domenica 18 novembre 2012

Lezioni d’italiano: Lezione Zero

<!--[if gte mso 9]> user Normal user 1 340 2012-11-18T15:44:00Z 2012-11-18T21:24:00Z 2 662 3779 BASTARDS TeaM 31 8 4433 12.00 <![endif]
Lezioni d’italiano.
Lezione Zero.
Aspettavo con ansia tutta la settimana il giovedì, non vedevo l’ora che arrivasse e forse sarà per l’attesa ma sembrava che non arrivasse mai.
Quel giorno avevo in programma delle lezioni d’Italiano, fin da quand’ero bambina ero sempre stata attratta dalla storia dell’Italia, mi era piaciuta da subito, dalla fondazione di Roma, fino alla seconda guerra mondiale, avevo comprato molti libri sull’argomento e mi ero documentata sempre in biblioteca. Adoravo tutte leggere di tutte le guerre che c’erano tate in Italia per la loro unificazione, tutte le battaglie e scontri civili. Forse ero un po’ fissata sull’argomento ma avrei voluto saperne molto di più, per questo decisi d’iscrivermi alla “Sapienza” di Roma, magari avrei potuto studiare seriamente la storia della Nazione che mi aveva da sempre affascinato.
Per non avere difficoltà con la lingua quando sarei andata a studiare in Italia, decisi di trovarmi un’insegnante privata.
Ebbi un colpo di fortuna in verità, un giorno trovai dei volantini per strada, all’inizio pensai che fosse solo una pubblicità, e sul momento decisi di buttarlo ma quando i miei occhi si fermarono su quel pezzo di carta, rimasi quasi stupita, una donna Italiana cercava studenti che fossero interessanti allo studio della sua madre lingua. Non ci pensai due secondi e subito mi misi d’accordo con Chiara, sul giorno e l’orario, ogni giovedì dalle 18 fino alle 20.
Il primo giorno di lezione, mi parlò un po’ di lei, si chiamava Chiara Ricciardi ed era una traduttrice ed interprete, ma attualmente non avendo nessun progetto importante aveva decisi di dare lezioni privati d’Italiano per racimolare un po’ di soldi.
Chiara era una aveva trent’anni e come dire era stupenda, non avevo mai visto delle ragazze belle come lei, aveva dei lunghi e voluminosi capelli dorati, erano leggermente mossi, non avevo mai visto una pettinatura della come la sua. Gli occhi poi, di un verde così chiaro e cristallino, erano enormi e luminosi avevano una brillantezza che non avevo mai visto in uno sguardo di qualcuno. La pelle aveva una tonalità rosea che personalmente non mi dispiaceva. Il suo seno poi, quanto era grande? Una sesta probabilmente, forse settima. Io avevo una seconda scarsa, un po’ la invidiavo.
Era bellissima, una donna come lei non l’avevo mai vista, ne venni subito attratta, proprio in quel senso. Non ero mai stato affascinata da una persona del mio stesso sesso, nemmeno dai ragazzi ad essere sincera, però ho avuto una relazione, ma è finita poco dopo la fine delle superiori, abbiamo avuto anche dei rapporti, ma non mi avevano mai coinvolta fino alla fine, era bello, ma non c’era quella scintilla che faceva scattare quella passione travolgente di cui sentivo tanto parlare dai miei coetanei. Non avevo penato di essere strana all’inizio, ma tutto cambiò quando incontrai Chiara, a me piaceva lei, forse ero omosessuale. Questa scoperta non mi traumatizzò affatto, per lei avrei anche potuto diventare lesbica, era così bella che non ci avrei pensato due volte se mi avesse chiesto di fare l’amore.
Le lezioni di Chiara-sensei, erano abbastanza semplici e chiare da capire, spiegava tutto in modo molto coinvolgente e mi faceva amare amara quella lingua che a parere mio era davvero stupenda. La pronuncia era abbastanza facile, molto simile a quella giapponese quindi non avevo grossi problemi. Alcune cose però le trovavo abbastanza ostiche, c’erano tutti quei verbi da imparare, avevo difficoltà soprattutto con quelli irregolari, a volte li trovavo così difficili da coniugare, parecchie volte sbagliavo, ma non mi aveva mai rimproverato, anzi era così buona, mi faceva vedere con gentilezza gli sbagli spiegandomi il modo corretto. Tutte le regole grammaticali erano difficili da memorizzare, le eccezioni poi ancora di più. Tutto sommato studiavo e mi ci mettevo d’impegno, poiché il mio sogno era importante per me. Volevo conoscere così a fondo la storia italiana che quel piccolo ostacolo non mi avrebbe impedito di coronare il mio sogno.
Note
Era già un pezzo che avevo in mente di scrivere una storia del genere, ma non ho mai avuto ispirazione, però oggi mi è venuta e non ho potuto fare al meno di batterla.
Non ho mai trattato molto l’argomento Yuri nelle mie storie, non che non mi piaccia ma non ho mai avuto le idee giuste ma visto che comunque nel complesso non è un genere che mi dispiace qualcos’altro è probabile che lo scriva.
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sabato 10 novembre 2012

