Titolo: In
the closet
Prompt:
Atobe Keigo/Tezuka Kunimitsu 'Conosco tutti i tuoi punti deboli,
Tezuka. Anche quelli più intimi'
Fandom: Prince
of tennis
Parole:
3640wps office
Nota: La
storia è ambientata nel sequel di prince of tennis, ovvero
Shin tennis no ouji-sama/Prince of tennis II.
Certi giorni Tezuka non
poteva fare a meno di chiedersi
com’era potuto iniziare tutto quello fra lui e Atobe.
Se
fino a qualche mese prima una qualsiasi persona avesse solo accennato
alla cosa, avrebbe riso loro in faccia non immaginandosi minimamente le
strane pieghe che avrebbe preso quel loro rapporto, forse
perché
l’aveva sempre visto come un rivale da battere e non come un
amante.
Era
successo alla fine, stavano assieme, anche se non riusciva a vederlo
ancora come un fidanzato, non riusciva nemmeno lui definire
cosa ci
fosse, sapeva solo che da quando erano stati invitati al campo degli
U17, si erano avvicinato in una maniera inaspettata.
«Atobe ti
prego non insistere.» Era inutile cercare di scansarlo, su
certe cose
era irremovibile e quando voleva farlo niente e nessuno avrebbe potuto
fermarlo. «Potrebbero scoprirci.»
Come poteva essersi fatto
convincere ad entrare in quello sgabuzzino? Quando Atobe
l’aveva
afferrato per un braccio portandolo in quella stanza, dove erano
conservati tutti gli attrezzi che erano soliti usare quotidianamente
nei loro stressanti allenamenti, avrebbe voluto scappare via, andarsene
il più lontano possibile, ma l’altro aveva una
presa che non gli
lasciava scampo.
Era un luogo appartato, molto lontano dai
dormitori, ma nonostante questo era rischioso, se nei dintorni fosse
passato un loro compagno, uno dei membri degli U17 o peggio ancora uno
degli allenatori, e se li avessero visti intenti a scambiarsi quelle
effusioni, non solo si sarebbero cacciati sul serio nei guai, ma
avrebbero dovuto abbandonare il campo e rinunciare alle loro agognate
carriere professionistiche.
«Il rischio forse non lo rende più
eccitante?» Il tono con cui aveva posto quella domanda era
estremamente
sensuale e il suo respiro bollente.
Non sopportava quella voce per
via delle sfumature che Atobe riusciva a dare in quei momenti, aveva un
che di eccitante e provocante.
Quei suoni erano praticamente in grado di fargli andare in fiamme le
orecchie talmente questi ultimi fossero scottanti.
«No,
non è per niente eccitante!» Cercava ancora di
scansarlo ma la tenacia
dell’altro era enorme e sapeva che se non l’avesse
fermato i problemi
ai quali sarebbero andati in contro erano enormi e non poteva dire
addio al Tennis, non quando aveva faticato così tanto per
arrivare fino
a quel punto. Non voleva che tutti i suoi sforzi svanissero in un
istante, non se poteva evitare tutto quello rifiutandolo.
«Oh,
davvero?» domandò sussurrando nuovamente
nell’orecchio di Tezuka con
fare provocatorio «A me invece eccitante tantissimo,
Tezuka.»
Doveva
fermalo prima che fosse troppo tardi, ma non poteva non ammettere che
dentro di lui, in un minuscolo angolo del suo corpo, desiderava
compiere quella trasgressione, dimenticarsi del luogo in cui si
trovavano e concedersi completamente alle cure di Atobe e fare
l’amore
con lui in quello sgabuzzino, ma la sua parte razionale e consapevole
dei rischi era contraria a tutto ciò. Potevano benissimo
aspettare di
avere qualche giorno libero e andare da qualche altra parte, come aveva
già fatto tempo prima, sarebbe stato molto più
sicuro e avrebbero corso
meno rischi, ma al rivale la cosa non sembrava interessare affatto.
«Aspetta!»
«Non posso.» Non era in grado di aspettare oltre,
ormai era sul punto di esplodere.
