mercoledì 5 febbraio 2014

Sogni d'oro

Titolo: Sogni d'oro
Prompt: «Buonanotte e sogni d'oro.»
Fandom: Torchwood
Pairing: Ianto Jones/Jack Harkness,
Parole: 1021
Avvertenti: OOC

Era intento ad osservare intentamente il volto addormentato di quell'uomo, aveva sempre suscitato uno strano fascino su di lui, non sapeva da cosa fosse indotto ma n'era attratto in una maniera particolare, fin dalla prima volta in cui avesse posato i suoi occhi su quella figura così imponente e maestosa.
«Jack.» sussurrò all'orecchio dell'uomo disteso al suo fianco su quell'enorme letto «Jack…»
«Ianto.» disse il capitano aprendo gli occhi finendo per incrociare i suoi occhi con quelli dell'altro.
Appoggiò le sue labbra sulle quelle tanto attraenti di Jack che le ricambiò senza problemi.
Amava i baci del capitano, erano così intensi e passionali, rimaneva sempre in qualche modo travolto da quell'affascinante ex ufficiale americano.
«Ianto, vuoi tentarmi?» domandò dopo aver staccato la sua bocca.
«E se anche fosse? Lei cosa farebbe?»
«Credo che tu conosca già la risposta.»

Avvicinò le mani sul volto dell'altro stavolta fu lui a prendere l'iniziativa.
Nella sua vita aveva avuto diversi amanti, si era anche sposato alcune volte, amava vivere il suo presente, nonostante quell'eternità fosse insopportabile e la sofferenza quando i suoi amori morissero era troppo atroce, già aveva perso troppe persone a lui importanti, sapeva che avrebbe dovuto rinunciare anche a Ianto prima o poi, ma sperava con tutto se stesso che quel giorno arrivasse il più lentamente possibile.
Iniziarono entrambi con passione a togliere i vestiti l'uno dell'altro gettandoli incuranti di dove cadessero. In pochi secondi si ritrovarono completamente nudi pronti per passare un'intensa serata assieme.
Quando Ianto lo tentava in quel modo sussurrando il suo nome con quella dolcezza e quando lo tentava baciandolo, non poteva resistere perdendo il controllo, per questo aveva avvicinato la sua bocca sul petto dell'altro incominciando quei preliminari che rendevano le loro serate così intense e gradevoli.
«Jack… »

Nessuno poteva sapere quanto amasse Jack, il suo amato capitano, l'uomo che era riuscito a fargli dimenticare la ragazza che aveva amato fino a pochi anni prima e che aveva perso due volte, Lisa la sua ex che diventata Cyberman era stata uccisa dallo stessa persona che in quel momento stava con lui. L'aveva odiato per averla uccisa, avrebbe voluto che morisse, ma in qualche modo era riuscito a far breccia nel suo cuore conquistandolo come mai nessun altro fosse riuscito. Desiderava passare tutta la sua vita con lui, magari trascorrere la vecchiaia assieme a quel tipo, sarebbe stato un bellissimo sogno, desiderava trascorre tutti i giorni della sua vita assieme a lui.
«Ah… Jack.»

Continuava a baciare il corpo di Ianto, aveva intenzione di fargli perdere la testa e che lo supplicasse di continuare, di farlo suo ancora una volta e con passione entrare dentro di lui e spingere finché aveva la forza in corpo.
«Jack… »
Era certo che quel momento stesse per giungere, riusciva a sentire l'eccitazione diventare sempre più dura fino a quando quel desiderio gli avrebbe impedito di controllare le sue forze.
«Jack… ti voglio.»
Lo sapeva che non avrebbe retto per ancora molto, aveva un certo intuito per queste cose, in fondo era stato assieme per così tanto tempo da aver capito quali fossero i limiti l'uno dell'altro.
«Anche io Iato.» sussurrò all'orecchio. «Girati.»
«Sì.»

Non poteva non assecondare quelle richieste, come avrebbe potuto rifiutarlo? Lo desiderava fin dentro il suo midollo osseo, quindi era pronto ad accettarlo di farlo in qualsiasi posizione senza obbiettare.
Le dita di Jack le sentì entrare all'interno del suo ano sentendo qualcosa di freddo e cremoso, di sicuro era il lubrificante ce usava tutte le volte. Solo con quel suo indice ed anulare riusciva a far accaldare il suo corpo, gli bastava sentirle muoverle e ad ogni loro movimento avvertiva dei piacevolissimi brividi che man mano diventavano sempre più intensi fino a farlo venire senza che lo toccasse in altro modo.
«Sembra che il tuo corpo non abbia resistito neanche stavolta.» sussurrò all'orecchio dell'altro osservando il suo sperma colorare sul quelle lenzuola «Sono così bravo?» chiese rimuovendo le sue dita per potere finalmente entrare in lui.
«Lei è bravissimo.» disse impazientemente.
«Anche tu…» disse mentre lo penetrava. «… Lo sei.»

Aveva avuto un sacco di amanti, ma nessuno lo faceva sentire bene come Ianto, quando si trovava dentro di lui come in quel momento uno strano ed intenso calore si espandeva all'interno del su cuore, era una sensazione travolgente che desiderasse provare ancora e ancora, non avrebbe mai voluto abbandonarlo, ma era inevitabile, prima o poi l'avrebbe visto morire di vecchiaia e sperava che restasse giovane e bello per l'eternità, così da viverla assieme.
Spingeva dentro quella piccola fessura senza difficoltà, era così scivolosa per il lavoro che aveva fatto, si muoveva facilmente incominciando a stimolare la prostata che avrebbe dato al suo compagno quel piacere intenso e travolgente che avrebbe stravolto ancora una volta il suo amato collega.

Se solo le sue dita era in grado di farlo venire, nessuno poteva immaginare cosa provasse il suo corpo quand'era completamente dentro di lui, andava in totale estasi, quei colpi erano, così… così… no, non poteva descriverlo a parole era qualcosa di troppo intenso per poter metterlo su carta, avrebbero dovuto inventare delle nuove parole, perché davvero lui non ci riusciva e mai avrebbe potuto esprimersi.
“Sto venendo di nuovo… ” pensò Ianto.
Certo con tutte stimolazioni della sua prostata ovvio che avvarrebbe avuto un'altra erezione, ormai erano all'ordine del giorno, ogni volta ne aveva due o tre duranti i rapporti sessuali con Jack, aveva qualcosa quell'uomo a cui il suo corpo non riusciva a resistere.
«Sei venuto ancora?» costatò vedendo quel liquido colorare. «Sai una cosa, anch'io sto venendo anch'io.»

Erano entrami intendi ad osservare gli occhi dell'altro perdendosi in quelli sguardi desiderando di passare quante più serate possibili assieme.
Il capitano mise un bracciò attorno alle spalle dell'altro tenendolo stretto a se quando più potesse, voleva tenerlo vicino quando più a lungo possibile, voleva vivere il suo presente con lui e dormire vicini in quel modo, erano forse gli attimi in cui più lo sentiva suo.
«Buonanotte e sogno d'oro.» sussurrò il capitano all'orecchio dell'altro.
«Buonanotte anche a lei.»
Si addormentarono vicini, incuranti del fatto che quella loro felicità presto avrebbe avuto termine.

NOTE
Tredicesima ed ultima entrata per il P0rn Fest. Stavolta ho deciso di scrivere qualcosa su Torchwood, ed è anche la prima volta che ho scritto qualcosa su un telefilm.
Purtroppo dalla fretta non l'ho corretta con troppa cura ed è probabile che ci saranno diversi errori nel testo.

domenica 2 febbraio 2014

Sogno Erotico

Titolo: SognoErotico
Prompt: Sogno Erotici
Fandom: Psycho-Pass
Pairing: Kugami Shinyax Ginoza Nobuchika
Parole: 712
Avvertenti: OOC






No! È impossibile!”
La sola idea che quell'esecutore in quel momento lo stesse leccando in quel modo, era senza dubbio la cosa più assurda dell'intero universo.
La sua lingua non può farmi questo...”
La sentiva, era così morbida e bagnata, percorreva più e più volte quell'asta dura come una roccia.
No! Non può star accadendo davvero!”


Come può farmi una cosa simile, con così tanta naturalezza?”
. «Kou... gami... ah!» Gemette l'ispettore. «Fer... m...ah...»
Perché il mio corpo freme in questo modo?”
Se lo chiedeva Ginoza, senza riuscire a darsi una risposta.
Il suo corpo era travolto da quelle sensazioni che mai prima di allora avesse immaginato di poter avvertire. Erano così intense, vive, il suo corpo non riusciva a resistere a tutto quello sciogliendosi lentamente fra le mani di quell'uomo intento a fargli qualcosa di così terribilmente piacevole.

C'è qualcosa che non va in me!”
Era sconvolto, completamente stravolto, gli sembrava così strano star apprezzando tutto quello.
Perché è così piacevole?”
Gli sembrava impossibile che stesse gradendo una cosa del genere.
Siamo entrambi maschi...”
La cosa era impensabile per il giovane ispettore, due persone dello stesso sesso non potevano fare cose simili.
È biologicamente impossibile.”


La sua lingua...”
Kougami continuava a leccarlo con fare frenetico, era come come se provasse gusto nel fargli provare tutte quelle cose e tormentarlo in quel modo.
... perché mi fa questo?”
Avrebbe voluto conoscere il motivo per cui il suo sottoposto gli stesse facendo una cosa simile, chiedere quali fossero le intenzioni di quel tipo così disinvolto, che in pochi istanti si era ritrovato addosso così come se niente fosse.

