah… Claudio.»
«Il tuo corpo sembra sentire la mai mancanza.» disse mentre con una mano rimosse il boxer di quell'attraente uomo.
C'era ancora dello sperma all'interno di quel tessuto, nonostante la maggior parte si fosse riversata all'interno dei suoi pantaloni, ne prese una manciata sulle sue dita aveva intenzione di lubrificare quella fessura così profonda e stretta.
«No! non usarlo.» disse Sergio cercando di scansarlo.
«Non ho nient'altro.» rispose infilando le sue dita all'interno del suo magnifico quarantatreenne.
«Claudio… ah…»
«Godi già solo con due dita.» osservò l'altro continuando il suo lavoro di preparazione. «Quando di entrerò dentro che reazione avrai?» chiese sussurrando alle sue orecchie
«Sta zitto e muoviti.»
«Oh a quanto pare mi vuoi davvero dentro. Sergio…» disse atterrando l'altro sul pavimento prima di penetrarlo col suo membro duro.
Quando sentiva quei movimenti frenetici nel suo corpo, quelle spinte intense che ogni volta gli sfioravano la prostata, fu travolto da ondate di piacere che inebriarono completamente il suo corpo
Uno dei motivi per cui rimandava sempre era quella magnifica sensazione che tormentava dolcemente il suo corpo, si diceva ogni volta “solo un ultima volta e poi lo mollo.” ma il desiderio era così forte che prendeva sempre il sopravento, lasciarlo gli era impossibile, ormai aveva lasciato un segno indelebile nel suo cuore. Nonostante Claudio fosse più giovane di lui, aveva iniziato a provare dei sentimenti troppo profondi per quel ventiquattrenne.
Era il partner più abile che avesse avuto, precedentemente doveva aver avuto altri compagni, magari altre esperienze che fecero maturare la sua tecnica, persone che come lui non potevano far al meno di cadere ai suoi piedi. Probabilmente aveva anche qualcun altro, perché era impensabile che un così giovane amasse in quel modo stare con un umo più grande di lui, ma al solo pensiero un ostilità prese il controllo di se desiderando di essere il solo posseduto in quel modo.
«Ah… Claudio, ti prego… non andare con nessun altro oltre me.» disse in preda a quel piacere che gli aveva completamente paralizzato la mente.
«Sergio, sei l'unico che io desideri.» avvicinò le sue labbra a quelle del giornalista.
Fu un bacio passionale che travolse entrambi portandoli a provare sensazioni così intense da far battere così fortemente i loro cuori che entrambi riuscirono a sentire il suono dell'altro.
«Ti amo.» disse Claudio rivolto a quell'uomo che sotto di se non smetteva di ansimare e tremare.
«Claudio…» abbracciò quel ragazzo tenendosi stretto quel corpo.
«Ti prego, accetta i miei sentimenti.» sussurrò all'orecchio con un dolce e caldo tono che travolse completamente il suo corpo.
«Ti amo anche io.»
Era inutile, aveva più volte cercato di opprimere nel suo petto i sentimenti che provava per il più giovane, non poteva stare senza quel ragazzo, lo amava, avrebbe voluto stare con lui ma era sempre stato spaventato dalla loro differenza di età, ma non gli importava più nulla, desiderava solo restare fra le braccia del suo amato ventiquattrenne.
Dopo essere stati assieme, Claudio era restato al fianco di Sergio osservarlo lavorare. Per lui era sempre stata una gioa ammirarlo davanti a quello schermo, osservare quel volto completamente concentrato sul quelle interviste, era stato grazie a lui che aveva deciso di entrare in quel mondo, avrebbe voluto sempre far coppia con quel magnifico uomo, magari accompagnare gli articoli con le sue fotografie così da vedere su carta i loro nomi assieme, Articolo di: Sergio Velardi Fotografie di: Claudio Murano, era il suo più grande sogno e sperava che almeno una volta avrebbero potuto collaborare.
Passò una mano sui capelli folti del quarantatreenne, quando dormiva aveva un volto così rilassato, avrebbe tanto voluto vederlo al suo fianco, magari dopo una calda notte di passione, ma per ora era impossibile.
«Buonanotte.» sussurrò al suo orecchio mentre mise la sua giacca sulle spalle di quell'uomo, per poi dargli un caldo bacio sulla fronte del suo amato giornalista.