Era da troppi giorni che non stava con Tezuka, settimane forse, e ormai
aveva raggiunto il proprio limite.
Dopo
tutti quegli estenuanti allenamenti erano talmente stanchi da non avere
quasi energie per potersi divertire, quindi era ovvio che appena avuto
quel poco tempo libero avrebbe colto l’occasione per stare
assieme a
quel ragazzo che desiderava con ogni suo poro.
Non avrebbe mai
immaginato di poter provare un così forte desiderio per un
ragazzo, non
che prima fosse stato attratto dalle sue compagne, era solo che adorava
essere circondato dalle sue fan. Alla Hyotei era davvero popolare e per
chi come lui adorava essere al centro delle attenzioni, le premure di
quelle ragazze di certo non gli erano mai dispiaciute, ma era sempre
stato troppo preso dal tennis per poter seriamente accorgersi di loro,
però da quando aveva conosciuto Tezuka le cose erano
cambiate
radicalmente e man mano quel ragazzo stava riempiendo il suo cuore
facendogli provare emozioni che in passato gli erano sempre mancate. Lo
amava e quel sentimento cresceva ogni istante di più.
Sapeva che
anche il rivale provava qualcosa per lui, perché era certo
che in caso
contrario l’avrebbe respinto fin dal primo istante, ma non
era stato
affatto così.
Il primo bacio, non sarebbe mai stato in grado di
dimenticarlo, le loro labbra così vicine che si erano
richiamate, le
mani di Tezuka fra i suoi capelli e quella passione così
intensa e
travolgente che li aveva portati fino al punto di non poter fare
più a
meno l’uno dell’altro.
All’inizio gli era sembrato del tutto
impossibile che l’avesse ricambiato, ma aveva subito capito
quanto
fosse attratto da lui e ogni volta che stavano assieme faceva leva sul
desiderio dell’altro.
«Ti voglio» Sussurrò nuovamente al suo
orecchio con quel tono caldo e seducente che tanto piaceva al rivale.
Sapeva che non era in grado di resistere alla sua voce, e adorava
fargli perdere il controllo in quel modo.
«No… Atobe, non possiamo.»
Non
poteva non ammetterlo, certe volte far eccitare Tezuka era una delle
sfide più difficili nei quali si fosse imbattuto, molto
più dura di
certe eterne partite a tennis che aveva disputato, una delle quali
proprio contro quel ragazzo.
Sapeva che in fondo lo desiderava,
quegli occhi non erano in grado di nascondere quel desiderio, infatti,
quando incrociava il suo sguardo con quello dell’altro
sembrava dire
“Ti voglio”. Sapeva che
quell’ostilità fosse dovuta al suo carattere
che non si lasciava piegare da nulla, nemmeno nei momenti
più ostici.
Ancora ricordava quando aveva giocato contro di lui con la spalla
infortunata, era rimasto così colpito da quel ragazzo da
essere rimasto
attratto dalla sua forza, non aveva mai conosciuto nessuno con una
passione così enorme per il Tennis, tanto da spingersi oltre
i propri
limiti.
Atobe adorava far crollare quello spirito, plasmarlo con le proprie
mani per renderlo completamente suo.
«Conosco
tutti i tuoi punti deboli, Tezuka. Anche quelli più
intimi» Stuzzicò
l’orecchio di quel ragazzo con i propri denti giocando con il
suo lobo,
per poi sussurrare nuovamente all’interno del canale udito
del rivale
«non riuscirai a resistermi.»
Desiderava quello stupendo e forte ragazzo più di ogni altra
cosa al mondo.
Voleva
vedere il suo bellissimo fisico per gustarlo fino in fondo ed
immergersi in esso per sentire quel calore che solo quel corpo riusciva
a dargli.
Quella tuta era d’impiccio per il suo piacevole piano,
così non poté resistere alla tentazione di
abbassare lentamente quel
pantalone, ma nonostante sentisse ancora un po’ di
ostilità negli
atteggiamenti di Tezuka, quest’ultimo stava già
iniziando a sciogliersi
fra le sue abili mani.