Perché non riesco ad oppormi?”
Desiderava fermarlo, usare la forza per scappare lontano da quel maniaco, voleva interromperlo, ma il suo cervello non riusciva ad inviare segnali al suo corpo. La sua mente era completamente inebriata da quello strano piacere che lentamente cresceva in lui.
Perché?! Perché?! Perché?!”

«Kou... gami... h...» Ansimò quando avvertì quest'ultimo prendere la sua erezione fra le sue labbra
Cosa? Il mio corpo...”
Come poteva descrivere quello che in quell'istante stesse provando? Non riusciva a capire neanche lui cosa stesse esattamente sentendo, sapeva solo che fosse la cosa più intensa, piacevole e passionale che avesse mai sentito.
Io... Perché io...”
L'ispettore sentiva esplodere un calore che man mano si espandeva nel suo corpo con una forza così penetrante che gli pareva quasi di star perdendo i sensi.
«Ah... Kougami!» Gemette. «Kougami! Kougami!»
Le mie mani... cosa non riesco a fermarle...”
Prese i capelli del suo subordinato fra le sue mani avvolgendoli nelle le sue calde dita, non seppe perché lo fece fu un impulso che non seppe trattenere.
Non riesco a controllarmi!”
Iniziò a muoverle con fare frenetico, non riusciva a fermarle. Il suo corpo era completamente in balia di quello che l'esecutore gli stesse facendo provare.

Devo fermarmi... io... io...”
«Kou... Kougami...!» Sentiva che ormai stesse per raggiungere il suo limite, quel piacere lo stava travolgendo completamente, così intenso, così forte, era al limite della sopportazione umana.. «Kougami sto venendo!»

L'ha ingoiato?”
Sentì il suo ex collega staccare le sue labbra, solo dopo che il suo sperma fosse fuoruscito.
È un mostro!”
Non riusciva a comprendere quel gesto, come aveva potuto mangiare una cosa simile? Era impossibile che l'avesse fatto sul serio.

Cosa sta...”
l'esecutore aveva incominciato ad osservarlo intensamente negli occhi, rimase paralizzato dalla profondità di quelle iridi grigie che avevano una luce ardente negli occhi, rimanendone attratto in una maniera incredibile.
...Kougami?”
«Gino.» Sussurrò avvicinando le labbra a quelle del suo superiore. «Gino...»
Non riusci a trarsi indietro, accettando quel bacio senza opporre resistenza.

Ginoza si svegliò di soprassalto ritrovandosi nel letto dove poche ore prima si era diretto per recuperare le energie consumate a lavoro.
Cosa?!”
Cos'era quella sostanza nella sua mano? Riusciva ad intravedeva quel bianco liquido colare e finire sul candido lenzuolo pulito e profumato.
Sperma?!”
Non riusciva a credere ai suoi occhi, era impossibile che si fosse masturbato senza accorgersene, sopratutto non quando il soggetto del sogno fosse uno come Kougami.
No! Non posso aver fatto una cosa simile!”

Da quel giorno Ginoza Nobuchika non ebbe più sogni tranquilli.

Cognati

Titolo: Cognati
Prompt: Sesso col Cognato
Parole: 479
Serie: Original
Rating: Rosso.
Disclaminer: Tutti i riferimenti a fatti e persone reali è puramente casuale.


«Tiziano non poso fare questo a mia sorella.» Disse impedendo a quell'uomo, suo coetaneo, di prendere fra le mani la sua erezione. «Sei mio cognato.»
Sembrava non voler sentire ragioni continuando nella sua impresa.
«Non verrà mai a saperlo.» Sussurrò all'orecchio del cognato. «Fabio, lasciati andare.»
Era stato tutto così improvviso, quel bacio dato in preda a qualcosa che nessuno dei due si seppe spiegare. Le loro labbra poggiate l'una su quella dell'altro, le loro lingue che non avevano intenzione di abbondare l'altra, infine ci furono le loro erezioni che prepotentemente avevano preso possesso dei loro corpi.
«In che modo hai intenzione di fartela passare?» chiese all'altro.
«Io, non lo so...» rispose
«Ora ci penso io, sta tranquillo e rilassati.»
Lui e Barbara era sposati da cinque anni. Era impensabile che si facesse toccare in quel modo da Tiziano come avrebbe potuto guardare sua sorella gemella in faccia? Stava traendo sua fiducia, facendo qualcosa che mai si sarebbe accettato..
La mano di suo cognato che lentamente aveva iniziato ad accarezzare il suo pene eretto, gli stava facendo provare sensazione terribilmente piacevoli, eppure quel senso di disgusto per se steso non voleva abbandonare il suo stomaco. Ancora si chiedeva come avesse fatto a eccitarsi per il bacio di suo cognato, ma appena aveva sentito la lingua nella sua bocca non era riuscito a trattenere quella forza che s'impadronì di lui.
«Ah.»
«Sembra che ti stia piacendo.» Costatò quando lo sentì ansimare
«Zitto, ah... nhn.»
Non poteva credere fosse così piacevole essere masturbato da un altro maschio, forse erano quelle dita ruvide e callose del cognato a rendere tutto così tanto gradevole? Sentiva addosso un crescente senso di beatitudine che cullò il suo corpo finché non venne nel caldo palmo di quell'uomo.
Non posso averlo fatto davvero!” Pensò disperatamente Fabio.
Come poteva essersi fatto toccare dal marito della sua amata gemella? Desiderò sparire dalla faccia della terra, non poteva più definirsi suo fratello, non dopo quello che gli aveva fatto.
Voleva scappare il più lontano possibile da quella casa, andare in un luogo sperduto dove nessuno l'avrebbe potuto raggiungere, nemmeno quel senso di colpa che gli stesse opprimendo il petto.
«Fabio.» Sentì sussurrare il ragazzo all'orecchio. «Non resisto più.»
Sentiva la forte erezione di Tiziano farsi spazio per entrare dentro di lui, non poteva fare anche questo a Beatrice, non voleva che quest'ultimo tradisse in quel modo la moglie, ma era troppo tardi, ormai quel pene era già entrato e aveva iniziato a spingere all'interno di quel buco stretto e profondo.
Non poteva descrivere le stupende sensazioni che quel giorno provò, il suo corpo mai prima di all'ora aveva sentito qualcosa di così piacevole ed intenso, quelle spinte all'interno di quella fessura erano state in qualche modo capaci di creare in lui dei desideri che mai si sarebbe aspettato di sentire.
Da quel giorno i due iniziarono una relazione clandestina.

Gelato al cioccolato

Titolo: Gelato al cioccolato
Prompt: Mangiare gelato in modo non convenzionale
Parole: 287
Serie: Original
Rating: Rosso.
Disclaminer: Tutti i riferimenti a fatti e persone reali è puramente casuale.

Quando Geremia si era presentato da lui con quella che sembrava solamente una vaschetta di gelato, Maurizio non ci aveva trovato nulla di strano ed insolito, fino all'istante in cui gliela porse e sussurrò all'orecchio.
«Spalmamelo addosso.»
A volte il ragazzo si chiedeva cosa passasse nella testa del suo compagno, aveva sempre idee insolite, come sesso in costume, giochi di ruolo, quella forse era stata la cosa più strana che potesse richiedergli, ma cerva sempre di assecondare quelle sue perversioni.
Con il suo dito prese una mangiata di quel gustoso dolce al sapore di cioccolato passandolo sul muscoloso petto del suo partner ricoprendo completamente il torso di quel giovane.
«Leccami.»
Acconsentì anche quella richiesta incominciando a rimuovere con la sua lingua quel cremoso composto dal corpo del suo ragazzo.
Sentiva il corpo di Geremia fremere, probabilmente stava trovando tutto piacevole, ammetteva in fondo anche lui stava trovando eccitante la cosa.
Notò subito l'erezione dell'altro e non poteva essere più soddisfatto di così, amava giocare in quel modo con Maurizio e sapere che anche l'altro lo gradisse gli faceva crescere una gran voglia.
Adesso era il su turno per appagare il partner, così prese il gelato per cospargerlo sul suo membro duro.
«Cosa fai?» chiese rivolto al ragazzo che aveva incominciato a leccargli il pene ricoperto quel dolce al cioccolato.
Geremia non rispose mangiando prima il gelato sull'erezione per poi prenderlo in bocca praticargli del gustoso sesso orale.
«Fermati.»
Non sembrava aver intenzione di smetterla e fra tutti quelle spinte Maurizio venne nella bocca del suo ragazzo che non si staccò ingoiando tutta l'essenza del suo fidanzato.
Da quel giorno Geremia decise che l'unico dolce che avrebbe mangiato sarebbe stato quel gustoso pene ricoperto di gelato al cioccolato.


NOTE
Decima entrata per P0rn Fest.
Non sono molto brava a scrivere Flashfiction ed stata più un allenamento che qualcosa di scritto con serietà, in genere mi piace scrivere cose abbastanza dettagliate, ma sto provando a scrivere anche qualcosa di più corto sperando di migliorare.
I personaggi in futuro è probabile che io li riusi.

Narimir

Titolo: Narimir
Prompt: “Ti sporcherò l'anima”
Fandom: Original
Parole: 1546
Disclaminer: Tutti i riferimenti a fatti e persone reali è puramente casuale.