Il diario di Kaede (new version)

Il diario di Kaede (revisione totale)

Capitolo uno.

Ero appena uscita da scuola quel pomeriggio ed ero diretta alla stazione.

Frequentavo un liceo privato a Tokyo che si chiamava Ozaki Gakuen*, e siccome la mai casa si trovava in un altra città, ad Osaka per la precisione, ero solita a tornare con il treno.

La mia scuola era un po' particolare, infatti aveva incorporato elementari, medie, superiori ed università in un unica zona, anche se aveva edifici differenti, fra di essi cambia solo l'uniforme, anche l'università la prevedeva.

Mi diressi sul treno, sedendomi vicino al primo posto libero che trovai, non c'era nessuno seduto su quei posti, quindi lasciai la mia cartella su uno di essi.

Poco dopo di me, entrò un bellissimo ragazzo, a giudicare dalla divisa frequentava l'università della mia scuola.

«È libero questo posto? » chiese lui.

«Sì.»

Non avevo mai visto quel ragazzo.

Mamma mia è uno schianto.” pensai osservandolo.

Lo guardai per un istante, notando i suoi occhi neri, erano un po' insoliti, erano diversi da quelli dei miei coetanei, avevano un che di maturo, forse perché frequentava già l'università. Il viso poi nonostante avesse lineamenti dolci e morbidi aveva anche qualcosa di adulto. I capelli erano scurissimi e lisci, aveva una pettinatura corta che metteva in risalto il suo collo, sembrava molto morbido.

Quant'è bello.” pensai. “Chi sarà mai?”

Non ero mai stata diciamo attratta da un ragazzo, sarà che conoscevo i miei compagni di classe dai tempi delle elementari ed essendoci cresciuta assieme alla fine erano come amici per me e non mi sarei mai azzardata a mettermi con uno di loro.

C'era anche da dire che io non mi consideravo una così bella ragazza, anche perché si vedevano i segni delle mie origini, mio madre era africana, aveva conosciuto mio padre quando lui fece un viaggio in Africa, s'erano innamorati e sposati contro il volere delle loro famiglie. Visto che avevo ereditato il colore della sua pelle, non attiravo molti ragazzi e a me non avevano mai attirato loro, i miei coetanei sembravano preferire solo giapponesi.

Facevo crescere i miei capelli, per cercare di essere vedere se qualcuno li notasse, erano castani scuro nonostante sia papà che mamma li avessero neri, ma il colore alla fine non credo importasse poi così tanto

Vidi il ragazzo prendere un lettore mp4, mi domandai cosa stesse ascoltando, visto che sembrava avere un'aria serissima e concentrata.

Ogni tanto lanciavo occhiate, ma lui non sembrava accorgersi di me, avrei voluto fargli delle domande, ma preferii tacere per non fare pessime figure.

Per tutto il tragitto, non mi degnò nemmeno di uno sguardo e quando il treno arrivò alla stazione di Tokyo, entrambi scendemmo.

Il bel ragazzo andò via assieme ad un altro.

Sarà gay?” pensai.

L'unico ragazzo che m'era effettivamente piaciuto era dell'altra sponda, la cosa mi fece stare incredibilmente male.

Un po' delusa, andai a casa.