Doveva attendere solamente un altro po’ tempo e finalmente
avrebbe potuto averlo.
Una
parte di lui desiderava prenderlo lì in quel momento, farsi
guidare da
quell’istinto che gridava “Spoglialo”
“Non aspettare oltre” “Fallo tuo!
Ora!”.
Non era affatto facile resistere a quella tentazione, ma
doveva frenarsi, non voleva usare la forza, desiderava che quello fosse
un momento piacevole per entrambi e la fretta di certo non avrebbe
aiutato l’altro. In fondo preferiva fare le cose con calma,
perché
trovava molto più appagante sedurlo che prenderlo con la
forza e si
sarebbe impegnato con tutto se stesso per farlo cadere fra le sue
braccia.
«No! Fermati!»
«Lasciati andare»
Mentre sfilava la
tuta di Tezuka non poteva non pensare all’istante in cui
avrebbe visto
il bellissimo corpo del compagno. Ogni volta che posava lo sguardo su
una tale meraviglia ne rimaneva completamente ammaliato, era la cosa
più attraente che avesse mai visto e non se ne sarebbe mai
stancato.
Buttò
gli indumenti dell’altro per terra in preda da
quell’istinto
irrefrenabile, non poté resistere alla tentazione di
baciarlo,
iniziando da quell’invitante collo, che ormai non era
più nascosto quel
colletto.
Doveva ammetterlo quella era una delle sue parti
preferite, oltre ad essere una delle sue zone più sensibili
del rival.
La pelle in quel punto era così morbida e richiamava le sue
labbra come
se fosse una calamita che attirava a se il ferro.
«Atobe basta! Se qualcuno ci scopre…»
In
fondo sapeva che aveva ragione, essere scoperti da qualcuno avrebbe
implicato grossi problemi, ma quel rischio rendeva il tutto
più
elettrizzante e la paura di essere scoperti faceva crescere in lui una
grossa scarica di adrenalina, sensazione che provava solo durate le
più
ardue partite di tennis. Non si sarebbe fermato, non gli importava se
non avrebbe più potuto giocare, avrebbe rinunciato a tutto
per quel
ragazzo, ormai era diventato la cosa più importante del
mondo.
«Atobe…» Voleva respingerlo, ma non
aveva quasi più la forza di resistergli.
«basta…»
“Perché va a finire sempre
così?” si chiese il ragazzo fra se e se
“perché non sono in grado resistergli?”
La
sua parte razionale, quella che era consapevole dei rischi cui stessero
andando incontro, stava lentamente svanendo e la cosa non poteva
succedere. Voleva fermarlo, ma ormai quell’eccitazione che
prorompente
s’impadroniva del suo corpo non lasciandogli il ben che
minimo scampo.
Quel piacere ormai stava prendendo il sopravvento sulla sua
lucidità.
«Ah…» gemette Tezuka.
“Sì” Quel suono, quel meraviglioso e
dolce gemito, così caldo e sensuale, era il primo segno del
suo completo cedimento.
Solo
lui era in grado di dargli tutto ciò, era l’unico
che potesse fargli
provare quelle sensazioni di completa beatitudine che gli pervadevano
il corpo, facendolo annegare sprofondare in un piacere indescrivibile.
Non poteva non essere orgoglioso delle proprie capacità.
«Sei
fantastico.» Incominciò a spostare le labbra verso
quel fantastico
petto, non si limitò solo a baciarle quei pettorali, no, lui
li stava
letteralmente divorando con quella bocca.
Non riusciva a fare a meno di assaporare quella superficie liscia e dal
squisito ed eccitante sapore che tanto adorava.
Finalmente
raggiunse uno dei suoi capezzoli, non poteva credere che fosse
già così
duro, era eccitato e la cosa significa solo che ormai fosse sul punto
di raggiungere il suo scopo.
Non gli bastava, non ancora, voleva gustare un altro po’ quel
fantastico corpo.