Per sporcare l'anima degli esseri umani non c'era niente di meglio del sesso. Nello sperma dei demoni non c'erano spermatozoi con cui gli altri esseri viventi procreassero, quest'ultimo infatti era formato da piccole particelle malefiche che una volta insinuate nei loro corpi, iniziavano a corrodere quello splendente candore per renderlo di un bellissimo colore scuro che non avrebbe permesso loro di avere la benedizione necessaria per essere ascolti in paradiso.
Era questo lo scopo di Narimir, uno dei più grandi e potenti esseri malefici che il mondo avesse conosciuto, il suo compito era quello di insudiciare quanti più uomini possibili per impedire la loro salvezza. Nel suo lavoro era il migliore, gli bastavano poche volte, in genere due o tre, per riuscire ad avvelenare lo spirito delle sue prede, però in alcuni casi, alcuni di loro avevano essenze talmente pure e candite che anche per uno con le sue capacità erano difficili da corrompere.
L'ultimo caso del demone era particolarmente tosto, durante la sua caccia all'uomo fu attratto dall'anima di un giovane giapponese poco più che ventenne di nome Watanabe Kouichi. Non aveva mai avvertito qualcuno con un'aura limpida come quella di quel ragazzo, aveva uno splendore quasi accecante, per questo decise di farlo cadere in un oscurità senza fondo.
Ti sporcherò l'anima!” pensò Narimir eccitato all'idea di far decadere un essere tanto puro.

Era da quasi un mese che lavorava sull'anima del giapponese cercando di sedurlo con tutti i mezzi che conoscesse, sapeva di essere sulla buona strada quando stava con quell'umano avvertiva l'oscurità che lentamente divorava il suo spirito, ma occorreva ancora più preparazione per impedire l'assoluzione di quel ragazzo.
Il demonio avvicinò le sue sporche ed insudici labbra all'orecchio dell'umano soffiando dolcemente in quel piccolissimo buco.
«Ah…» Sussultò l'umano
Quant'è ingenuo.” pensò l'essere malvagio nel vedere quanto il corpo di Kouichi ormai amasse quelle oscure carezze che gli riservava.
«Kouichi…» Sussurrò per eccitarlo ancora di più con la sua calda e seducente voce di cui i demoni erano dotati per far cadere gli umani fra le loro braccia. «Sei bellissimo.»
«Ah… continua.» Disse il ragazzo ignaro di quello che in realtà stesse subendo.
«Ok…» Disse dolcemente nuovamente con lo stesso tono usato in precedenza.
Narimir iniziò a baciare quel corpo come ormai faceva da tre settimane e mezzo, aveva un sapore delizioso e man mano che la sua anima iniziasse a sporcarsi, diventava ogni istante più gustoso, non vedeva l'ora di assaporarlo quando fosse completamente travolto dalla sua malvagità.
Sentì la mani del ragazzo fra i suoi lunghi e setosi capelli color pece, le dita dell'umano iniziarono a scivolare fra le sue ciocche, sembrava che agli uomini piacesse fare quella cosa, anche lui delle volte ci aveva provavo e in effetti era una sensazione che aveva trovato gradevole e creava un atmosfera che non guastava ai suoi scopi.
Si avvicinò a pettorali di Kouichi per poi iniziare tormentare i capezzoli succhiandoli con una forza e voga che sapeva gli avrebbe fatto perdere la testa.
Lo sentiva gemere, quei suoni così caldi e meravigliosi inebriavano l'aria. Era la prima volta che si eccitava con un umano così facilmente, quel ragazzo aveva qualcosa che l'attirava più di qualsiasi altra sua preda precedente, ed essere proprio la sua anima così difficile da corrodere a fargli quello effetto.
Rimosse delicatamente gli slip banchi che l'umano stesse indossando in quell'istante, quella biancheria era affascinante, trovava che gli mettesse in risalto le sua parte intime e si eccitava già solo a poggiare gli occhi su di essi.
Iniziò a leccare i testicoli del giapponese per stimolare quel membro, uno delle cose che più eccitava gli umani da quello che avesse avuto modo di costare nei suoi quattrocento anni di vita, era che amassero in particolar modo il sesso orale, anche Kouichi sembrava apprezzare molto quella pratica, per questo ogni volta che andasse da lui era una delle prime cose che gli praticasse prendendo nella sua malefica bocca quel pene tanto caldo e duro.
«Ah… Nhn… ah…» Ansimò sentendo la lingua dell'altro sulla sua crescente erezione.
Gli piaceva proprio quando l'iniziava a succhiare con quella voglia, lo capiva dai piccoli gesti del giapponesi, le sue mani nei capelli, quelle calde dita che lentamente gli accarezzavano il cuoio capelluto, e quelle corte unghie che sfioravano la pelle del suo cranio, aveva iniziato lentamente ad apprezzare anche lui quelle sensazioni.
Narimir aveva sempre preferito sedurre gli uomini alle donne, semplicemente perché trova le femmine meno coinvolgenti, il sesso con i maschi lo prendeva di più.
Gli umani avevano una parola per descrivere quello, se ricordava bene doveva essere omosessuale, a lui era sempre piaciuto definirsi così e in fondo la cosa non gli dispiaceva poi tanto, perché trovava che fossero davvero fantastici e deliziosi.
Continuava nella sua impresa attendendo con impazienza il momento in Kouichi avrebbe raggiuntato l'orgasmo, che secondo i suoi calcoli, sarebbe avvenuto a breve tempo, rimaneva sol sentire l'altro dare il segnale a voce.
«Sto venendo!»
Eccolo infatti, quelle due parole ormai aveva imparato a riconoscerle ancora prima che l'altro le pronunciasse, era stato tutti i giorni con quel ragazzo, aveva memorizzato tutto su di esso, sapeva l'istante i cui si sarebbe eccitato e quello in cui sarebbe venuto nella sua calda e sporca bocca.
Ingoiò tutto lo sperma del ragazzo non facendone versare neanche una goccia. Aveva sempre amato il sapore di quella sostanza, fin dalla prima volta che aveva sedotto un uomo e quello di Kouichi era il più buono che avesse mai avuto modo di provare.
«Ora te lo metterò dentro.»
Ormai anche il suo pene era diventato bello e duro, se non sarebbe venuto all'interno di quelle calde e bollenti natiche, il suo corpo sarebbe impazzito.
Con un solo e preciso colpo affondo nell'ano del giapponese che appena avvertì quelle possenti e maestose spinte finì col perdere completamente la testa.
Aveva fatto suoi molti umani, ma quel ragazzo senza dubbio era il suo preferito, così caldo stretto bollente, era capace di fargli provare sensazioni mai sentite, passioni che il corpo non aveva mai avvertito. Certe volte desiderava che quell'anima restasse pura per sempre in modo da porte fare sesso per quanto più tempo possibile.
«Sei fantastico Kouichi.» Sussurrò all'orecchio con la sua sensuale voce sperando di far aumentare ancora di più il piacere in quel bollente corpo.
«Ah…» Gemette l'umano aggrappandosi al corpo del demone abbracciandolo più stretto che potesse. «Ah… anche tu se fantastico.»
Narimir si sentiva estremamente soddisfatto, quelle parole gli facevano capire quanto ormai stesse diventando dipendente da tutto quello, desiderava essere posseduto e questo implicava che la sua anima stesse marcendo proprio come avesse sperato, perché più l'altro lo voleva più quell'oscurità lo divorava lentamente. Aspettava con impazienza il giorno di vederla completamente nera.
«Sto venendo!» Disse all'orecchio del ragazzo riversando tutta la sua malvagità all'interno di quel magnifico corpo.

A volte Kouichi si domandava chi fosse il tipo tanto affascinante che ogni sera da quasi un mese gli facesse provare sensazioni così vive ed intense. Quella passione travolgente che avvertiva gli faceva desiderare ancora e ancora quell'individuo misterioso che compariva sempre nella sta stanza in un mare di fumo nero e svaniva nella medesima maniera.
Agli inizi pensava fosse solamente un dolce sogno, ma se fosse stato così non si sarebbe ritrovato con tutti quei succhiotti sparsi sul suo corpo. Aveva solo capito che non fosse un umano, probabilmente si trattava di qualche essere narrato dalle antiche leggente, ma non gli importava cosa realmente fosse, se lo facesse sentire così bene avrebbe accettato di tutto da quell'essere.
Ormai aspettava solo il suo arrivo, ogni sera appena si coricasse impazientemente sperava di vedere quella persona dal viso così angelico. Non era mai stato attratto da un uomo, era la prima volta che desiderasse essere posseduto in quel modo, ma quel tipo dai capelli così lunghi e neri emanava un fascino ultraterreno a cui era certo nessuno avrebbe resistito.
Dalla prima volta che l'aveva visto avvicinarsi era stato paralizzato rimanendo vittima di quel dolce e passionale tipo che tormentava dolcemente il suo corpo creandogli una dipendenza assoluta.
Doveva sapere il nome di quel tipo, come poteva fare se non sapesse come si chiamasse quell'uomo che tanto desiderava? Lui sapeva il suo, dall'inizio l'aveva chiamato “Kouichi” sussurrandolo al suo orecchio con dei torni seducenti ai quali non riusciva mai a resistere, e anche lui voleva usare gli stessi toni con quel meraviglioso e bellissimo uomo.
«Non andartene!» Gridò abbracciando ignaramente il corpo di Narimir.