Come sempre non c'era nessuno, mamma e papà stavano ancora lavorando. Papà era un fotografo, mamma invece era una traduttrice di francese visto che nel paese nella quale nacque si parlava quella lingua e aveva studiato per diventarlo.

Per pranzo mi preparai del Ramen istantaneo, sinceramente avrei preferito quello del chiosco vicino a scuola, ma se avessi pranzato lì avrei rischiato di perdere il treno per il ritorno. Il fatto è che mio padre si preoccupava davvero troppo, era un po' all'antica e protettivo, già non voleva che frequentassi quella scuola, ma vista che avevo già tanti amici mamma decise di non farmi cambiare istituto quando ci trasferimmo ad Osaka circa tre anni prima.

Mentre mangiavo pensai ancora una volta al bel ragazzo, chissà come si chiamasse.

Potrei indagare?” pensai. “Frequenta la mia scuola, quindi non sarà difficile no?”

Presi il mio cellulare, decisi di inviare un email ad a Kusagawa Anko* che io chiamavo An-chan, era la mia migliore amica.

 

Ciao! Sono Kaede.

Ti è passata la febbre?

Ah... An-chan, sai oggi ho visto un bel ragazzo,

frequenta a nostra università ma non so chi sia...

cosa dovrei fare?

Poco dopo sentii la suoneria che avevo scelto per le email, era la risposta di An-chan ovviamente.

La febbre è scesa,

ma ho ancora un raffreddore tremendo.

Oh davvero?

Non sai niente di lui vero?

Cosa avrei dovuto risponderle? Ovviamente decisi di dirle la verità.

Sono contenta che ti senta un po' meglio,

riposati così il raffreddore.

Su di lui non so nulla.

Cosa mi consigli di fare?

PS:Credo sia gay.

Mentre aspettavo la risposta, mi tornò in mente di nuovo quel ragazzo, doveva essere anche lui di Osaka no? Perché allora non l'avevo mai visto prima di allora?

 

Gay? Ne sei sicura?

Sicura?Non lo sapevo, l'avevo solo visto andare via assieme ad un altro ragazzo, dovrei dirglielo? Ok non costa nulla.

Non lo so,

l'ho solo visto andare via assieme ad un altro ragazzo.

Poco dopo mi arrivò la risposta.

 

Questo non fa di lui gay,

potrebbe essere un suo conoscente

o un semplice amico.

Comuqnue... se lo rivedi cerca di rompere il ghiaccio.

Era facile a dirlo, ma doveva sapere com'ero fatta, mi ero sempre vergognata di parlare con chi non conoscevo, non potevo farci nulla ma era più forte di me, ma davvero avevo paura di fare una brutta figura quindi cercavo di stare zitta.

Ci proverò,

ma sarà difficile

Dopo quell'ultima email andai a studiare per l'indomani, a breve ci sarebbero stati gli esami e a me non piaceva trovarmi impreparata quindi passai la serata anche a ripassare.

Non potevo farci nulla, ma non mi concentrai abbastanza, avevo sempre in testa quel ragazzo, possibile che uno sconosciuto mi avesse colpito così tanto?

Poteva essere amore? L'avevo appena conosciuto e questo non è un manga shoujo dove c'è l'amore a prima a vista, non sentivo poi nessuna sensazione, il cuore comunque non mi batteva come dovrebbe succedere nei fumetti.

Forse dev'essere quella che chiamano attrazione? Ero attratta da quel ragazzo? In effetti non m'era mai piaciuto nessuno, quindi non riuscivo a capire la differenza.

Comunque la cosa mi stava prendendo troppo, decisi di non pensarci e con tutta la mia volontà provai a finire compiti, cercai in tutti i modo di non farmelo tornare in mente cercando di concentrami sullo studio e in qualche modo sembrai riuscirci, anche se era forzato mi sentivo la mente libera.

Che stanchezza!” dissi dopo aver finito di ripassare tutto il programma studiato.

Presi il mio cellulare, sul display erano segnate le 23:30.

Ho studiato davvero così tanto tempo?!” Mi chiesi un po' stupita ed assonnata.

Appena mi resi conto dell'orario andai a dormire, mi misi il primo pigiama che trovai, non m'importava nemmeno se fosse coordinato, avevo troppo sonno per farci caso.