Incominciò
a stuzzicarlo con i propri denti, giocando con estremo piacere con
quella piccolissima sporgenza, quella era un’altra parte
parecchio
sensibile e lo confermavano tutti i continui gemiti di Tezuka che non
era in grado di a trattenere.
Altra zona che adorava era il perfetto
e tonico addome di Tezuka, non riusciva mai a staccare le sue labbra da
quel corpo. Non aveva mai amato così tanto dei muscoli
quanto quelli
del rivale, n’era affascinato, completamente ammaliato, come
se questi
ultimi avessero uno strano effetto afrodisiaco capace di fargli perdere
completamente la ragione.
« Non… .A…to…be…
fermo.»
Non poteva credere che l’altro opponesse ancora tutta quella
resistenza.
Come
poteva avere ancora tutte quelle energie? Era certo che ormai non fosse
più in grado di resistergli, ma a quanto pare era
più forte di quello
che avesse immaginato, l’aveva sottovalutato.
In fondo la cosa non è
gli dispiacesse, perché era proprio quel suo non arrendersi
che l’aveva
colpito fin dal primo istante e quando era così ostile
durante i loro
momenti intimi la voglia di sottomettere una così forte
creatura
aumentava.
Non importava quanta resistenza facesse, sarebbe sempre riuscito a
piegare Tezuka.
“Quanto
ancora sei in grado di resistermi?” si chiese fra se e se
pensando
all’instante in cui finalmente il rivale sarebbe caduto ai
suoi piedi.
Atobe
era capace di fargli perdere completamente il controllo, aveva qualche
capacità che permetteva di annullare ogni sua difesa
impedendogli di
fare qualsiasi altra cosa se non perdesi in preda a quel piacere
crescente che s’impadroniva di ogni particella del suo corpo
facendolo
cadere in un baratro oscuro e profondo.
“Perché” si chiese il ragazzo
“Perché non riesco a resistergli?”
Ormai
era limite, il suo corpo ormai desiderava il rivale ma non poteva
cedere, aveva troppa paura di essere scoperto e di dover per sempre
rinunciare al suo più grande sogno.
«Fer… ah…»
Ormai per
l’altro non c’era scampo, sentiva che non era
più in grado di opporgli
resistenza, sentiva il suo corpo richiamarlo, sembrava quasi che
dicesse “Prendimi” “Fammi tuo”
“Fa di me quel che vuoi.”
Aveva
notato quell’erezione che i pantaloni di quella tuta che,
nonostante
fossero abbastanza larghi, non riuscivano a nascondere.
La tentazione in quel momento fu troppa e non riuscì a
resistere, abbassò in fretta e furia quei calzoni assieme ai
suoi boxer.
Voleva avere il completo controllo sul corpo di Tezuka e quello era
senza dubbio il modo migliore per ottenerlo.
Aveva
capito quali fossero le intenzioni dell’altro, non poteva
dargliela
vinta, non quando in gioco ci fossero le loro carriere, il tennis
doveva essere la più importante fra tutte e non avrebbe mai
permesso a
nessuno di buttare all’aria tutto il duro lavoro e sacrifici
ai quali
s’erano sottoposti, per questo doveva rifiutarlo e dirgli un
“NO!”
secco, ma quella parte razionale ormai non era più in grado
di
contrastare quelle attenzioni di Atobe e più
quest’ultimo insisteva più
il suo corpo si lasciava dominare da quel ragazzo, però
cercò di
aggrapparsi al minuscolo frammento di lucidità, sperando che
potesse
bastare per fermare il rivale.
«Fermati.» Nonostante in cuor suo
sapeva che fosse inutile, ormai era eccitato e quel rigonfiamento delle
due parti intime non mascherava quel su stato «Oh…
Atobe… no! Fer…»
«Vedrai, ti piacerà.»
«ah… nhn … Ato…be»
gemette il ragazzo quando sentì la lingua
dell’altro sfiorare la propria erezione.
Non
era più in grado di resistere, ormai era completamente in
balia di quel
crescente piacere che lentamente aveva oscurato tutti i propri sensi,
sopratutto quando quelle labbra così calde e umide vennero a
contatto
con la sua erezione, era una delle sensazioni più
incredibile che
l’altro era in grado di fargli provare con quei baci che lo
tormentavano.