Il demone era rimasto abbastanza stupito dal gesto di quell'umano, sentiva le sue braccia avvolgerlo completamente.
Non aveva mai prima di allora chiesto una cosa del genere e si domandava cosa stesse passando nella testa di Kouichi. Avrebbe tanto voluto saperlo, per questo assecondo quell'umano, era curioso di sapere di più su quell'ingenuo ragazzo.
«Ti prego, dimmi il tuo nome.» Sentiva una vena di disperazione nella sua voce e questo fece gioire il demonio che sfoggiò un sorriso soddisfatto, era quasi pronto un altro po' e sarebbe stato maledetto per l'eternità.
Avvicinò la sua infame bocca all'orecchio del giapponese, ansimando all'interno del padiglione.
«Narimir.» Sussurrò con un flebile suono che svanì nell'orecchio di quell'essere tanto puro che stesse corrompendo lentamente.
Narimir attese a lungo, ma finalmente alla quarta settimana l'anima di Watanabe Kouichi fu segnata per l'eternità.

Il figlio del capo

Titolo: Il figlio del capo
Prompt: Uno dei due è il figlio del capo dell'altro.
Fandom: Original
Parole: 1949

Disclaminer: Tutti i riferimenti a fatti e persone reali è puramente casuale, inoltri i personaggi sono maggiorenni e consenzienti.

Le registrazioni dell'ultima intervista erano al suo fianco, lì pronte ad essere ascoltate e riportate su carta, stava per prendere il riproduttore per poter finalmente lavorare.
Amava il suo lavoro, era sempre stato appassionato di giornalismo, fin da bambino aveva sempre sognato di intraprendere quella carriera, per lui era un divertimento e affrontava sempre tutto con un grande spirito. Nonostante fossero passati quasi vent'anni non si era mai stancato di tutto quello.
Sergio si trovava vicino alla scrivania, con i suoi auricolari all'interno delle orecchie, osservando i fogli con tutti gli appunti che gli servissero, non sapeva dire quante volte li avesse letti, aveva memorizzato ormai tutti i dettagli che gli occorressero ed ormai doveva solo battere tutto al computer.
Era così concentrato su quello che stesse facendo che quando sentì bussare violentemente alla porta quasi sobbalzò dalla paura.
Era certo di essere solo, nessuno era solito rimare in ufficio fino a quell'ora, a parte lui in quel momento.
Rimosse le cuffie adagiandole delicatamente sulla scrivania, andò ad aprire chiedendosi chi fosse, non aveva la più pallida idea di chi potesse andare lì alle dieci di sera.
Aveva un po' di timore, col lavoro che faceva certe volte c'era il rischio d'incappare in qualche scandalo, ma di certo non era il suo caso visto che si occupava per di più di interviste sportive, senza toccare argomenti che potessero sconvolgere la loro carriera. Non era sua intenzione rovinarli e non era di certo uno di quei paparazzi che cercassero di infamare gli sportivi , il suo obbiettivo era sempre stato quello di raccontare eventi narrati da quest'ultimi senza inventare o modificare nulla, quindi sapeva di non aveva nulla da temere.
Afferrò la maniglia ancora con qualche leggere timore aprendo a porta che separava quel lungo corridoio da loro ufficio.
C'era un ragazzo di fronte a lui, lo conosceva bene, fin troppo probabilmente.
Il suo nome era Claudio Murano, figlio del direttore della rivista per cui da anni lavorava, l'aveva conosciuto circa quattro anni prima, era sempre stato un tipo diretto che non riusciva ad avere difficoltà nell'esporre i suoi pensieri, oltre ad essere molto audacie, tanto da essere riuscito a sedurre un uomo di diciannove anni più grande di lui.
Aveva sempre saputo di essere gay, nel corso dei suoi quarantatré anni di vita aveva intrapreso diverse storie, l'unica davvero importante era quella che aveva avuto durante la scuola di specializzazione con un suo compagno di corso, ma si lasciarono quando l'altro fu assunto in un'altra città, entrambi non avevano voglia di vivere una relazione a distanza così troncarono i rapporti.
Le labbra di quell'ultimo si fiondarono sulle sue con una velocità incredibile che non ebbe neanche il tempo di chiedergli cosa si facesse lì a quell'ora.
Aveva sempre capito che quel ragazzo provasse una forte attrazione per lui, agli inizi lo vedeva mentre l'osservava con sguardi troppo intensi, aveva intenzione d'ignorare la cosa, sopratutto visto la loro differenza d'età, ma un giorno in cui erano soli quest'ultimo lo baciò. Ammetteva a che fosse il migliore che avesse ricevuto in tutta la sua vita, quasi non credeva che fosse solo un ventiduenne, aveva una tecnica da far invidiare tutti i sui precedenti partner.
Fu in quel modo che lo sedusse, con un semplice ed appassionatissimo bacio e da quel giorno iniziarono una relazione.
Non aveva mai creduto che potesse durare per ben due anni, all'inizio pensava che Claudio si sarebbe stancato presto, ma non fu così e lo dimostrava la passione con cui stesse muovendo la lingua nella sua bocca in quel preciso istante.
«Ciao Sergio.» disse il ragazzo dopo aver staccato le labbra dall'altro.
«Cosa ci fai qui?» Sapeva che fosse fuori città per un servizio fotografico e non doveva tornare prima del meriggio successivo
«Sono riuscito a liberarmi prima.» Gli disse abbracciandolo. «Mentre passavo per questa strada ho visto la tua Hyundai, così ho pensato di vederti.» lo strinse forte a se prima di avvicinare le sue labbra all'orecchio del più grande. «Mi sei mancato.» sussurrò …
«Claudio.»
Certe volte non sapeva come facesse un ragazzo così giovane ad essere interessato in questo modo ad una persona che aveva diciannove anni in più, ma quelle parole in qualche modo gli diedero l'impressione che l'altro tenesse a lui più di quel che avesse immaginato.
La cosa migliore sarebbe stata mettere la parola fine al loro rapporto, ma ogni volta che lo vedeva la paura di perderlo s'impadroniva di lui, credeva che l'altro sarebbe andato da qualcun altro e lui non voleva che ciò accadesse, la sola paura lo terrorizzava.
Le mani di Claudio iniziarono a sfilargli la cintura dei suoi pantaloni, con una velocità ed impazienza che Sergio non avesse mai visto in precedenza.
«Fermati! Sto lavorando.» disse cercando di scansarlo.
«È da troppe settimane che non ci vediamo.»
«No, Claudio.» sentì la mano del ventiquattrenne infilarsi nei suoi boxer per cercare di stuzzicarlo. «Claudio…»
Appena avvertì quel palmo afferrargli il suo membro, sentì quell'irrefrenabile desiderio crescere che mano a mano si espandeva fino a farlo diventare duro.
«Claudio, smettila! Ho un'intervista importante da scrivere.»
«Sembra che qui sotto non sia d'accordo.»
Quel ragazzo non accettava “no” come risposta, era talmente insistente che riusciva sempre a convincerlo fino alla fine, con quelle caldi, dolci, intensi gesti, con quale riusciva sempre a farlo cadere ai propri piedi.
«Sergio, lo so che tu mi desideri.» sussurrò all'orecchio con un tono caldo ed eccitato. «Guarda il tuo corpo come risponde al mio tocco, sembra che abbia sentito la mia mancanza.»
«Ferm… ah… ti…»
«Inizi già a gemere? Ti sono proprio mancato allora.»
Non avrebbe mai potuto trattenersi, quando lo masturbava il suo corpo si paralizzava e non riusciva a fare nient'altro se non perdersi fra le braccia di quel di quel giovane tanto abile.
«Ah… Claudio.»
Quei movimenti frenetici e stimolanti, erano così eccitanti che il suo corpo non poteva fare a meno di riscaldarsi e sciogliere fra quelle calde ed esperte mani.
«Claudio… Claudio!»
Farsi masturbare da un ragazzo di diciannove anni più giovane, doveva essere una cosa impensabile, sbagliata. C'era troppa differenza d'età, eppure nonostante sapesse tutto quello non riusciva a sottrarsi a quel crescente piacere che lentamente lo portavano all'orgasmo.
«Ah… sto… venendo…»
La voce calda ed eccitante di Sergio era una delle cose più meravigliose che avesse mai sentito, l'avrebbe ascoltato gemere per ore e ore intere, senza mai stancarsi.
Quell'uomo aveva sempre suscitato su di lui uno strano effetto, da quando l'aveva visto la prima volta in quell'ufficio con un espressone così seria, concentrata su quello che stesse facendo, tanto subito farlo suo.
I loro diciannove anni diciannove anni di differenza non avevano mai avuto la benché minima importanza, certo erano forse troppi, ma finché dentro di lui sentiva quell'irrefrenabile desiderio che lo spingeva a possederlo e quei sentimenti che crescevano riscaldando il suo petto, avrebbe continuato a stringerlo a se fra le sue braccia.
«Sembra che ti sia piaciuto.» sussurrò all'orecchio per poi morderlo. «Sei così invitante.» Iniziò a baciare il collo del quarantatreenne assaporando con gran gusto quella meravigliosa pelle mentre con le proprie mani iniziò a sbottonare la camicia bianca con righe azzurre che l'uomo stesse indossando.
Con le sue dita iniziò a sfiorare la pelle ormai libera da quell'indumento per poi passarci sopra le sue calde e bollenti labbra.
«Ah…» ansimò il giornalista. «Claudio.»
I suoi gemiti erano pura gioia per le proprie orecchie, ammetteva che aveva una certa soddisfazione nel sentirli, semplicemente significava che Sergio stesse apprezzando quelle carezze riservate esclusivamente a quel magnifico e seducente corpo.
«Ti piace proprio quando ti bacio in questo modo.» scese sul suo ventre nella prossimità del suo ombelico che incominciò a leccare e succhiare con una certa voga.
Amava riservare quei dolci trattamenti a quell'uomo, i preliminari perché permettevano di provare istanti piacevoli che intensificavano il loro rapporto permettendo ad entrambi di appagarsi.
«Ah… Claudio.»
«Il tuo corpo sembra sentire la mai mancanza.» disse mentre con una mano rimosse il boxer di quell'attraente uomo.
C'era ancora dello sperma all'interno di quel tessuto, nonostante la maggior parte si fosse riversata all'interno dei suoi pantaloni, ne prese una manciata sulle sue dita aveva intenzione di lubrificare quella fessura così profonda e stretta.
«No! non usarlo.» disse Sergio cercando di scansarlo.
«Non ho nient'altro.» rispose infilando le sue dita all'interno del suo magnifico quarantatreenne.
«Claudio… ah…»
«Godi già solo con due dita.» osservò l'altro continuando il suo lavoro di preparazione. «Quando di entrerò dentro che reazione avrai?» chiese sussurrando alle sue orecchie
«Sta zitto e muoviti.»
«Oh a quanto pare mi vuoi davvero dentro. Sergio…» disse atterrando l'altro sul pavimento prima di penetrarlo col suo membro duro.
Quando sentiva quei movimenti frenetici nel suo corpo, quelle spinte intense che ogni volta gli sfioravano la prostata, fu travolto da ondate di piacere che inebriarono completamente il suo corpo
Uno dei motivi per cui rimandava sempre era quella magnifica sensazione che tormentava dolcemente il suo corpo, si diceva ogni volta “solo un ultima volta e poi lo mollo.” ma il desiderio era così forte che prendeva sempre il sopravento, lasciarlo gli era impossibile, ormai aveva lasciato un segno indelebile nel suo cuore. Nonostante Claudio fosse più giovane di lui, aveva iniziato a provare dei sentimenti troppo profondi per quel ventiquattrenne.
Era il partner più abile che avesse avuto, precedentemente doveva aver avuto altri compagni, magari altre esperienze che fecero maturare la sua tecnica, persone che come lui non potevano far al meno di cadere ai suoi piedi. Probabilmente aveva anche qualcun altro, perché era impensabile che un così giovane amasse in quel modo stare con un umo più grande di lui, ma al solo pensiero un ostilità prese il controllo di se desiderando di essere il solo posseduto in quel modo.
«Ah… Claudio, ti prego… non andare con nessun altro oltre me.» disse in preda a quel piacere che gli aveva completamente paralizzato la mente.
«Sergio, sei l'unico che io desideri.» avvicinò le sue labbra a quelle del giornalista.
Fu un bacio passionale che travolse entrambi portandoli a provare sensazioni così intense da far battere così fortemente i loro cuori che entrambi riuscirono a sentire il suono dell'altro.
«Ti amo.» disse Claudio rivolto a quell'uomo che sotto di se non smetteva di ansimare e tremare.
«Claudio…» abbracciò quel ragazzo tenendosi stretto quel corpo.
«Ti prego, accetta i miei sentimenti.» sussurrò all'orecchio con un dolce e caldo tono che travolse completamente il suo corpo.
«Ti amo anche io.»
Era inutile, aveva più volte cercato di opprimere nel suo petto i sentimenti che provava per il più giovane, non poteva stare senza quel ragazzo, lo amava, avrebbe voluto stare con lui ma era sempre stato spaventato dalla loro differenza di età, ma non gli importava più nulla, desiderava solo restare fra le braccia del suo amato ventiquattrenne.
Dopo essere stati assieme, Claudio era restato al fianco di Sergio osservarlo lavorare. Per lui era sempre stata una gioa ammirarlo davanti a quello schermo, osservare quel volto completamente concentrato sul quelle interviste, era stato grazie a lui che aveva deciso di entrare in quel mondo, avrebbe voluto sempre far coppia con quel magnifico uomo, magari accompagnare gli articoli con le sue fotografie così da vedere su carta i loro nomi assieme, Articolo di: Sergio Velardi Fotografie di: Claudio Murano, era il suo più grande sogno e sperava che almeno una volta avrebbero potuto collaborare.
Passò una mano sui capelli folti del quarantatreenne, quando dormiva aveva un volto così rilassato, avrebbe tanto voluto vederlo al suo fianco, magari dopo una calda notte di passione, ma per ora era impossibile.
«Buonanotte.» sussurrò al suo orecchio mentre mise la sua giacca sulle spalle di quell'uomo, per poi dargli un caldo bacio sulla fronte del suo amato giornalista.