Crollai appena m'infilai sotto le calde coperte.

Driin Driin Driin

Il mio sonno fu interrotto dal suono incessante della mia sveglia, ovviamente era presto, molto presto, in genere mi svegliavo alle cinque di mattina prima di andare a scuola, prima di prendere il treno, mi preparavo il Bentou*. Non ero una gran cuoca, ma sapevo bollire verdure e scaldare il riso, anche se non mi venivano ancora bene come arei voluto.

Dopo aver preparato da mangiare, andai a lavarmi e indossai la divisa, per poi uscire a scuola.

Andavo a piedi alla stazione, fortunatamente non ere troppo distante da casa mia, anche se non c'erano molti miei coetanei in genere, non era raro vedere pendolari che si spostavano ogni mattina da Osaka fino a Tokyo.

Il treno non sembrava voler arrivare, come se non bastasse oggi dovevamo anche organizzare i turni per la pulizia del mese successivo.

Non ci voleva proprio.”

Trenta minuti di ritardo, oh speravo solo di arrivare in tempo, erano molto severi alla scuola dove andavo, chiudevano i cancelli già dopo cinque minuti e non accettavano scuse di nessun tipo, nemmeno i ritardi del treno, cosa che non dipendeva certo dagli studenti alla fine.

Mi sedetti al primo posto libero che trovai, di mattina era sempre molto affollato, c'erano fortunatamente parecchi miei coetanei in quel vagone, mi sentii decisamente molto sollevata dalla cosa e tutti che frequentavano la mia scuola, ma non li conoscevo quindi feci finta di non vederli, anche se avevo chiesto loro comunque il permesso di sedermi.

Presi uno dei manga che avevo arretrato, erano la mia più grande passione, in genere mi aiutavano a svegliarmi di mattina durante il viaggio in treno. Il mio sogno era quello di scriverne uno tutto mio, infatti avrei tanto voluto diventare una mangaka. I generi che mi piacevano di più erano gli Shojo e gli Josei, non sdegnavo però neanche gli shonen e seinen, adoravo però anche gli Yaoi Yuri ed in alcuni casi i manga Hentai, insomma mi piacevano proprio tutti i generi alla fine.

Quello che stavo leggendo era una storia Shounen-ai con disegnata da un'esordiente, i disegni erano un po' rozzi ma a storia ti prendeva da subito. Era ambientato in una scuola e seguiva giorno per giorno la vita di alcuni studenti, i protagonisti erano quattro, Fukuda Aruhiko, un ragazzo che aveva iniziato a vivere da solo dopo la morte dei genitori e si guadagnava da vivere lavorando part-time in un ristorante, il suo amico d'infanzia, Mori Toru e ragazzo, appassionato di sport, e due gemelli eterozigoti, Okubo Ryuuta e Kenta complementi diversi sia nell'aspetto che nel loro carattere, uno timido, dolce e studioso e basso, l'altro bullo e aggressivo e altissimo. La vita ruotavo attorno alla vita di questi amici, alle prese con la vita di tutti i giorni. La storia era narrata in maniera tale da rendere tutti i capitoli sempre diversi e mai ripetevi. Avrei voluto anch'io creare qualcosa del genere.

Quando arrivammo, scesi dal treno di tutta corsa, assieme agli altri studenti, anch'essi in ritardo per colpa del treno.

Mentre andavo veloce, non vidi una lattina di coca-cola gettata per terra, presi una bruttissima storta.

« Tutto bene? » chiese una calda voce maschile.

« Credo di sì... » dissi cercando di alzarmi, ma la caviglia mi faceva un male cane.

« Fa vedere » disse osservandola « Frequento la facoltà di medicina. »

Alzai lo sguardo verso il ragazzo che mi stava esaminando il piede.

è il ragazzo di ieri!” pensai stupita.

Mi sfiorò delicatamente, cercando di capire cos'avessi, aveva una grande mano, molto calda e il tatto mi diede una piacevolissima sensazione.

« Ahi! » gridai quando mi toccò l'osso.