Quel ragazzo era capace di fargli provare un tale
piacere soltanto sfiorandolo in quel modo, riusciva in qualche a capire
ciò che il suo corpo desiderava e stuzzicava con quella
bocca ogni
angolo per farlo letteralmente impazzire, poi quando iniziava a
succhiarlo, provava una sensazione di benessere così intensa
che gli
pervadeva completamente il corpo e quando alla fine raggiungeva
l’orgasmo sentiva come un’esplosione che dalle sue
parti basse si
espandeva per tutto il corpo facendogli provare una sensazione di
estasi totale.
«Atobe…» pronunciò quel nome
con un tono basso e caldo«Atobe!
Ah…nha… nn»
Non
poteva fare al meno di adorarle tutto quello, quando pronunciava il suo
nome con quel tono così bollente aveva qualcosa di
così sensuale, dio
quanto lo amava, sarebbe stato per ore ad ascoltare quella voce
chiamarlo e pronunciare tutti quei versi, avevano un suono unico, una
melodia che nessun altro avrebbe potuto eguagliare.
Tutto quello gli
faceva capire quanto in realtà l’altro lo
desiderasse, gli stava
entrando dentro lasciando una firma indelebile che niente e nessuno
avrebbe potuto cancellare.
«Sto venendo.»
Non gli sarebbe mai
bastato semplicemente farlo venire con la bocca, non che in fondo la
cosa gli dispiacesse, ma Tezuka non doveva essere il solo a godere,
anche lui voleva la sua dose di piacere e finché non avrebbe
soddisfatto quella voglia, che si riversava tutta nelle sue zone basse,
non si sarebbe sentito appagato.
L’erezione gli sfregava contro i
propri Boxer, era così duro da sentirlo come una roccia. Era
arrivato
al suo limite, doveva farlo completamente suo.
«Io ti voglio. E tu Tezuka, mi vuoi?» Pose quella
domanda con usando lo stesso tono cui l’altro non riusciva
mai a resistere.
Come
faceva Atobe ad assumere toni del genere? Era solo una voce, ma quel
ragazzo riusciva a modellarla in una maniera così sensuale,
gli
sembrava quasi impossibile una cosa del genere, ma doveva ammetterlo
era uno dei suoni più meravigliosi che avesse mai sentito.
Di quali
altre cose sarebbe stato capace? Quante volte se l’era
chiesto, ma mai
era riuscito a darsi una risposta. Rimaneva sempre in qualche modo
ammaliato dai quei modi di fare del rivale, era capace di
fargli
provare ogni volta sensazione così intense e profonde da
fargli perdere
completamente il controllo di qualsiasi situazione, com’era
accaduto
anche quel giorno.
«Sì.» Alzò il volto verso gli
occhi dell’altro,
rimase a dir poco incanto da quelle chiare iridi dal colore
così
cristallino, li aveva già incrociati, ma quella era la prima
volta che
aveva notato quanto fosse meraviglioso quell’azzurro
così intenso e
profondo, aveva qualcosa di penetrante.
Atobe ricambiò quello
sguardo iniziando a perdersi anch’esso negli occhi del
rivale, erano
così lucidi, li trovava a dir poco meravigliosi,
così scintillanti da
sembrare quasi come delle pietre preziose incastonate su quel volto a
dir poco perfetto.
Si avvicinò all’altro sempre di più,
fino a
raggiungere con le proprie labbra quelle di Tezuka che in
quell’istante
sembrano richiamarle e le parlavano dicendo
“Baciami!”, quella era una
lingua che solo lui riusciva a capire.
Non poté resistere a quel richiamo.
Le
loro labbra erano come magnetizzate, si attiravano, desideravano, erano
diventate una cosa sola, come se fossero state incollate con la
più
potente colla che fosse mai stata creata.
Nessuno dei due aveva la
forza necessaria per interrompere quel meraviglioso bacio, che, se ne
avessero avuto la possibilità, avrebbero continuato in
eterno.