Prima del colloquio di lavoro

Titolo: Prima del colloquio di lavoro
Prompt: Rasoio elettrico
Fandom: Bleach
Pairing: GrimmjowxIchigo
Avvertimenti: OOC, AU
Parole: 1491
Quando due persone si amavano in genere volevano passare quanto più tempo possibile assieme, per questo non era poi così strano che una coppia iniziasse a convivere, fu proprio quello che fecero Grimmjow e Ichigo che da circa un anno avevano iniziato a vivere assieme.
Avevano affittato un piccolo monolocale di Tokyo, non era chissà quanto grande, non avevano bisogno di una casa chissà quanto spaziosa, quello che avevano era più che sufficiente per essere felici.
Non c'era niente di meglio che dormire incollati l'uno all'altro dopo un intensa notte di passione come quella che i due amanti avevano trascorso la notte precedente. Amavano sopratutto svegliarsi osservando il volto assopito dell'altro, ma quel giorno non fu così.
Ichigo rimase leggermente stupito quando non trovò il compagno vicino a suo fianco, in genere non era mai stato un tipo mattiniero, aveva sempre tutto il tempo per preparargli una buona e calda colazione, e magari svegliarlo con dolcezza quando tutto ormai era in tavola pronto per essere mangiato.
Sentiva uno strano rumore venire dal bagno, era come quello ci un piccolo motore, cercò di concentrarsi sul quel suono e quasi gli parve quello del rasoio elettrico che gli aveva regalato qualche mese prima.
Entrò in quella stanza, dove effettivamente vide Grimmjow in piedi vicino allo specchio intento a radersi la sua barba incolta.
«Buongiorno.» disse Ichigo.
Aveva sempre sperato che qualche volta lo usasse, in genere sembrava che per lui fosse una scocciatura, era uno di quei tipi che si radesse solo quando aveva qualche impegno importante, quindi immaginava che quella mattina qualcosa stesse bollendo in pentola.
Personalmente amava il viso glabro del partner, non è che in quella versione gli piacesse di più per qualcosa, in fondo non gli dispiaceva, semplicemente trovava che il viso depilato gli donasse di più, anche perché metteva in risalto la sua bellissima mascella. Non ne faceva però un dilemma, se il suo ragazzo si seccasse nel radersi così spesso, accettava tranquillamente la cosa, nonostante lui lo preferisse al naturale.
«'Giorno.» ricambiò il saluto.
Sentiva un buonissimo odore venire dal suo partner, il bagnoschiuma che era solito usare emanava una fragranza eccezionale, la sua pelle era impregnata di un odore che che trovava a dir poco affascinate. Non riuscì a fare a meno di avvicinarsi e circondare le sue braccia a quel tonico e atletico corpo, per sentire quell'incredibile profumo.
Amava il fisico del suo compagno, dopo anni di palestra, che continuava ancora a praticare, si erano formato dei muscoli ben definiti e scolpiti. Era attratto in una maniera incredibile da quei pettorali e addominali, avvicinò una sua mano al quel bellissimo ventre incominciando a sfiorare con le sue dita il contorno delle sue tartarughe, sapeva che gradisse quando lo toccava in quel modo.
Con l'altro arto iniziò a stimolare le sue parti basse, quando vedeva il partner così curato e quando sentiva su di lui con quell'inteso aroma di pulito, non riusciva a calmare quegli impulsi che gli crescevano nelle viscere, quel suo irrefrenabile desiderio gli impediva di fare qualsiasi altra cosa.
«Non possiamo, fra un'ora ho un colloquio.» disse Grimmjow con un tono quasi deluso. «Anche io devo trovare un lavoro se vogliamo pagare l'affitto e racimolare qualcosa per le emergenze. »
In effetti aveva ragione, con un solo stipendio a stento riuscivano a pagarlo, lui lavorava come cameriere in un piccolo ristorante italiano, non era forse l'impiego più redditizio del mondo e bastava a stento a mantenerli, le bollette erano davvero care e da solo non riusciva più a sostenerle. Trovava in fondo che fosse positiva la responsabilità che volesse assumersi, ma un tipo come lui non sarebbe riuscito a trovare facilmente qualcosa, lo dimostravano tutti i colloqui che in quel mese avesse tenuto, tutti falliti. Aveva perso il conto di quante ditte l'avessero rifiutato, conosceva il suo compagno e sapeva che non fosse un tipo facile con cui interagire, sopratutto visto il suo carattere estremamente irascibile, proprio per questo suo lato non era riuscito ad ottener neanche un semplice impiego part-time.
Vedendo quando stesse avendo difficoltà, Ichigo una volta gli aveva proposto di lavorare assieme, ma Grimmjow rifiutò la proposta alterandosi in una maniera bestiale, ancora ricordava l'ira nei suoi occhi azzurri, era incredibile quanto si alterasse facilmente e pensare che lo volesse solo aiutarlo, ma quel ragazzo sembrava volercela fare da solo, ma se non avesse iniziato a controllare quella sua rabbia non avrebbe fatto molta strada.
«Vedrai Grimmjow, questa sarà la volta buona.» lo incoraggiava ogni volta, era il compito di un fidanzato supportare il proprio compagno, bisognava sempre incitare il proprio partner, per questo ogni volta cercava di dargli tutto il supporto di cui avesse bisogno.
«Lo spero.» disse l'altro passandosi l'asciugamano su suo viso.
Aveva finito di radersi il volto, ormai non c'era più traccia di quella barba, osservava dallo specchio quel viso, incredibile quanto fosse diverso, più bello ed attraente, decisamente lo preferiva così.
Appoggiò nuovamente le labbra sul suo collo, era inutile, trovava che fosse troppo sexy, non poteva resistere.
«No, Ichigo...» cercò di fermarlo, ma quei baci erano irresistibili e il suo corpo non poteva fare al meno di rispondere.
Si voltò verso Ichigo, come poteva resistere, quel ragazzo era di una bellezza unica, quei suoi capelli arancioni, quegli occhi marroni, erano così meravigliosi, che ogni volta che poggiava gli occhi su di essi ne rimaneva terribilmente affascinato.
«Ichigo.» disse prima di baciarlo.
Era inutile, non sarebbe mai riuscito a trattenersi, era una una vera tentazione, non riusciva a fare al meno di stare lontano da quell'attraente bocca, quel contatto lo desiderava ogni istante, non c'era neanche un secondo in cui non pensasse di stare appiccicati in quel modo.
Le loro lingue non riuscivano mai a stare l'uno lontana dall'altra, come anche loro due, il solo pensiero di non vedersi, di non toccarsi gli sembrava una cosa impossibile, forse dipendevano un po' troppo da quei semplici e piacevoli gesti.
«Ichigo.» sussurrò al suo orecchio.. «Come facciamo ora?» chiese al ragazzo facendo segno di guardare sulle sue parti bassi.
Era evidente l'eccitazione di Grimmjow, quei boxer azzurri non riuscivano a nascondere quel pene ormai già bello duro.
«Non posso andare così, dobbiamo fare qualcosa.» sussurrò al suo orecchio con impazienza.. «Ichigo, potresti girarti? »
Non riuscì a rifiutare quella richiesta, il suo corpo non poteva rifiutarlo, desiderava con tutto se stesso accoglierlo dentro di se.
Il ragazzo si appoggiò vicino alle mattonelle inclinandosi leggermente in modo che il compagno potesse penetrarlo.
«Dobbiamo andare veloci.» disse dispiaciuto nell'orecchio dell'altro.
Nessuno dei due amava le sveltine, il piacere in quei momenti durava così poco che sembrava quasi effimero, forse perché adoravano le serate passionali, lente, quelle in cui restavano ore e ore a letto assieme, bacandosi toccandosi e solo all'ultimo stare assieme, quando entrambi non riuscivo più a resistere a quella crescente tentazioni, cosa che in quei fugaci attimi non potesero fare.
Il ragazzo prese il sapone liquido che si trovava sul lavello, ne spruzzò una quantità sulla mano che usò per lubrificare l'altro.
Con un solo colpo lo penetrò, gli sembrò quasi affondare in lui, voleva far sul serio l'amore, ma non c'era tempo, dovevano farlo in fretta e furia, anche se non lo considerava affatto una cosa meravigliosa com'era in genere il sesso con Ichigo, era troppo veloce e non poteva godersi godersi le sensazione che provava la sera quando erano soli di notte e in solitudine si tenevano compagnia fra di loro rilassandosi e passando quegli istanti intensi e passionali.
Anche Ichigo preferiva fare lentamente sesso, sopratutto quando l'eccitazione veniva avvertendo i baci di Grimmjow sul suo corpo che lentamente facevano accaldare il suo corpo, amava quando lo sfiorava con le mani strofinando la sua pelle, poi quando con la sua meravigliosa voce sussurrava “Ichigo” all'interno delle sue orecchie con quel tono così sensuale ed eccitato, aveva un suono così caldo e meraviglioso che gli facevano provare una sensazione indescrivibile. Ma in quelle sveltine non c'era tutto quello, per quanto quelle spinte gli facessero provare un piacere immenso, non c'era emozione.
«Sto venendo...» disse il ragazzo di capelli azzurri riversando tutto lo sperma all'interno del caldo e bollente corpo del partner.