« Scusa, non volevo farti male, ma sembra che sia fratturata. Frequenti l'Ozaki Gakuen? » mi domandò

« ehm... sì »

« Non ti preoccupare, ti accompagno in infermeria se vuoi. »

« ehm... grazie... ma non... c'è bisogno... »

« Hai bisogno di una mano, non riuscirai a camminare, vieni con me... » Mi fece salire sulle sue spalle, all'inizio mi sentii un po' in imbarazzo, ma la sua gentilezza mi colpì molto, quindi decisi di farmi accompagnare.

« Grazie... » dissi imbarazzata. « Ehm... per... perché lo fai? » gli chiesi.

« Un medico deve aiutare le persone in difficoltà, e visto che io aspiro a diventarlo quando trovo qualcuno che ha bisogno di aiuto non posso fare al meno di aiutarlo. »

« Ah capisco... »

« Come ti chiami? » mi chiese mentre andavamo verso la scuola.

« Sono Kaede, Tenkada Kaede*. »

« Piacere, io sono Tatsube Keisuke*»

« Pi..piacere Tatsube-senpai

La scuola non distava molto, ma doveva essere faticoso per Tatsube-senpai portami fino all'entrata, non ero così magra come altre mie conoscenti, avevo qualche chilo di troppo, adoravo mangiare.

Sarà il caso che mi metta a dieta.”

Arrivammo dopo alcuni minuti, fortunatamente il cancello era ancora aperto.

Per fortuna”

Ogni edificio aveva una propria infermeria, mi portò in quella della sua università visto che a volte la utilizzavano anche per fare delle lezioni ed era più attrezzata delle altre.

« Mi... dispiace per averti disturbato così... i tuoi corsi...» disse mentre apriva la porta dell'infermeria.

« I miei corsi sarebbero iniziati più tardi. » disse sorridendo.

Era dolce, il sorriso intendo, esprimeva solarità e calore, sembrava essere proprio un bravo ragazzo.

Poco dopo arrivò l'infermiere, era un uomo sulla trentina d'anni, aveva capelli cortissimi e pizzetto, sotto il camice indossava una maglia nera e un jeans. Aveva una cartellino col suo nome, credo che si legga Kamiya Matoko*, ma non ero certa almeno sulla lettura dell'ultimo.

L'infermiere mi fece accomodare accomodare su un letto, dove con alcuni macchinari mi fece dei raggi, a giudicare, l'osso s'era fratturato, quindi dovevano ingessarlo.

Chiami i miei genitori che lasciarono il lavoro con urgenza per poi arrivare in infermeria dove io ero rimasta a leggere i miei manga.

I miei ringraziarono il senpai per l'aiuto che mi diede mentre loro mi accompagnarono in ospedale, dove m'ingessarono caviglia, secondo loro avrei dovuto restare a riposarmi, ma io non volevo perdere così tanti giorni, così Tatsube-senpai si propose di portami a scuola con la sua auto, all'inizio erano un po' scettici, sopratutto papà sempre stato molto geloso di me, ma visto la mia insistenza nel voler andare a scuola accettarono.

Sarò grata per sempre ai miei genitori per avermi dato quell'opportunità.

NOTE

Tengo a precisare che questa è la revisione di una storia che ho scritto anni fa, visto che era piena zeppa di errori, e imprecisioni visto che non conoscevo molto bene alcune cose del Giappone ho deciso di riscriverla da Zero, alcune cose le ho modificate parecchio, sopratutto  adesso sono più informata anche se non so se esistano scuole del genere, cioè che comprendano anche l'università con la divisa, ma visto che comunque Kaede doveva capire da questo che Keisuke fosse dello stesso istituto ho deciso lasciare questa particolarità.

A storia in totale dovrebbe prevedere otto capitoli, ma non so se alla fine riscrivendola si allungherà o accorcerà, ma alla fine non credo sarà importante la cosa.

I cognomi dei personaggi non so se esistono in realtà, non so neanche il perché scelsi questi, ma comunque ho usato Kanji di cui la lettura fosse quella.

*Ozaki 尾崎 Gakuen学園

*Kusagawa草川 (non so se si legga Kusagawa o Kusakawa, ma visto che nella storia originale l'avevo scritta in quel modo ho deciso di tenerla così, visto che preferisco anche questa pronuncia al'altra.) あんこ (scritto in Kanji significava pasta e fagioli XDXD quindi ho deciso di scriverlo in Hiragana)

*Il cestino per il pranzo.