I
due tennisti ormai non riuscivano più a controllarsi, erano
spinti da
quel desiderio che provano l’uno per l’altro,
quella voglia
irrefrenabile che aveva posseduto le loro menti. Assecondavano i
reciproci movimenti e in preda a quella passione crescente si spinsero
entrambi verso il pavimento.
Volevano diventare un tutt’uno col
corpo dell’altro, donarsi piacere reciproco, fare
l’amore senza pensare
a null’altro se non al ragazzo che avevano di fronte.
Atobe
gettò a terra i propri vestiti, non poteva fare al meno
della cosa
perché lui adorava sentire il contatto della pelle
dell’altro, era
sempre così bollente, caldo, era un tepore che nessun altro
aveva,
solamente Tezuka era capace di riscaldarlo in quel modo.
Quelle sue
grandi mani poi, quando iniziavano a muoversi sulla propria schiena,
avvertiva dei brividi di piacere che gli si espandevano per tutto il
corpo.
Tezuka avvertì le dita piene di lubrificante
dell’altro
incominciare ad entrare nel suo ano, ormai si era abituato a
quell’intrusione. Ancora ricordava l’atroce dolore
sentito le prime
volte, sensazione che con il tempo s’era affievolita facendo
spazio ad
un intenso piacere che cominciava nell’istante in cui
l’altro iniziava
a stimolargli la prostata.
“Adesso dovrebbe essere pronto.”
avvicinò le sue labbra all’orecchio del ragazzo
disteso sotto di se.
«Rilassati» sussurrò delicatamente con
un tono melodico da sembrare quasi una dolce canzone d’amore
«sto per entrare.»
Con una lieve pressione finalmente riuscì a penetrarlo.
Era
in estati, quando entrava in quella piccola, strettissima e bollente
fessura, si sentiva in paradiso, amava troppo quel di tepore che
provava quando spingeva all’interno di quel corpo, e
più sprofondava
più quella sensazione lo riscaldava, era più
caldo di una coperta, più
riscaldate del fuoco, più bollente dell’acqua
calda. Era un calore
unico che provava che provava solo quando si univa a Tezuka.
“Sto
per venire, non ci voleva” Voleva resistere, prolungare
ancora
quell’unione, ma ormai era limite e non riuscì a
trattenersi nonostante
stesse cercando di frenarsi.
Quando stava con lui non riusciva a controllarsi e ogni volta gli
sembrava di venire tropo presto. “Dannazione!”
Tezuka
non riusciva a credere a quello che aveva appena fatto, come aveva
potuto fare l’amore con Atobe in quel ripostiglio? Con che
coraggio
aveva potuto fare una cosa simile? Cedere in quel modo alle avance
dell’altro, una cosa del genere non doveva accadere di nuovo
e se li
avrebbero scoperti? No, non poteva buttare tutto all’aria per
un
capriccio del rivale.
«Ti è piaciuto?» domandò
sussurrando all’orecchio di Tezuka
«No!»
Era
inutile che lo negasse, gli era piaciuto eccome, ormai quel ragazzo era
come un grosso ed enorme libro aperto di cui le pagine si leggevano con
facilità incredibile.
Non riuscì a resistere alla tentazione di
stringerlo se abbracciandolo più forte che potesse. Voleva
sentire di
nuovo il calore di quel corpo del corpo del ragazzo di cui era
innamorato.
«Lasciami.» cercava di scansarlo, ma la presa
dell’altro era ben salda,
«No.» Avvicinò il volto a quello del
rivale incrociando di nuovo il suo sguardo con quei magnifici occhi.
«Ti amo.»
Il volto dell’altro improvvisamente si colorò di
uno stupendo colore rossastro che Atobe non poté fare al
meno di adorare.
Non
avrebbe mai amato nessun altro, Tezuka era l’unica persona
che avrebbe
potuto avere il controllo del suo cuore e ormai aspettava solo il
giorno in cui anche quest’ultimo pronunciasse “Ti
amo.”
Nessun commento:
Posta un commento