Gli faceva sempre uno strano effetto vedere il compagno così ben vestito, quel completo così elegante gli dava un'aria completamente diversa da quel ragazzo così casual,che in genere indossava solamente jeans e magliette, lo trovava così sexy in quello stato che se avesse potuto l'avrebbe convinto a farlo da vestiti.
Con una mano Ichigo si mise a sistemare la cravatta dell'altro per poi dargli un appassionante bacio.
«Questo cos'è?» chiese rivolto a suo ragazzo
«Un bacio di buona fortuna.» sorrise dandogli una calda pacca sulla schiena. «Metticela tutta.»
«Cercherò di fare il mio meglio. »
Lo vide allontanarsi, quelle spalle così enormi sparirono davanti alle sue andando all'ennesima colloquio, sperava con tutto se stesso che almeno questa volta ce la fa facesse.
«Sarà meglio mettermi a cucinare qualcosa, quando tornerà Grimmjow avrà sicuramente fame. »

Uno stupido sbaglio

Titolo: Uno stupido sbaglio
Prompt: Uno stupido sbaglio.
Parole: 2408
Genere: Slash, erotico, romantico
Rating: Rosso (ma non ne sono troppo convinta)
Diclaminer: Tutti i riferimenti a fatti e persone reali è puramente casuale


Cosa sperava di ottenere tornando da lui?
In tessa gli ronzava la bizzarra idea che John potesse accettare le sue scuse, anche se era sempre stato un tipo che si arrabbiasse poco facilmente e non portava rancore verso nessuno, la cosa che gli aveva fatto era stata terribile.
L'aveva tradito andando a letto con un altro uomo, aveva sbagliato, n'era consapevole, ma aveva capito fin da subito di quell'errore, aveva aspettato troppo tempo, cinque mesi, voleva parlare con lui della cosa, anche solamente provarci, così quel terribile senso di colpa sarebbe sparito per il resto della sua vita.
Nicola era fermo davanti alla porta che lo divideva dall'entrata, osservando il nome scritto su quella piccola placca di metallo “John Walker”, mentre c'era una striscia incisa che cancellava il suo “Nicola Galante”,
Perché l'ha lasciato?” si chiese il ragazzo “Non poteva far prima a sostituirlo?”
L'aveva lasciato dopo che lui l'aveva trovato a letto con Gaetano, il su migliore amico.
Non voleva giustificarsi, sapeva che ormai l'errore era già stato fatto, aveva solo intenzione di chiarire delle cose con lui, prima che partisse per l'Inghilterra, il Paese dov'era nato e passato la sua infanzia.
Aveva saputo i piani di John quella mattina, alcuni amici in comune lo avevano avvertito chiedendogli se l'avesse già saputo.
Ovviamente non ne aveva la più pallida idea in quanto non l'aveva più sentito da quel fatidico giorno, voleva confrontarsi con lui prima che tornasse a Londra.
Il ragazzo aveva il dito appoggiato sopra il citofono, gli sarebbe bastato solo una leggera pressione e avrebbe potuto di nuovo sentire quel sensuale accento che tanto amava.

John... John...” sussurrava lentamente fra se e se per darsi coraggio.
Lo amava più di se stesso, ma questo non sarebbe bastato per ottenere il suo perdono, un tradimento era la cosa peggiore che potesse fargli.
«Chi è?» chiese quella voce stupenda che tanto lo affascinava.
«John... sono io Nicola.»
Con che faccia tosta osava ritornare in quell'appartamento?
Lo stesso dove dovevano convissuto in quei due anni e quello in cui l'aveva trovato assieme al ragazzo che reputava essere il suo migliore amico. Quando li aveva visti fare sesso, il suo cuore era andato in frantumi, ancora ricordava l'istante in qui quest'ultimo si spezzo e pezzo per pezzo caddero in un baratro oscuro
Cinque mesi erano passati, li aveva contati uno ad uno, giorno per giorno, continuando a portare le schegge nel petto che probabilmente mai sarebbe guarito.
«John... voglio parlare.» disse Nicola.
Non voleva vedere più la sua faccia, gliel'aveva anche detto quella volta di non farsi più rivedere, ma sembra che non l'avesse capito, ma credeva che “Sparisci dalla mia vista, Stronzo! Non voglio vedere più la tua lurida faccia” mettesse in chiaro la loro rottura.
Odiava quel ragazzo per tutto quello che gli fece passare, non poteva neanche immaginare quanto avesse sofferto, ma eccolo lì fuori alla porta pronto a spiaccicargli in faccia quali giustificazioni, eppure una piccola parte microscopica di quel suo organo voleva ascoltare quello che avesse da dire, voleva sentire quella voce, che nonostante tutto gli era mancata, desiderava vedere quel viso così incantevole che l'aveva stregato fin da subito.
Non sapeva se dare retta alla sua parte sofferente o quella ancora innamorata di quel ragazzo, era così confuso da non riuscire a decidere quale scelta fosse giusta o sbaglia.
«Se non vuoi parlare con me è inutile insistere.» sentiva i leggeri singhiozzi del ragazzo, stava piangendo non c'era dubbio. «Addio John...»