*Tenkada 天下田 Kaede かえで

*Tatsube多津部 Keisuke 恵介

*Kamiya 神谷 Makoto (si può leggere anche Shin, quindi Kaede non sa come si legga visto che non c'erano scritti i furigana e ha optato per quello più comune)

 

 

venerdì 9 novembre 2012

Sligh and Malshi


Sligh and Malshi
 Capitolo uno: Diventare un demone?

Sangue, sangue, sangue. Ero circondata da un mare di sangue. Perché, perché proprio a me? Perché mi avevano investita? Perché quella persona correva così tanto su quella decappottabile? Avevo visto il volto, ma cosa potevo fare, il sangue mi scorreva dappertutto e non riuscivo a muovermi.

Sentivo i passanti passare, che dicevano “è morta” ma io ero viva perché non mi soccorrevano? E sopratutto perché proprio a me, le persone mi stavano lasciando morire, non era giusto! Io ero viva, volevo vivere, dovevo realizzare i miei sogni, diventare un’attrice , la recitazione era la mia passione. Perché mi stavano lasciando morire? Dannazione! Per colpa di quel vigliacco che non si è fermato per soccorrermi ed ha continuato ad avanzare.

Sentivo abbandonarmi le forze, era inutile, diventavo sempre più debole, gli occhi si stavano socchiudendo ed io mi accasciai lentamente sull’asfalto, fino a quando non persi le mie forze e il mio cuore non cessò di battere. Ero morta.

Sentivo che non ero più viva, ma come mai allora mi trovavo in questa stanza con i muri tutti bianchi e senza finestre?

Davanti a me si vedeva una stanza dalle pareti tutte bianche, con molti quadri di strane epoche, sembravano antiche, alcuni erano Romani credo, fati più di 1000 anni fa credo, poi ce n’erano altri, più moderni, alcuni erano astratti, dai colori vivaci, c’erano anche vasi greci , delle statue con armature, vicino ad un’altra parete c’erano delle spade di ferro, una catturò la mia attenzione, aveva una punta arrotondata, il manico ero d’oro con delle pitre verdi, azzurre e rosse incastonate, vicino c’era il fodero, sempre d’oro con delle decorazioni in platino. Entrambe emanavano un bagliore strano d’orato. Era come se quella spada mi stesse chiamando. La stavo per prendere, ma mi fermai.

Io dovevo essere morta, me lo ricordavo dell’incidente, e non stavo sognando poiché i sogni che facevo erano sempre in bianco e nero e ami così chiari, quando poi sentii una mano toccarmi alla spalla.

Mi voltai e vidi un ragazzo, lo fissai per un secondo, non era sorpreso di vedermi li, ma mi fissava con degli strani occhi. Rabbrividì per un secondo.

Il ragazzo notò il mio disagio e mi fece sedere su una sedia li vicino.

<< scusa ti ho spaventata?>> disse con una voce calda e profonda.

<< ... no...>> risposi timidamente con lo sguardo abbassato << non volevo prendere la spada... scusa ...>>

Il ragazzo di sedette su un letto in ferro battuto che prima non avevo visto, aveva una coperta da quella distanza mi sembrava di kashmir.

<< non ti preoccupare, Tu sei Anya? >> disse il ragazzo

<< si, come lo sai?>>

<< io beh... so tutto di te, Hai 18 anni, vivi con tua madre a Londra, vuoi diventare un’attrice, hai già recitato in alcuni film come comparsa, e stavi recitando nel film “"My perfect boy" come protagonista, Hai avuto tre fidanzati da quando avetevi tredici anni.>>

<< si... ora le riprese del film, sono in ritardo!>> dissi andando verso la porta ma il ragazzo mi fermò.

Io mi voltai e notai che il ragazzo aveva dei bellissimi occhi azzurri sul grigio, poi cercai di esaminarlo, notai che le sue orecchie erano appuntite come quelle di un demone, aveva dei capelli neri blu che gli arrivavano fino al collo, indossava un giubbotto di pelle finta, sotto una camicia bianca, e un lungo pantalone nero, delle scarpe nere di cuoio credo.