Addio, John.” quella piccola frase gli riecheggiava ferendolo ancora di più di quanto già non lo fosse.
Aprì di scatto la porta, riusciva a vedere le spalle di Nicola di fronte a lui, il ragazzo che amava era lì a pochi passi di distanza e gli bastava poco per raggiungerlo e tenerlo stretto a se.
«Nicola!»
Prima che fosse troppo tardi lo raggiunse, non avrebbe sopportato stare ancora senza di lui, nonostante se avesse tradito la sua fiducia, stare senza di lui era peggio di qualsiasi catastrofe sfascia famiglie.
«Ti amo!» gli sussurrò all'orecchio.
«John... »
Nessuno avrebbe potuto sapere quanto gli fossero mancate quelle stupende labbra, a parte lui nessuno era a conoscenza di quanto le amasse, così soffici e morbide, a volte gli sembrava quasi di essere adagiato su un mare di piume, e quella lingua poi così calda, incantevole che era capace di fargli crescere una passione dentro.
Non c'era dubbio Nicola era il migliore baciatore che conoscesse, l'unico in grado di coinvolgerlo in quel modo, nessun altro uomo avrebbe potuto prendere il suo posto.
Per lui non valeva o stesso, quando l'aveva visto “nel loro letto” assieme a Gaetano aveva sentito il mondo crollargli addosso, non era solo stato tradito dal suo partner ma anche dal suo migliore amico, fu uno shock tremendo tanto grande che aveva creduto di odiare quei due ragazzi, ma l'amore che provava nonostante tutta la sofferenza era lì e non se ne sarebbe mai andato.
Perdonarlo non sarebbe stato facile, nemmeno dimenticare tutto quello successo, la sua fiducia in quel ragazzo era praticamente crollarla, ma non poteva stare senza di lui, ormai era diventato come il suo respiro e vivere senza di esso gli era diventato impossibile, aveva bisogno del italiano preferito.
In quel momento John era intento a rimuovere gli indumenti del suo ex, sbottonando ad una una uno la camicia bianca che indossava.
L'odore di quel ragazzo non era cambiato per niente, continuava ad usare la stessa acqua di colonia che gli aveva regalato per il suo ventitreesimo compleanno, aveva un fragranza particolare che si adattava benissimo alla sua pelle creando un profumo seducente ed affascinante che ma avrebbe smesso di amare.
«Ti sta bene?» chiese il ragazzo osservando quei due stupendi occhi ghiaccio dell'inglese.
Gli stava bene? Certo che no, il corpo del suo amato era sto violato da un uomo che non fosse lui, come poteva accettare la cosa? Eppure nonostante questo amava quel ragazzo, l'aveva tradito sì ma quei suoi sentimenti non riuscivano ad abbandonare il suo cuore.
«Sì.» mentì
Osservava la faccia poco convinta di Nicola, decise quindi di iniziare a fare sul serio, magari in quel modo si sarebbero lasciati andare entrambi.
Appoggiò le labbra sul corpo liscio del suo ex, non era un tipo muscoloso ma non significava che non lo trovasse sexy, anzi n'era attratto in una maniera incredibile, l'avrebbe baciato più e più volte fino a consumarlo.

Anche Gaetano l'ha bacato così?” si chiese fra se e se, “No! Non ci devo pensare...”
Gli faceva male porsi quelle domande, un dolore atroce che forse non sarebbe mai sparito dal suo petto, l'unica opzione disponibile era quella d'iniziarci a convivere se aveva intenzione di frequentarlo nuovamente, non c'era altra scelta.
«John...»
Poggiò i suoi occhi sul volto del ragazzo, sembrava essere sul punto di piangere.
«Perdonami, è stato solo uno stupido sbaglio... io...»
«Non dire nulla.» disse zittendolo con il dito. «Ti perdono.»
«John... io... io... non lo farò più...» riusciva a vedere le lacrime appena iniziate ad uscire dai bellissimi occhi giada di Nicola ormai completamente arrossati -
«Non piangere.» con le sue dita asciugò quelle piccole gocce salate che continuavano a rigargli il volto. «Ti amo...»
«A... anche io John...»
Lo baciò lentamente cercando di confortarlo, non voleva che lui piangesse, mai aveva amato il suo volto in quelle condizioni, avrebbe voluto sempre vederlo sorridere come agli inizi della loro storia, gli mancavano un po' quelle espressioni solari e quei sorrisi allegri con cui l'aveva conquistato, desiderava poter rivederlo e sentirlo, era la parte migliore di quel ragazzo e sembrava averla completamente persa.
L'italiano avvolse completamente le sue braccia attorno alle spalle dell'inglese che nel frattempo aveva iniziato a sfilargli la cintura del suo jeans, poi rimosse completamente quei pantaloni lanciandoli fuori da quel letto, anche lui fece lo stesso.
L'unica cosa che li divideva ormai era la loro biancheria intima che ben presto fecero la fine degli altri indumenti.
Non riusciva a credere che John fosse di fronte a lui, gli sembrava quasi un dolce e sogno dal quale non si sarebbe mai voluto risvegliare.
Non sarebbe stato più con nessun altro, si era pentito subito di aver ceduto alle avance di Gaetano, non sapeva nemmeno lui come avesse fatto a cadere ai suoi piedi, era stato quell'alcol a renderlo fuori di se, gli aveva offerto del liquore che ovviamente non era riuscito a rifiutare, ma più bevevano e più quel ragazzo ci provava iniziandolo a baciare e toccare cercando di stimolarlo, fu un riflesso condizionale del suo corpo e non riuscì a trattenerlo finendo con giacere con quel ragazzo.
Si era odiato, aveva tradito l'amore delle sua vita, non si sarebbe mai perdonato e da quel giorno non aveva più bevuto niente che non fosse acqua, quasi come penitenza.
«John.» disse sentendo le mani dell'inglese toccargli la semi erezione che diventava sempre più dura sotto i suoi caldi ed esperti tocchi.
Quando iniziò a muovere quel suo arto Nicola iniziò ad avvertire quel piacere immenso crescere nelle viscere, quanto gli era mancato il modo in cui lo masturbasse, con nessun altro aveva provato delle sensazioni così intense che lo inebriavano.
«John, ah... usa la bocca»
Sembrò molto gradire quella richiesta, infatti appena finì di pronunciare la frase subito esegui quell'ordine con un piacere immenso.
Cera una cosa che odorava di più di quei palmi, ed era la bocca di John, ogni vota che la sentiva attorno al suo membro veniva travolto da un intenso senso di piacere assoluto che travolgeva completamente il suo corpo.
«ah... nnh ah....»
Sentiva che stesse per venire, ma non voleva raggiungere l'orgasmo, non ancora almeno, voleva che quel fugace atto durasse ancora a lungo ma il suo limite era appena giunto.
«John... sto... sto venendo.»
Quanto amava la voce di Nicola in quei momenti, così calda, sensuale, n'era attratto in una maniera incredibile, quando lo facevano soprattutto assumeva tono così eccitanti che gli bastava solo udirla per avere un'erezione.
Si staccò un istante prima che venisse, lo sperma del ragazzo gli sporcò tutto il petto incominciando poi a scivolare colando sul suo corpo e delle gocce iniziavano a depositarsi sul lenzuolo di quel letto matrimoniale.
L'italiano si avvicinò iniziandolo a leccare quel corpo seguendo con la lingua la scia che il suo liquido seminale aveva lasciato su quei magnifici muscoli accentuati.
«Cosa fai?» chiese stupito l'inglese sentendo la calda lingua dell'altro sulla sua pelle.
Era una cosa così perversa, era il suo stesso sperma, come poteva pensare di ingoiare una cosa come quella?
«Basta così.» disse atterrando quel piccolo maniaco. «Adesso è il mio turno»
Prese il lubrificante che era solito usare per aiutare Nicola ad accoglilo dentro, lo depositò sulle sue dita che poi inserì all'interno del suo ano.
«John...» sussultò sentendo quella presenza esterna entrargli dentro
Quanto amava essere penetrato da quelle dita, quando gli stimolava la prostata sentiva il suo corpo andargli in fiamme, per non parlare di quando inseriva il suo grosso pene, quando iniziava a muoverlo si sentiva quasi impazzire.
«Fa presto!» disse impaziente.
Voleva sentirlo spingere dentro di se, con quella passione che sempre aveva cateterizzato quei loro momenti intimi.
«Voglio sentiti dentro.» Gli mancava terribilmente, lo desiderava più di qualsiasi altra cosa al mondo. «Presto!»
«Ok...»
Quanto sentì la forze erezione dell'altro infiltrarsi all'interno della sua piccola fessura, finalmente poteva risentì brividi così tanto piacevoli che, si sentì rinascere.
Quelle spinte lentamente l'avevano fatto sentire completamente inebriato da fargli provare delle sensazioni di estasi totale, non sarebbe più stato con qualcuno che non fosse il suo amato John, perché aveva già avuto modo di constatare che nessun altro era al suo livello.
Incrociò lo sguardo verso quello dell'inglese, rimase quasi sconvolto nel vedere quegli stupendi occhi azzurri così lucidi per via delle lacrime ce stesse versando in quell'istante.
Era la prima volta che lo vedesse piangere e riusciva ad immaginarne il motivo, provando ancora una volta quell'opprimente senso di colpa.
Inutile, per quanto amasse Nicola, in quel momento riusciva solo a pensare al pene di Gaetano all'interno del suo cado e bollette corpo, non poteva accettare che il suo migliore amico avesse tradito in quel modo la sua fiducia, fare sesso col suo ragazzo, come aveva solo potuto pensarci? Era stato uno shock e ancore non gli era passato, voleva dimenticare, ma era impossibile quella scena era ancora nitida, i loro corpi unti, il suono del letto cigolante e quei caldi respiri, no non avrebbe mai abbandonato la sua mente.
«Scusa...» disse accarezzandogli le guance... «Scusa...»
Per tutto il tempo non riuscì a smettere di versare lacrime e anche dopo essere venuto continuò a piangere fra le braccia del suo ex ragazzo.
«Scusa,» disse confortandolo poggiando una mano sui corti capelli mori dell'inglese.
Li accarezzava lentamente cercando di farlo calmare.
«Io... no scusami tu... non sono ancora pronto per dimenticare tutto... ti perdonerò, ma mi ci vorrà ancora del tempo.»
Rimasero in quella posizione per diversi minuti, fino a quando John non smise di versare quelle lacrime.
«John, quanto ti trasferirai a Londra?» chiese il ragazzo voltandosi verso il suo ex
«Trasferirmi a Londra? Non ho alcuna intenzione di lasciare l'Italia.» rispose.
Non voleva trasversi allora? MA i suoi amici gli avevano detto che aveva intenzione di farlo, gli avevano mentito? Come avevano potuto far una cosa del genere? Se fosse stato un trucco per farli riavvicinare? Doveva essere grato della cosa?
«Marco e Tommaso mi hanno detto che avevi comprato i biglietti aerei.»
«Eh? Ah... no, hahaha... per quello, hai presente io cugino Richard?»
Certo che lo ricordava, l'avevano ospitato per qualche settimana dopo che era venuto in Italia per un convegno di medici, da quello che aveva capito del suo inglese, non parlava italiano, era un giovane specializzato in otorinolaringoiatria.
«Si...»
«A novembre si sposa.»
«Allora non hai intenzione di trasferirti?»
«Perché dovrei? Ho un buon lavoro come traduttore, i miei amici vivono qui, e ci sei tu...»

Io? Allora vuole continuare a vedermi?” Quasi non riusciva a trattenere le lacrime per la felicità
«Non piangere. » disse abbracciandolo.
«Sono solo felice.»
«Lo so...»
Restarono un po' in quella posizione, poggiando la sua testa sulla sua spalla.
«Vieni con me al matrimonio?»
Andare con lui a Londra? Aveva per caso intenzione di presentarlo ufficialmente a tutti i suoi familiari? Probabilmente era proprio quello il suo piano e la cosa in fondo non fece altro che aumentare gioia
«John.»
«Nicola.»
«Ti amo.» dissero all'unisono guardandosi negli occhi dandosi un altro passionale bacio.

Luca Costanzo, l'uomo col culo più scopabile dell'universo.

Original: Direttore Della Banca/Rapinatore, Non-con
Parole: 597
Avvertimenti: BDSM, Non-con,

In tutti i suoi vent'anni d'esperienza Luca Costanzo non aveva mai immaginato di trovarsi in una situazione simile, gli era già capitato di essere coinvolto in una rapina, era uno dei rischi che si correva facendo il banchiere, ma quello che quel quel ladro gli stesse facendo andava oltre le sue aspettative, ma lui non si sarebbe mai arreso.
Non poteva lasciare che quel criminale rubasse quei soldi, erano di famiglie, uomini, persone come lui ed era suo compito in quanto direttore di proteggerli, gli avrebbe difesi anche a discapito della sua stessa vita.
Quel rapinatore non l'avrebbe mai capito, ai tipi come quelli interessava solo impossessarsi del bottino senza domandarsi di chi fossero quei soldi e quante famiglie avrebbe rovinato per colpa sua, per questo si era rifiutato di dargli la combinazione della cassaforte., doveva pensare a tutti i clienti che si erano fidati d lui e che avessero risposto i risparmi sapendo che lì sarebbero stati al sicuro.
L'aveva iniziato a torturare legandolo ad una sedia usando la cravatta che gli aveva tolto dopo averlo fatto quasi svenire con una ginocchiata.
«Sai sei un tipo interessate» disse l'uomo incappucciato puntando la pistola addossa al direttore che si trovava legato di fronte a lui «Ti sto puntando una pistola addosso e tu continui a non volermi dare quei fottuti codici. »
Trovava che quell'uomo fosse un tipo coraggioso, in genere i direttori quando si sentivano minacciati in quel modo venivano colti da un attacco di panico cedendo quasi subito, ma lui sembrava diverso, lo vedeva da quello sguardo che non temeva nulla e fu proprio questo ad attrarlo.
Il rapinatore si avvicinò e con la mano libera sbottonò l'elegante pantalone che aveva addosso, avrebbe usato la forza per ottenere le informazioni necessarie e quella era la prima cosa che gli fosse venuta in mente.
«Che intenzioni hai!» gridò l'uomo mentre l'altro gli abbassò sia i pantaloni che i boxer neri.
«Ehehe...» rise il criminale «Mi sono sempre domandato che cosa succeda quando si spara un proiettile in culo.» disse mentre infilò la pistola nel suo ano. «Vogliamo provare?»
«Fermati!» gridò
«No, mi fermerò solo quando mi darai la combinazione. »
Iniziò ad agitare la sua arma, spingendola sempre più in profondità fino a quanto riuscisse per poi sfilarla e rificcandola dentro simulando un vero rapporto sessuale.
«Fer... ah...»
«Sembra che ti piaccia» sussurrò all'orecchio. «La tua voce è così calda e dannatamente eccitante, mi sta venendo duro... »
Era la verità, l'espressione del volto era la cosa più eccitate che avesse mai visto, meglio di tutti gli amanti che avesse avuto in tutta la sua vita, non riuscì più a resistere, doveva metterglielo dentro.
«Fermati!» disse mentre il criminale sfilò la pistola ed inserendo qualcosa si più caldo e grosso. «AH!!!» gridò l'uomo sentendo il pene dell'altro spingere con quella forza atroce con la quale sembrava volerlo ammazzare.
Non aveva mai immaginato che quel direttore fosse così stretto e bollente, dio quanto stava amando quel culo, sperava di non venire mai così da poterlo penetrare per l'eternità.
«No! Sto venendo...» disse disperato dopo un po'.
Il rapinatore ormai soddisfatto, aveva incominciato a richiudersi la zip del suo jeans quando gli arrivò un SMS al cellulare che aveva rubato ad uno degli ostaggi.
“POLIZIA!” diceva il testo
«Dannazione!» urlò il ladro.
Si alzò un attimo il passamontagna all'altezza della bocca dando un lungo ed intenso bacio al suo ostaggio.
«Luca Costanzo, ritornerò e ti scoperò ancora e ancora.» sussurrò all'orecchio.
Da quel giorno il rapinatore tornò ogni settimana per visitare Luca Costanzo, l'uomo col culo più scopabile dell'universo

Da oggi sarei per sempre mio

Titolo: Da oggi sarai per sempre io
Promt Non-con
Fandom: Inuyasha
Pairing: SesshomaruxInuyasha

Parole: 385
avvertimenti: Incest, Bondage, Non-con, OOC
Di chi erano quelle morbide e calde labbra che in quel momento erano intente a bacialo?
Sentiva la bocca di qualcuno sulla sua ma non riusciva a capire di chi fosse, aveva cercato di aprire gli occhi, ma qualcosa gli impediva di vedere, probabilmente era stato bendato.
Cercò di annusare l'aria, percependo l'odore della persona che avesse davanti, quando lo riconobbe non riuscì a credere al proprio naso, quel fetore di cane poteva essere di suo fratello.
«Sesshomaru!» grido stupito il mezzo demone.
Cercò di impugnare Tessaiga, ma non riusciva a muore le sue braccia, doveva averlo legato da qualche parte e se ci pensava meglio sentiva una qualche stretta corda che le teneva bloccate.
Sentì le mani dell'altro strappargli via il vestito che anni addietro gli aveva cucito la madre.
«Cosa vuoi fare?!» domandò senza ottenere risposta.
Sentiva solo le labbra del fratellastro iniziare a baciare il suo corpo con estrema forza.
Non aveva mai immaginato che Sesshomaru avesse certe tendenze, ne che uno che avesse sempre dimostrato odio nei suoi confronti potesse pensare di fare certe cose, inoltre avevano lo stesso sangue e la cosa gli faceva anche un certo senso.
S'irrigidì quando avvertì le dita affilate dell'altro entragli all'interno del suo ano, con violenza si muovevano al suo interno.
«Fermati!» gridò senza ottenere i risultati sperati.
Poco dopo iniziò ad avvertire qualcosa di grosso entrargli dentro, aveva uno spessore enorme, capì subito di cosa si trattasse.
«Toglimelo!» gridò ma anche stavolta non riuscì a fermarlo. «Ti ammazzo!»
Sentiva spingerlo con forza, quasi come se l'altro col suo pene avesse intenzione di spezzarlo in due, era doloroso, terribile, sperava con tutto se stesso che sarebbe finita in fretta.
Continuava a spingere con quella forza orribile, non avrebbe più retto un altra spinta, fortuna che in quell'istante sentì un liquido caldo entrare dentro di lui, significava solo che l'altro fosse venuto.
Era esausto e addolorato, neanche essere infilzato da una spada era così doloroso, nemmeno il tradimento di Kikyo gli aveva fatto così male.
Inuyasha perse i sensi per la troppa fatica subita dal suo corpo,
Non riuscì ad accorgendosi della mano che in quel momento gli tolse la benda che non gli aveva permesso di vedere nulla.
«Da oggi sarei per sempre mio.» sussurrò Sesshomaru al fratellastro prima di dargli un altro bacio.