Restai incanta, la sua bellezza era più unica che rara, il suo sguardo sembrava che emanasse delle scintille dorate e brillasse come il sole. Non sapevo che fosse ma di sicura sarebbe diventato qualcuno di speciale, lo sentivo dentro di me.

<< Non puoi andare>> disse senza tralasciare emozioni.

<< come mai? Io devo lavorare...>> dissi mentre cercavo di liberarmi.

<< Vedi... è difficile da spiegare, resta qui, siediti e ascoltami, quello che ti dirò è al pura e semplice verità, so che ti sembrerà strano, ma è la verità!>>

Mi fece sedere sul letto e lui si mise vicino a me.

<< vedi Anya... so... che tu vorresti vivere ma non puoi... orami sei morta...>> disse cercando di non farmi spaventare << Ora sei nel mondo chiamato” Demons Word” Il mondo dei demoni, un mondo parallelo a quello degli umani.>> Disse serio il ragazzo.

<< Scusa, ma credi che io mi beva questa fesseria? >> dissi alzando un po’ la voce

<< lo so che è strano ma stammi ad ascoltare. Io sono un demone, sono figlio di un demone e di un umana diventata demone, mio padre era un demone mia madre un demone umano, io mi chiamo Daiki che in Giappone significa Grande Bagliore, mia madre era proprio di quella nazione... ma questa è un‘altra storia... Vedi nel mondo ci sono umani che diventano demoni, questi umani sono rari ed hanno una potenza magica enorme, alcuni demoni cercano di sposarsi poiché loro posso contare solo sulla forza fisica così per farsi proteggere cercano di farsi innamora i demoni che una volta erano umani, così vengono protetti dai pericoli, che il nostro mondo può portare.>> si fermò per un secondo < Due fazioni di Demoni chiamato rispettivamente “Shligh” e “Malshi” ovvero le iniziali inglesi Luce Splendente e Bagliore Maligno. Sono due gruppi, quelli del “Malshi” si nutrono di quelli della “Shligh”,poiché sono cannibali, quella dell’altre fazione invece salvaguardano al terra proteggendola, per non far mangiare umani poiché li sterminerebbero. E quindi hanno cominciato questa guerra poiché quelli della “Malshi” vogliono assaggiare gli umani, e invece gli “Shligh” noi abbiamo il diritto di proteggere gli umani dalla nascita poiché noi abbiamo bisogno di loro per non estinguerci e se loro inizieranno al caccia per noi sarà la fine. Tu cosa voi fare?>> mi domandò << vuoi diventare un demone “Shligh”? Oppure continuare a vivere in un’altra epoca? Se diverrai demone sarà solo una tua decisione. Cosa farai?>>

io non gli credevo, forse stavo sognando, forse questo è quello che chiamano coma? Allora perché non sento più battere il mio cuore? Era già da un po’ che il mio cuore non batteva, forse era un sogno doveva essere un sogno.

Poi lo guardavo, ma il suo viso era bellissimo, se fosse stato un sogno non lo avrei più rivisto.

<< accetto, voglio diventare un demone >> risposi alla fine

Daiki si avvicinò e mi baciò, questo bacio era stupendo, il migliore che avessi mai avuto nella mai vita.

<< Quando un Demone bacia un umano destinato a diventare Demone, lei resterà legata a lui per sempre>>

<< cosa? Vuoi dire che dovremmo stare insieme per sempre?>>

<< si, vedi io ho un potere che mi permette di spiare gli umani e un giorno incontrai il tuo sguardo vidi subito che tu eri destinata a diventare un demone, poi ogni giorno ti osservavo perché eri speciale, dolce, aiutavi il prossimo, ed in più sei bellissima, io con il tempo ho imparato ad amarti, sì io ti amo, così appena ho visto che sei morta, ho subito fatto in moto di portarti da me così saresti legata a me per sempre >>.

Le sue parole m’indicarono una cosa, se questo è un sogno avrei perso un ragazzo così bello, ma se non lo fosse stato io sarei rimasta davvero con lui per sempre, io lo sto amando lo sento, l’amore crebbe a misura.